Decreto dignità controverso cinque nodi scottanti Boeri-Governo botta e risposta

Decreto dignità controverso cinque nodi scottanti Boeri-Governo botta e risposta

Il Decreto Dignità approvato lo scorso 2 luglio è argomento di polemiche infinite tra i vari esponenti del Governo e non, chi la vuole cotta, chi la vuole cruda, alla fine però se accordo non c’è, bisognerà capire se tutti capiscono appieno il significato della parola dignità!

Decreto dignità controverso cinque nodi scottanti Boeri-Governo botta e risposta

Tito Boeri, Presidente dell’Inps,  attacca, in una audizione il Governo, affermando dopo gli attacchi di Matteo Salvini e Luigi Di Maio: ‘Se nelle sedi istituzionali opportune mi venisse chiesto di lasciare il mio incarico anticipatamente perché ritenuto inadeguato a ricoprirlo, ne trarrei immediatamente le conseguenze. Ciò che non posso neanche prendere in considerazione sono le richieste di dimissioni on line e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale”, ha detto, sottolineando poi come le accuse di Di Maio siano campate in aria: “Affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico, come ha fatto il ministro Di Maio”, significa “perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta” (Fonte. La Repubblica)

La replica di Palazzo Chigi non si fa aspettare: ‘Boeri dice a me di aver perso il contatto con la realtà. La verità è che oggi si è seduto sui banchi dell’opposizione. Non è la prima volta, speriamo sia l’ultima”, ha scritto sul suo profilo Facebook Luigi di Maio. Pochi minuti prima fonti di palazzo Chigi avevano fatto sapere di considerare i toni di Boeri “inaccettabili e fuori luogo”, ancora più gravi perché arrivano da una figura che dovrebbe mantenere un profilo “squisitamente tecnico”.  (Font: La Repubblica)

I cinque nodi scottanti del Decreto Dignità che innescano le polemiche:

  • I contratti a tempo (contratti a tempo determinai è il punto focale)
  • Freno alle delocalizzazioni (imprese e aziende che si spostano all’estero)
  • Indennizzo per i licenziamenti (aumento del 50% indennizzo per i licenziamenti selvaggi)
  • Voucher si o no? (buoni lavoro impiegati per remunerare i lavori occasionali aboliti dal governo Gentiloni per disinnescare il referendum della Cgil“)
  • Stop agli spot sui giochi d’azzardo (il divieto assoluto della pubblicità sembra eccessivo, secondo il direttore Pannucci).

Tre di questi cinque punti non avrebbero motivo di essere, se nella scorsa legislazione non fosse messo nella polvere e annullato l’art. 18 dello Statuto del Lavoratore, e qui si sottolinea il fatto che prima combinano disastri e poi si cerca di rabberciare il male fatto.

Che le imprese e le aziende si spostino all’estero + un fatto ormai noto da parecchi anni, grazie alle vessazioni e tassazioni imposte dal fisco e non supportate e sopportate dai piccoli e medi imprenditori, non per nulla c’è un elenco di suicidi che parla molto chiaro su questa drammatica situazione, quindi lo spostamento all’estero ha una sua ragione di essere!

Inutile bloccare o limitare  i giochi d’azzardo se poi si ha un martellamento continuo di pubblicità che coinvolge lo spettatore a piè sospinto! La pubblicità, ovvio, è l’anima del commercio ma ciò significa un incitamento al gioco, per chi è vulnerabile alla ludopatia, un chiaro esempio è la pubblicità sul pacchetto di sigarette, che avverte morte e devastazione per chi fuma, ma questo non impedisce al Monopolio di produrre sigarette e sigaro e tabacco! Quindi il Governo dice: io faccio la pubblicità ma non impedisco i giochi d’azzardo di prosperare nè al Monopolio di produrre tabacco: la scelta sta alla coscienza del  consumatore mentre, per queste due attività, sono gettiti proficui di denaro nelle casse governative!

Povera Italia, come sei malmessa!

Fonte: LaRepubblica-Today