Pensioni Prestito Pensionistico oneroso rata minima 150 euro mensili?

Pensioni Prestito Pensionistico oneroso rata minima 150 euro mensili?

In questi ultimi tempi il tema previdenziale occupa gran parte delle testate giornalistiche e del web, con un vociferare su quanto il Governo andrà a stabilire nei prossimo giorni, in particolare per il prestito pensionistico, a dir poco oneroso, che permetterebbe ai lavoratori l’uscita anticipata dal lavoro, una tagliola ricattatoria, a cui, chi è con l’acqua alla gola, dovrà sottostare per poter sopravvivere; da una bozza presa in visione da Public Policy, del Dpcm sull’anticipo pensionistico, sulla quale il Governo sta operando si evince che la rata minima sarebbe di € 150,00, importo che sarà decurtato dal vitalizio pensionistico, un prestito pensionistico oneroso per chi ha una pensione a malapena sufficiente per affrontare le difficoltà!

Rileviamo uno stralcio, e lo si posta all’attenzione dei nostri utenti, da un articolo scritto da Affari Italiani il 24 aprile: ‘Pensioni con taglio minimo di 150 euro al mese per chi richiede di uscire dal lavoro anticipatamente (APE), mentre la quota massima dipende dal tempo mancante alla maturazione della pensione. Secondo quanto rivela Public Policy, il governo starebbe lavorando alla bozza del decreto ministeriale sull’anticipo pensionistico e punterebbe ad avviare la misura contenuta nell’ultima legge di Bilancio per il primo di maggio. ‘

Può accedervi chi ha compiuto 63 anni e matura i requisiti alla pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi dalla data di richiesta di Ape”, si legge nel testo che, pur non essendo ancora definitivo, fissa un importo minimo della quota di Ape a 150 euro al mese. Quota minima fissa, quota massima varia. Stando a Public Policy, potrebbe dipendere dal tempo mancante alla maturazione della pensione. Il calcolo, alla data di presentazione della domanda di certificazione del diritto all’Ape (anticipo pensionistico), sarà sulla base dei coefficienti di trasformazione vigenti alla data stessa, relativi all’età posseduta alla stessa data per i soggetti con anzianità contributiva dal primo gennaio 1996 e relativi all’età di pensionamento di vecchiaia per i soggetti con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995. 

Nella bozza del decreto ministeriale si apprende che “il 75% se intercorrono non meno di 36 mesi tra la data di presentazione della richiesta di certificazione di Ape e l’età di pensionamento di vecchiaia”; “l’80% se intercorrono da 24 a meno di 36 mesi”; “l’85% dell importo se intercorrono da 12 a meno di 24 mesi” e “il 90% dell importo se intercorrono meno di 12 mesi”. In aggiunta al vincolo della quota massima, al momento della domanda di Ape, l’ammontare massimo della quota mensile di anticipo ottenibile deve essere tale da determinare una rata di ammortamento mensile che, sommata ad eventuali rate per finanziamenti bancari con periodo di ammortamento residuo superiore alla durata dell Ape in fase di erogazione, non risulti superiore al 30% dell importo della pensione di vecchiaia. “Quest ultimo importo – conclude la bozza – è determinato al netto di eventuali rate per debiti erariali e di eventuali assegni divorzili e di mantenimento dei figli”.

Su queste basi bisogna fare molta attenzione e ponderare ogni risvolto prima di accedere all’Ape per non trovarsi in difficoltà maggiori quando il vitalizio pensionistico sarà decurtato per parecchi anni di 150 euro minimo, una cifra che può fare la differenza nei momenti di maggiori difficoltà; ponderare, valutare, riflettere prima di compiere un passo che potrebbe far pentire di averlo fatto, anche se sono solo illazioni, rumors da web, ma si sa ‘voce di popolo voce di Dio’, quindi aspettiamoci questa stangata non da poco dal Governo che ovviamente sa ben fare i propri interessi e soprattutto quello delle banche e delle assicurazioni e non certamente quelli del lavoratore e pensionato, attendiamo notizie più sicure e certe nei prossimi giorni per dare notizie dell’ultima ora.

Fonte: Affaritaliani