Angkor Cambogia Paese del sorriso quando Andare cosa Vedere

Angkor Cambogia Paese del sorriso quando Andare cosa Vedere

Brevi cenni storici recenti tratti da Wikipedia: Le prime notizie su un’incredibile città di pietra racchiusa dalla giungla giunsero in Occidente verso la fine del XVI secolo, ad opera di portoghesi transfughi da Sumatra, occupata dagli Olandesi.[88] Il primo resoconto dettagliato in ordine di tempo[N 20] fu opera di Diogo do Couto, che si ritiene abbia raccolto la testimonianza del frate cappuccino Antonio de Magdalena, che visitò Angkor attorno al 1585.

Nel 1601 Marcelo de Ribadeneira ipotizzò addirittura che le grandi costruzioni semiricoperte dalla giungla fossero opera di Alessandro Magno o dei romani. 46 anni più tardi le rovine di Angkor Thom, paragonate all’Atlantide di Platone, vennero fantasiosamente attribuite all’imperatore romano Traiano.

La grande città e i suoi templi restarono in buona parte nascosti dalla vegetazione fino alla seconda metà del XIX secolo, quando i resoconti di esplorazioni in maggioranza francesi, ma anche inglesi e statunitensi, portarono al grande pubblico il mito della “città perduta nella giungla” che affascinò generazioni di europei. Preminente in tal senso fu l’influenza dei racconti di viaggio di Henri Mouhot, che aveva ottenuto il supporto della Royal Geographic Society. Furono probabilmente i pregevoli disegni che illustravano Voyage dans les royaumes de Siam, de Cambodge, de Laos, pubblicato postumo causa la morte per malaria a Luang Prabang alla fine del 1861,[88] a garantirgli il successo che non avevano avuto resoconti precedenti. Era stato infatti già pubblicato ad esempio Voyage dans l’Indo-Chine, 1848-1856 di padre Bouillevaux, un missionario francese che aveva visitato Angkor dieci anni prima (cosa accreditatagli da Mouhot stesso).[93] Il francese del resto non si presentò mai come lo “scopritore di Angkor”, appellativo che gli venne in seguito attribuito dalla stampa popolare. In realtà il sito era rimasto comunque in parte abitato e manutenuto. Angkor Wat era un monastero buddista oggetto di pellegrinaggio, visitato più volte nel XVII secolo da portoghesi e spagnoli.

Restano tracce persino di visitatori giapponesi nel XVII secolo, ad esempio su un pilastro del secondo livello di Angkor Wat c’è un’iscrizione calligrafica che riporta la data del 1632 e la prima planimetria nota di Angkor Wat è opera di Kenryio Shimano, che visitò Angkor tra il 1632 e il 1636.

Caratteristica di Mouhot e di altri esploratori e visitatori fu l’attribuzione dei monumenti a una civiltà molto più antica che non avrebbe avuto nulla a che fare coi moderni khmer, visti come miseri indigeni barbari, in un’ottica tipicamente colonialista. Del resto i locali stessi sembravano ignorare la storia delle costruzioni e attribuirle ad entità mitologiche. Sul finire del XIX secolo rilievi archeologici veri e propri, compiuti dal primo direttore dell’EFEO Louis Finot, e lo studio delle iscrizioni, ove spicca l’attività di Étienne Aymonier, chiarirono che i monumenti risalivano in realtà a pochi secoli prima ed erano sicuramente khmer.

Inoltre, sebbene le ultime iscrizioni in sanscrito risalgano alla prima metà del XIV secolo, sono stati documentati lavori di edificazione abbastanza estesi (ad esempio sulla Terrazza del Re lebbroso, sul Phnom Bakheng e attorno al Bayon) e di cura dei canali continuati fino al XVII secolo. Anche i bassorilievi di Angkor Wat dei corridoi a nordest furono terminati appena verso la fine del XVI secolo.

Quando andare:  il periodo migliore per visitare questo patrimonio dell’Umanita è tra novembre a maggio,  in quanto  il clima è tropicale, caldo tutto l’anno, con una stagione piovosa da maggio a metà novembre, quando prevale il monsone di sud-ovest, e una stagione secca da metà novembre ad aprile, di cui la prima parte è la meno calda dell’anno, mentre la seconda, da metà febbraio a maggio prima che arrivi il monsone, è la più calda dell’anno. Il monsone si ritira prima al nord, all’inizio di novembre, e poi al centro-sud, tra la metà e la fine del mese.
Il clima della Cambogia, Paese non grande, è abbastanza uniforme.

Cosa vedere: Un viaggio in Cambogia, molte volte associato anche alla visita del Vietnam o del Laos, è un cammino nelle magiche terre delle pagode e dei templi buddhisti dell’Indocina immersi nelle foreste pluviali tropicali, dove gli alberi crescono sulle antiche rovine e dove si possono incontrare tigri ed elefanti. Con partenza dal sito archeologico più famoso di Angkor, il viaggio prosegue alla scoperta dei numerosi templi, tra cui il famoso Angkor Wat, alternati da paesaggi selvaggi ed ordinate distese di campi di riso. Attraverso percorsi fluviali a bordo di imbarcazioni tipiche si può incontrare, qua e là, qualche remoto villaggio rurale. Per finire ci si può concedere una pausa rilassante in qualche spiaggia tropicale isolata ed accarezzata dalle acque cristalline del golfo del Siam.

Un viaggio in Cambogia regala emozioni spirituali ed incontri con la natura che diventeranno ricordi indelebili nella mente, un Paese affascinante dopo lo strazio di un passato recente che ha visto milioni di vittime per l’egemonia di un potere assetato di sangue, l’incontro con i templi ha della magia e la natura che li circonda sembra voler proteggere quei luoghi sacri dalla profanazione dell’essere umano, un viaggio che entra nell’anima e fa meditare e riflettere sull’esistenza, pur nonostante la bellezza incomparabile che si presenta davanti allo sguardo.

Fonte: Wikipedia-Quandoandare