Islanda alla scoperta del popolo vichingo quando andare cosa vedere

Islanda alla scoperta del popolo vichingo quando andare cosa vedere

Cenni storici:  la distanza dal continente europeo e da terre densamente popolate nonché la difficoltà nel solcare le impetuose correnti del Mar di Norvegia e il clima freddo hanno fatto sì che l’Islanda sia stata esclusa dai movimenti migratori dell’uomo per lungo tempo, almeno fino a quando le innovazioni tecnologiche non permisero di intraprendere viaggi di lunga durata.



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Non si hanno certezze su quali siano stati i primi scopritori ed esploratori dell’isola, tanto che si ipotizza che alcune informazioni siano celate dietro le carte e le fonti che riportano la leggendaria isola di Thule, a partire dal suo presunto scopritore, il greco Pitea. Quello che invece è certo è che l’Islanda fu inizialmente abitata da monaci anacoreti irlandesi, i Papar, che, seguendo l’esempio di san Brandano di Clonfert, portavano a termine viaggi perigliosi per mettere alla prova la propria fede. Forse i monaci interpretarono il consistente movimento migratorio degli uccelli come probabile presenza di una terra di notevoli dimensioni al di là dell’oceano, intuizione potenzialmente agevolata dalla relativa vicinanza delle isole Fær Øer (450 km), visitate dagli eremiti irlandesi già nel VI secolo.] Sta di fatto che già all’inizio del IX secolo i monaci irlandesi sapevano raggiungere l’isola e qualcuno di essi vi aveva trascorso un considerevole periodo di permanenza. Tuttavia al giorno d’oggi non vi sono testimonianze di grandi migrazioni umane o della fondazione di un insediamento permanente sull’isola risalenti all’epoca precedente l’arrivo degli esploratori vichinghi o ancora la sopravvivenza di ceppi genetici di parentela tra gli animali d’allevamento islandesi e quelli irlandesi.

Nel corso del XX secolo il ritrovamento di sei monete romane, per la precisione tre antoniniani di rame nella contea di Suður-Múlasýsla (negli anni 1905, 1923, 1933), un altro antoniniano (nel 1966 a Hvítárholt) e due dupondi scoperti (il primo) nel 1991 nell’arcipelago delle isole Vestmann, (il secondo) nel 1993 durante uno scavo condotto sulla collina di Arnarhóll, destò un certo scalpore. Da allora molti studiosi islandesi e non, si sono interrogati sull’origine di queste monete elaborando teorie tra le quali le due più accreditate sostengono che le monete fossero il frutto degli scambi commerciali dei vichinghi oppure che furono trasportate da una nave romana andata alla deriva.

Gli eremiti britannici se ne andarono però quando, tra il IX e il X secolo, dopo le esplorazioni di Naddoddr e Gardar Svavarsson,  iniziò la colonizzazione norvegese che li infastidì a causa della religione dei nuovi arrivati.] Venne istituito uno dei più antichi parlamenti d’Europa: l’Alþing,] a cui partecipavano i capi religiosi (góðar) e i membri della piccola borghesia dell’isola e dal quale dipendeva anche il sistema giudiziario.[14] A seguito della decisione del re di Norvegia di convertirsi al cristianesimo, nel 999 l’Islanda divenne un territorio cristiano, sempre però sottomesso ai góðar, che adesso erano potenti uomini di Chiesa. In quell’epoca iniziò per l’isola un periodo di crescita economica e di pace.

L’Islanda fu saccheggiata da eserciti stranieri. Queste invasioni provocarono spaccature nel governo dell’isola e le lotte di potere aumentarono il disordine. Questa situazione diede l’occasione a re Hákon di Norvegia di intervenire portando la propria protezione. Il popolo islandese dovette fare buon viso a cattivo gioco. Il governo locale venne sciolto e gli islandesi giurarono fedeltà al re norvegese. Con il Vecchio Patto venne creata una specie di confederazione nel 1262 e formulato un nuovo codice di leggi (1281), detto Jónsbók, che sanciva l’annessione dell’Islanda alla Norvegia. Nel secolo successivo, tre eruzioni del vulcano Hekla (1300, 1341 e 1389), portarono morte e distruzione nell’Islanda meridionale. Anche le malattie flagellarono il Paese e, quando la peste colpì la Norvegia, cessarono i commerci e i rifornimenti dalla terraferma.

Il re Haakon VI di Norvegia sposò la principessa islandese Margherita I, figlia di Valdemaro IV di Danimarca. Alla morte di Valdemaro IV (1375), il figlio di Margherita e Haakon, Olaf, diventa re danese. Ereditò tutte le terre alla morte del padre. Nel 1380 dunque l’Islanda diventa danese, e il 1383, quando Olaf raggiunge l’età per poter governare, gli islandesi gli giurano fedeltà. Il 1387 muore e gli succede Margherita I di Danimarca.

L’Unione di Kalmar tra i Paesi scandinavi nacque grazie a Margherita I di Danimarca nel 1397. La regina Margherita I di Danimarca governò questi Paesi con fermezza fino alla sua morte nel 1412.

La peste nera toccò la Norvegia, come molti altri Paesi europei, nel 1349-50. Non si sa il numero esatto di vittime, ma si stima che siano state tra un terzo e la metà della popolazione. Ci furono molte conseguenze. Molte fattorie vennero abbandonate e vennero donate alla Chiesa. Persino la cultura islandese ne fu rallentata. Ci si mise molto tempo per riprendersi da tale epidemia, e per di più un’altra ne seguì il 1494-95. Nel quindicesimo secolo le riserve di pesce divennero molto preziose in ragione della forte richiesta europea. I mercanti norvegesi, che controllarono il commercio islandese per un po’, videro i Tedeschi anseatici diventare più importanti durante tali cambiamenti. Viene chiamato Secolo degli inglesi, a causa di una grande massa di pescatori inglesi che si trasferirono in acque islandesi

Nel 1536, decade l’Unione di Kalmar, e l’Islanda entra nel regno di Danimarca-Norvegia.

Quando andare: ecco una terra unica che offre mille possibilità: per chi vuole una sistemazione comoda ma allo stesso tempo economica e che dia la possibilità di vivere secondo le abitudini di questo popolo ancora radicato alle proprie origini vichinghe, ci sono le centinaia di guesthouse, B&B e fattorie disperse sull’isola. Appoggiandoci a queste si ha la possibilità di visitare luoghi fuori dal circuito turistico classico degli hotel senza rinunciare ai piccoli confort. Un tour di 12 giorni, in piccoli gruppi, intorno all’isola alla scoperta di ambienti unici, escursioni tra cascate, ghiacciai, vulcani attivi e lagune di iceberg, parchi naturali, sentieri tematici, siti storici, villaggi e piccole cittadine, una miscela esclusiva di emozioni che l’Islanda ogni volta ci riserva e i mesi più indicati per i vari percorsi sono tra giugno-agosto.

Cosa vedere:  una panoramica dell’Islanda fatta in due settimana comprende un percorso partendo da Reykjavik e facendo l’intero giro dell’isola si potrà osservare:  Golden Circle – Borgarnes-la penisola di Snaefellsnes- la penisola di Vatsnes- Akureyri – Myvatn- Dettifoss – Husavik-Hofn-Kirkjubaejarklaustur-Landmannalauger- la costa meridionale-Hvolsvollur – Reykjavik, un giro a 360° per interpretare gli usi ancora radicati nelle tradizioni di questo popolo discendente dai vichingih attraverso le testimonianze lasciate nel tempo, un viaggio che arricchisce e allarga i nostri orizzonti.

Fonte: Wikipedia-VagginIslanda