
Forough Farrokhzad poetessa iraniana simbolo della lotta delle donne poesia. Sfidando le autorità religiose e i letterati conservatori, Farrokhzad illustrò, con fermezza, la situazione femminile nella società iraniana degli anni 50-60. Contribuì, in modo decisivo, al rinnovamento della letteraturapersiana del ‘900. L’artista trattò, in particolare, il ruolo della donna nel matrimonio convenzionale e le prevaricazioni maschili della sua Nazione. Ha diretto, nel 1963, il suo unico film: La casa è nera. Morì, nel 1967 in un incidente stradale.
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Postiamo una sua poesia che urla nei suoi versi il diritto alla libertà, la forza e la straordinarietà della femminilità; e lei indomita e coraggiosa ha continuato a cantare di libertà ed emancipazione ma con toni più cupi e disillusi, in versi in cui l’erotismo e la forza vitale lasciano spazio alla tematica della morte, del timore del vuoto e del freddo. Mai dimenticata nel cuore del popolo iraniano, dopo la sua morte, che nelle sue poesie ritrovano il fuoco vivo della lotta alla libertà, della sensualità e della forza della vita.
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“Sulla terra” di Forough Farrokhzad
“Io non ho mai desiderato
essere una stella del firmamento
celeste, o come spirito eletto
silente sorella degli angeli.
Mai distaccata dalla terra,
mai amica del cielo.
“
Qui, sulla terra,
sono uno stelo di pianta
che vive nutrita dal vento,
dal sole e dall’acqua.
Carica di desiderio e dolore
rimango qui, sulla terra,
accolgo l’elogio delle stelle e la carezza dei venti.
Guardo dalla mia piccola finestra:
non fatta d’eterno, nient’altro
che l’eco di un canto sono.
E solamente l’eco di un canto
cerco nel gemito d’amore
più puro ancora
del silenzio del dolore.
Un nido non cerco
nella stilla di rugiada
posata sul giglio del mio corpo.
Sulle pareti della mia casa,
della mia vita, i passanti
lasciano tracce di ricordi,
con nere penne d’amore:
un cuore trafitto da una freccia,
una candela consumata,
pallidi segni taciturni
su confuse e folli missive.
Per ogni bocca che mi ha baciata
è nata una stella, nella notte
che scendeva sul fiume dei ricordi.
Perché mai desiderare le stelle?
Questo è il mio canto,
più deliziata, più felice
non fui mai come ora
prima d’ora, mai come ora…”.
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Fonte: Wikipedia
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