Dylan Dog fenomeno di costume nasce il 26 settembre 1986

Dylan Dog fenomeno di costume nasce il 26 settembre 1986. Questo personaggio ha tra i 33 e i 35 anni, la sua altezza è di 185 cm e il suo peso è di 78 kg, Non fuma ed è vegetariano, Dylan nutre scarso interesse per molti aspetti della vita moderna. Non ama i telefoni cellulari (in riferimento ai numeri moderni, successivi alla sua invenzione) e per tenere il proprio diario si affida a penna d’oca e calamaio. Fondamentalmente è un cinico, ma molto romantico, probabilmente il primo aspetto è una facciata per coprire il secondo.

Ma andiamo per ordine per onorare questo anniversario della nascita caro ai moltissimi suoi fans, si trae la biografia completa da Biografieonline.

Da Biografieonline: ”Nel 1985 Tiziani Sclavi disse al suo editore, Sergio Bonelli (figlio del grande Gianluigi): “Oltre alla fantascienza, l’altra serie del 1986 potrebbe essere l’horror… secondo me vale la pena di tentare“.

LEGGI ANCHE >>>> Vasocottura salutare usiamola

Un paio di mesi per mettere a punto il progetto: all’inizio Sclavi pensava ad un detective “nero”, un po’ chandleriano, senza spalle comiche, ambientato a New York. Le discussioni (animate) con Bonelli furono determinanti: Londra, un giovane scanzonato, con accanto una spalla comicissima. A Claudio Villa (fumettista e illustratore italiano) venne chiesto di dare un volto a Dylan Dog (il nome doveva essere provvisorio). Un mese prima Sclavi aveva visto “Another Country”, con Rupert Everett, rimanendo colpito dal viso “da fumetto” dell’attore, dando subito il compito al disegnatore di basarsi sul volto dell’attore per quello dell’ eroe.

LEGGI ANCHE >>> Risotto autunnale profumato di bosco

Per quanto riguarda la spalla comica, si pensò a Marty Feldman, ma disegnato risultava più mostruoso dei mostri che doveva combattere il protagonista, così si optò per Groucho, sosia di Groucho Marx.

A settembre erano pronte le prime tre storie; per le copertine fecero delle prove sia Villa che Stano: fu preferito Villa, più tradizionale e bonelliano (dal numero 42 si daranno il cambio). 26 Ottobre 1986: esce il numero 1, “L’alba dei morti viventi”. Un paio di giorni dopo il distributore chiamò: “L’albo è morto in edicola, un fiasco“. A Sclavi fu tenuta nascosta la notizia, fino a quando, una settimana dopo, il distributore telefonò ancora: “È un boom, praticamente esaurito, forse dovremmo ristamparlo“.

LEGGI ANCHE >>>> 26 settembre 1944 Eccidio Bassano del Grappa per non dimenticare

Oggi, a oltre 20 anni di distanza, nelle vendite Dylan Dog ha superato star del calibro di Mister No e Zagor, attestandosi al secondo posto dopo il mito Tex.

Vero e proprio fenomeno di costume, l’indagatore dell’incubo è apprezzato da tutte le fasce d’età, non solo quella giovanile, come ci si aspetterebbe da un fumetto. Umberto Eco lo ha definito “autorevole”; è stato citato sul “Corriere della Sera” dal filosofo Giulio Giorello, il quale, per consolarsi da una magra stagione letteraria, invitava i lettori a dedicarsi a Dylan Dog.

Nel mondo tradizionalmente maschile del fumetto italiano un’altra novità importante è costituita dall’interesse sempre più vasto e crescente del pubblico femminile. Il dilagare della serie ha imposto alla Bonelli dei “fuoriserie”: gli “Speciali” estivi, la serie dei “Dylan Dog & Martin Mystère”, e gli “Almanacchi della Paura”. Le attenzioni maggiori vanno però all’albo mensile, curato in modo maniacale da Sclavi stesso, il cui sogno era creare in Italia il primo “fumetto d’autore” che fosse anche popolare, a grande tiratura.

A grandi linee, il personaggio rispecchia il complesso carattere del suo creatore (per sua stessa ammissione): un carattere chiuso, difficile e ombroso.

Dylan Dog è un detective privato che si occupa solo di casi “insoliti”, in tutte le sfumature del termine. Ha poco più di trent’anni, vive a Londra in una casa piena di gadget mostruosi e con un campanello che invece del classico suono lancia un urlo agghiacciante. Ex agente di Scotland Yard, ha un passato misterioso. I suoi clienti sono tutti particolari, e tutti accomunati dal fatto che nessuno crede ai loro eventi, tranne Dylan Dog stesso, l’unico in grado di ascoltarli e aiutarli.

Non è un eroe nell’accezione classica del termine: ha paura, molto spesso risolve i casi parzialmente, è contraddittorio, ha sempre dubbi su se stesso e sul mondo, nonostante questo è sempre pronto a lanciarsi nell’ignoto, nella speranza di comprenderlo a fondo. Ama la musica e suonare il clarinetto (“Il trillo del diavolo”, di Tartini), non fuma, non beve (benchè sia un ex alcolista), è vegetariano, animalista ed ecologo, fautore della non-violenza. Tutti tratti del carattere che, insieme a quelli più scuri, impongono la visione di un uomo, in definitiva, in forte difficoltà con la maggior parte del mondo, ma soprattutto con se stesso, incapace di avere un rapporto stabile con una donna o instaurare un rapporto sociale soddisfacente, ma con la forza di andare avanti per la proprio strada, confortato dalle amicizie del suo vecchio superiore a Scotland Yard, l’ispettore Bloch, e da quella del suo strampalato assistente, vera e proprio spalla comica, esperto nel lancio della pistola, e ancora di più in battute agghiaccianti e freddure tremende, che molto spesso propina ai clienti del suo capo, facendoli scappare.

Fenomeno di costume, abbiamo detto. Si, senza dubbio (Dylan Dog ha anche “partecipato” a molte campagne contro la droga e l’abuso di alcol), ma anche alter-ego del suo creatore, che è riuscito davvero nell’impresa di realizzare un fumetto d’autore, che non sia solo per bambini, ma che riesca a far pensare e riflettere sui giorni nostri, e soprattutto di vincere, col suo milione di copie vendute al mese, lo strapotere dei manga giapponesi.

Dopo anni in cui se ne parlava, finalmente nel 2011 esce al cinema “Dylan Dog – Il film” (Dylan Dog: Dead of Night) lungometraggio diretto da Kevin Munroe in cui la figura protagonista è interpretata da Brandon Routh.

Fonte: Biografieonline

Foto di Game Legends