Integrazione grande discussa incognita una voce dal popolo

Integrazione grande discussa incognita una voce dal popolo

Parto dalla definizione letta online sul vocabolario Treccani (http://www.treccani.it/vocabolario/integrazione/): ‘ Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita…’; semplice, netta definizione che congloba le infinite diatribe sentite dai vari politicanti.

Integrazione sì, integrazione no.

Facile cadere nel razzismo parlando di integrazione di varie etnie nella società italiana, così non è, è semplicemente  una riflessione che dobbiamo imporci ognuno di noi e che io, settantenne, cerco di trovare una risposta in un qualsiasi punto di incontro con le variegate persone con cui vengo a contatto quotidianamente nell’ambiente in cui vivo.

Integrazione sì, integrazione no, grande, discussa, incognita, la mia voce è una voce del popolo, una fra le tante che si chiedono se tutto ciò è possibile partendo dal presupposto dall’abisso che esiste tra la nostra società e quella con cui ci confrontiamo, lasciando da parte la politica che qui, se mi consentite, non c’entra nulla.

Prodotti alimentari italiani e stranieri

Vedo nel mio quotidiano che una certa etnia araba compera raramente prodotti alimentari italiani, i loro prodotti nazionali devono essere consumati, infatti sulle scatolette le scritte in arabo sono evidenti e anche la scritta: merce non commerciabile, quindi come è possibile una integrazione quando questa etnia vive, lavora in Italia però non consuma prodotti italiani?

Altra cosa da sottolineare, questi personaggi che vogliono l‘integrazione vivono in numero sproposito in pochi locali per risparmiare ed inviare il denaro nel proprio paese d’origine e posso andare avanti in altri situazioni, (però non voglio entrare in polemica), come possono chiedere l’integrazione quando loro per primi non vogliono integrarsi con la società italiana e ripeto dove vivono, lavorano?

Voglio dire la mia, cribbio, e non importa se  vengo tacciata da razzista, so di non esserlo, so che vedo cose che mi infastidiscono essendo una italiana e dico: vivete, lavorate, vi sposate e avete figli in Italia, volete la cittadinanza e poi che fate? Inviate il frutto del vostro lavoro nel vostro paese d’origine? Non mi sembra giusto, poco corretto verso chi vi ha dato una speranza per il futuro che non avete trovato nella vostra patria.

Ho chiesto il motivo di ciò ad una persona proveniente dall’Egitto, mussulmana e mi ha risposto che la loro religione non permette che si mangi e si acquisti prodotti non del loro paese d’origine, siamo e sono considerata una ‘infedele‘, quindi qualcosa non mi quadra, non so voi, cari lettori, proprio non mi quadra.

Mi sembra di capire che la parola ‘infedele‘ significhi, per questa etnie di diversa religione dalla nostra, un equivalente ad essere inferiore, questo non mi sta proprio bene, perché a quanto pare gli inferiori vi ospitano, vi fanno vivere, lavorare e tollerano ogni vostra forma di vita quotidiana che a volte può anche infastidire (a parte i fuori di melone razzisti che sono violenti e che io condanno come condanno in genere la violenza di qualunque forma sia su esseri umani che animali ed infine natura).

Continuo sentire in tv parole come: tolleranza, solidarietà, buon vicinato etc etc., a quanto parte l’integrazione, secondo la mia modesta opinione, non potrà mai esistere, diversa educazione propinata ai figli, diverso modo di pensare, diverso modo di esistere nel quotidiano, un abisso in cui è difficile gettare una passerella se non quella della tolleranza,  che sia pacifica però!

Tolleranza.

Sento anche vari politici che ricordano i nostri emigranti, vero, siamo un popolo di emigranti che si sono sparsi dal Sud al Nord Italia e in varie nazioni del mondo, sottolineo però che i nostri valori combaciavano più o meno con le società in cui avveniva l’integrazione, valori e religioni che si avvicinavano e quell’abisso che vedo attualmente non c’era proprio, quindi non sarebbe da confrontare con questa società multirazziale odierna, Occidente, Medio Oriente e Oriente hanno un confronto che mai potrà essere colmato se non una sola parola, che dev’essere da ambo le parti, la parola è: tolleranza.

Non sono una mente eccelsa né una donna che si sente intellettuale, sono una donna normale, come migliaia e migliaia di altre,  che vive il suo quotidiano e che osserva e riflette e si chiede un milione di perché per ogni cosa, forse avrò fatto sorridere chi mi leggerà, non importa, ho voluto dire la mia, come ne dirò altre su altri argomenti che mi verranno sotto mano, considerato che l’integrazione è diventata una questione di stato beh ho fatto sentire la mia piccola voce, una voce del popolo, senza tanti paroloni difficili e ostrogoti come sento, scrivendo come mangio, ecco fatto!

ARIELLA

Link:

http://www.treccani.it/vocabolario/integrazione/