Vini Italiani Amarone fratello del Recioto vino prestigioso della Valpolicella

Vini Italiani Amarone, fratello del Recioto, vino prestigioso della Valpolicella

L’Amarone è uno dei vini italiani più prestigiosi, fratello del Recioto,  è un vino rosso passito secco a DOCG prodotto esclusivamente nella Valpolicella in provincia di Verona, questo prestigioso passito secco, nato circa 70 anni fa fa una dimenticanza nella  fermentazione del Recioto, e nel corso degli anni ha acquistato una fama internazionale per la sua bontà.

Parliamo un poco della sua storia, delle sue origini, come si produce per conoscere meglio e più approfonditamente questo prestigioso vino.

La sua storia, le sue origini:  il nome di questo rosso veronese strutturato, Amarone, deriva dalla parola “amaro”, adottata per distinguerlo dal dolce del Recioto della Valpolicella da cui ebbe, seppure involontariamente, origine. Infatti, il recioto è il corrispondente (per zona, uvaggio e tipologia) dell’amarone, ma è un passito dolce a differenza di quest’ultimo che è sempre passito seppur secco.

Il nuovo epiteto Amarone per indicare il Recioto Amaro o Recioto Secco nasce nella primavera del 1936 nella Cantina sociale Valpolicella, al tempo con sede presso Villa Mosconi ad Arbizzano di Valpolicella, ad opera del capocantina Adelino Lucchese, palato e fiuto eccezionali che, grazie al fortunato ritrovamento di una botte di recioto dimenticata in cantina e spillando il Recioto Amaro dal fusto di fermentazione, uscì in una esclamazione entusiastica: “Questo non è un Amaro, è un Amarone”. Il capocantina aveva regalato alla Valpolicella la parola magica e il direttore Gaetano Dall’Ora la usò subito in etichetta. La Cantina Sociale di Negrar nell’ingresso attuale ostenta giustamente una lettera di spedizione del 1942 con descrizione di “Fiaschetti di Amarone 1938”. Praticamente il recioto, messo in botte e poi dimenticato, continuò a fermentare fino a diventare secco. Gli zuccheri si sono così trasformati tutti in alcol e hanno fatto perdere la dolcezza al vino, al quale, in contrapposizione a quello che avrebbe dovuto essere, è stato dato il nome di Amarone. Fatta la scoperta, non è che l’Amarone fu subito perfetto. Anzi, a volte veniva fuori per combinazione, per fortuna, ancora dolce ma con un sapore finale di mandorla, magari risultato di una partita di Recioto in cui la fermentazione era sfuggita al controllo del produttore.

Di “vino amaro” si parlava fin dai tempi di Catullo nel Carme n. 27 (49 circa a.C.) reclama “calices amariores” (bicchieri più amari). Ma ben altri documenti ne danno testimonianza.

Cassiodoro, nei primi anni del V secolo, ricerca l’Acinatico della Valpolicella, rosso e bianco per la mensa del re ostrogoto Teodorico: si ritiene che fosse un “recchiotto amaro”, scrive G. B. Peres nel 1900, opinione coincidente con quella del Panvinio, che nell’Acinàtico di Cassiodoro riconosce il Rètico di Augusto] e del Sarayna (1543) che parla dei vini della Valpolicella “neri, dolci, racenti e maturi”.

Tracce della predilezione per questo vino e per le uve che lo producono si ritrova anche nell’Editto di Rotari che stabiliva pene molto severe per chi arrecava danno alle viti e multe salate per chi rubava i grappoli. Per gli anni successivi al 1000 d.C. vi è traccia di alcuni atti d’acquisto e vendita di vigneti nella zona di produzione di “Amarone della Valpolicella”, anzi il vino è considerato al pari del denaro per pagare i diritti feudali. Nei secoli successivi prosegue la presenza di “Amarone della Valpolicella” nei documenti ufficiali e negli scritti degli umanisti. Un estimo del 1503 attesta che la zona di produzione di “Amarone della Valpolicella” era una valle ricca e famosa grazie ai suoi vini. Fama che è continuata sino all’epoca illuministica quando Scipione Maffei in un importante testo ha proposto la dizione “amaro” per indicare il vino «d’una grazia particolare prodotto in Valpolicella».

Ma forse più di ogni altro vale il giudizio emesso da assaggiatori francesi a Parigi nel 1845 su una partita di vino “Rosso Austero Costa Calda” di San Vito di Negrar vecchio di 11 anni: “Supremo vino d’Italia… preferibile a diversi Bordeaux ed Hermitage”.

Molti altri scrittori e studiosi si sono interessati a questo vino nei secoli successivi per arrivare alle prime analisi organolettiche su questo vino riportate nel bollettino della stazione agraria sperimentale di Verona della fine del 1800. I primi esemplari di bottiglie di “Amarone” senza etichetta arrivarono solo nei primi anni del Novecento per un uso familiare o destinati agli amici.

Per trovare la prima etichetta e il primo documento di vendita dobbiamo arrivare al 1938, ma venne ufficialmente commercializzato a partire dal 1953 da parte della cantina Bolla anno di messa in commercio dell’Amarone fatto per scelta e non per fortuna. Ottenne subito un grande successo, anche se presso un pubblico contenuto di appassionati come era e rimane la produzione di questo vino, che copre il 10% di tutta la produzione dei vini del territorio, dominati dal Valpolicella e dal Valpolicella Superiore, rossi giovani e profumati, spesso da bere subito, freschi e gustosi.

Nel 1968 si è giunti all’approvazione ufficiale del primo disciplinare di produzione e al riconoscimento della DOC. Allo scopo di tutelare l’identità delle diverse tipologie inserite nella denominazione “Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso”, “Recioto della Valpolicella” e “Amarone della Valpolicella”, il 24 marzo 2010 sono stati adottati appositi decreti ministeriali con i quali le quattro tipologie sono state rese autonome. Il successo di “Amarone della Valpolicella” ha attraversato indenne i secoli, arrivando fino ad oggi come testimoniato dall’attenzione che continuano a tributargli giornalisti ed esperti di vino, che ne riconoscono la peculiarità inserendolo nelle più importanti guide enologiche come Buoni Vini d’Italia Touring Club, Vini d’Italia Gambero Rosso, Veronelli, Luca Maroni, Espresso, Enogea, Wine Enthusiast.

Come si produce: i vitigni con cui è acconsente di produrlo sono: Corvina veronese, Corvinone, Rondinella,, altri vitigni a bacca rossa non aromatici, ammessi alla coltivazione per la provincia di Verona fino ad un massimo del 15% con un limite del 10% per ogni singolo vitigno; altri vitigni classificati autoctoni italiani, a bacca rossa, ammessi alla coltivazione per la Provincia di Verona per il 10% totale.

Caratteristiche organolettiche:  colore: rosso granato; odore: caratteristico, accentuato; sapore: pieno, vellutato, caldo; zuccheri residui massimo 12 g/l se il titolo alcolometrico effettivo è del 14% vol.; tale misura si innalza per titoli alcolometrici effettivi superiori; sentori olfattivi: frutta matura, confettura di amarena e di lamponi. In quelli più invecchiati si possono percepire anche sentori di muschio e di catrame, quest’ultimo in gergo tecnico detto di goudron; grado alcolico: la gradazione minima prevista è di 14º. Per i più corposi può raggiungere anche i 17º.

Abbinamento cibo:  Carni alla griglia; Carni rosse; Selvaggina da pelo; Selvaggina da penna; Arrosti con sughi saporiti; Formaggi a pasta dura.

Curiosità:  tratto da un articolo su Svinando:Tutti ricordano la celebre scena del film “Il silenzio degli Innocenti” in cui Anthony Hopkins/Hannibal Lecter racconta di aver mangiato il fegato di un povero disgraziato con un piatto di fave e un buon Chianti. In realtà nel romanzo di Thomas Harris, il dottor Lecter parla di Amarone. I produttori hollywoodiani hanno deciso di optare per un nome a loro avviso più conosciuto, per non rischiare che il pubblico non capisse che si stava parlando di vino italiano.’

Prezzi: per una bottiglia di Amarone di l 0,75 si parte da € 10,35 per poi salire anche vertiginosamente, in base all’annata, alla riserva, all’età della vigna, alla casa vinicola produttrice, una bottiglia da fine intenditore può arrivare a delle cifre molto alte e da non scordare che è un vino ‘da meditazione’!

Fonte: Wikipedia-Svinando-Trovaprezzi