Mongolia definita terra dal cielo blue patria di Gengis Khan

Con solo tre milioni di persone su 1.566.000 km quadrati, la Mongolia è lo Stato sovrano con la più bassa densità di popolazione al mondo: in Mongolia ci sono 13 volte più cavalli e 35 volte più pecore che persone. Ma è un paese per giovani: il 36 per cento della popolazione ha meno di 18 anni; definita ‘la terra dal cielo blue’, dagli spazi sconfinati, a perdita di sguardo, cerchiamo di conoscerla meglio nei suoi usi e costumi, nella sua storia antica e quella moderna che si fondono insieme.

L’impero fondato da Gengis Khan nel 1206 è diventato il più grande impero di tutti i tempi. Il Paese che conosciamo come Mongolia è in realtà la storica Mongolia esterna: la Mongolia Interna è invece una regione autonoma della Cina.

Un numero incredibile di persone in Asia centrale si stima siano discendenti di Gengis Khan. I genetisti hanno cominciato a tracciare una variante del cromosoma Y, trasmesso solo attraverso la linea maschile, nel Dna di circa 17 milioni di persone di sesso maschile dell’Asia, che sembrano condividere un progenitore comune, risalente al XIII secolo. Solo Gengis Khan poteva a quel tempo essere così potente da assicurare una diffusione così ampia del proprio patrimonio genetico. La ricerca ha analizzato la distribuzione dei cromosomi Y in più di 5mila campioni di Dna provenienti da 127 popolazioni dell’Asia.

Delle 26 medaglie olimpiche della Mongolia, 24 sono per la lotta (bökh), il pugilato e il judo. Il 17 settembre 2011, 6.002 lottatori hanno partecipato al campionato nazionale di lotta mongola: il più grande concorso di wrestling al mondo, secondo il Guinness dei Primati. In Mongolia la lotta è una tradizione antica centinaia di anni. Ne riferiscono già i resoconti dei mercanti cinesi del VII secolo d.C., e le cronache del frate francescano Carpini, che si trovava a Karakorum nel XIII secolo.

In Mongolia si utilizzano ufficialmente due alfabeti – il vecchio mongolo per i documenti governativi e il cirillico per l’uso quotidiano. Il primo, che si scrive in verticale, risale al 1208, quando Gengis Khan sconfisse le tribù turche dell’Asia centrale. Nel 1946, con la Mongolia nell’orbita dell’Unione Sovietica, è stato sostituito con il cirillico. Dal momento che il cirillico è stato adattato sulla lingua mongola moderna, è più popolare, anche perché il vecchio alfabeto è bello a vedersi, ma è molto difficile: uno stesso segno può rappresentare più di un suono e ogni segno assume una forma diversa a seconda della posizione nella parola. Ma nel 2010 il presidente della Mongolia ha disposto che tutti i documenti ufficiali devono utilizzare il vecchio alfabeto.

Kublai Khan ha creato i primi servizi postali in stile pony express in Mongolia circa 1.000 anni fa. I messaggi urgenti percorrevano centinaia di chilometri al giorno, grazie a veloci corrieri a cavallo, un servizio rimasto in funzione fino al 1949. Il percorso si basava su stazioni di collegamento, a circa 30-40 km di distanza l’una dall’altra.

L’hamburger potrebbe essere un’invenzione mongola: i guerrieri di Gengis Khan non scendevano da cavallo neppure per mangiare. Così escogitarono il sistema di mettere pezzi di carne cruda sotto la sella: galoppando diverse ore al giorno la carne veniva frollata, mentre il calore del corpo del cavallo la cuoceva.

A differenza di altri popoli asiatici, i mongoli si stringono la mano. Nella maggior parte delle culture asiatiche si usa l’inchino come gesto sociale per salutarsi o mostrare rispetto e gratitudine. I mongoli, invece, associano l’inchino a una forma di sottomissione, mentre la stretta di mano rappresenta onestà, fiducia e apertura.

Il leopardo delle nevi è nativo della Mongolia: un terzo della popolazione mondiale di Panthera uncia vive lì.

La Mongolia è conosciuta come la terra del cielo blue perché in media ha 257  giorni l’anno di cielo sereno. Ma la temperatura media nella regione della capitale, Ulan Bator (o Ulaanbaatar), è -1,7 °C, ciò che la rende la più fredda capitale del mondo, con temperature che toccano anche -49 °C.

Le case mongole nelle zone rurali non hanno campanelli: sono sempre aperte a tutti. Un visitatore non deve bussare alla porta di un ger (la piccola tenda mobile dalla forma circolare di un pastore nomade), o attendere di essere invitato, basta alzare la tenda ed entrare. Se non c’è nessuno in casa, i residenti potrebbero aver lasciato la porta aperta con un tè al latte salato pronto per i visitatori. Il motivo? In un Paese dove le distanze tra famiglie nomadi sono enormi, gli abitanti cercano di mantenere un senso di comunità, offrendo ospitalità genuina anche agli estranei.

Fonte: Focus