Io prostituta a 50 anni di Ariella G.

Io prostituta a 50 anni di Ariella G. Arrivare al fondo del barile non è stato facile. Ho lottato duramente per non finirci. E ci sono caduta dentro per necessità. Altrimenti avevo un’altra alternativa finire in mezzo a una strada come clochard. Non potevo, ho una figlia da far studiare, un marito che col vizio del gioco ha rovinato la famiglia, perdendo il posto di lavoro, lasciandosi andare a una prostrazione che ancora non finisce. Affitto da pagare, bollette da pagare, bisogna pur alimentarsi e altre spese che arrivano fra capo e collo. Le ho provate tutte, commessa, donna delle pulizie, promotrice, nonostante i miei diplomi nessuno mi accettava in ufficio per la mia età o per la mia esperienza. 50 anni.


E ora eccomi qui. Mi faccio schifo però alla fine del mese raccolgo più di 2500 euro al mese che servono per tirare avanti con la mia famiglia che non conosce la mia realtà. Sigaretta che pende dalle labbra, sorriso stampato in faccia con la morte nel cuore e speranza che qualche macchina si fermi e mi raccolga per il sesso a pagamento. Questo faccio. La prostituta.

Vendo il mio corpo. E non importa se quando torno a casa faccio una doccia per togliermi da dosso, quasi mi levo la pelle quando mi strofino, lo schifo ma lo schifo è interno e non si toglie manco con la soda caustica, il sentirsi sporca come mi sento mi toglie ogni vitalità, però vedo mia figlia che continua a studiare con passione e questo mi aiuta non poco, osservo mio marito che nulla sa e sento il desiderio di pestarlo ogni volta per quella passione malvagia, il gioco, che ha travolto la nostra famiglia costringendomi a questo turpe lavoro.


Si avvicina un’auto, il volto di un uomo, le usuali parole: ”Quanto?” ”Orale 50 euro, manuale 20, non faccio il completo”, risponde: ”Ok salta su, muoviti! Ho fretta!”, abituata alla poca gentilezza entro in auto, ci appartiamo e svolgo il lavoro richiesto, mi riaccompagna alla mia postazione, un tremore mi prende all’improvviso: che sto facendo? Perché mi sono ridotta così? Vai a casa, non stare qui, vai a casa! Come faccio pagare l’affitto e tutto il resto? Devo affondare del tutto e continuare questa oscena vita che mi sono imposta per non disgregare la famiglia, per non far soffrire mia figlia e farle rinunciare allo studio, lasciamo perdere mio marito, lui se lo meriterebbe!

Sfilano le ore notturne ed è ora di tornare nella mia casa, carica di orrore verso me stessa e la commiserazione per quanti mi chiedono di salire sulla loro auto, i giovani sono i più detestabili per l’arroganza, per la prepotenza e certe volte la violenza con cui si approcciano, non importa che potrei essere la loro madre per l’età, a loro interessa solo lo scopo finale mentre le persone di mezza età o più anziani sono più educati e qualche volta gentili, ogni tanto qualcuno mi chiede: ”Perché alla tua età fai questo mestiere?” Io sto zitta e non rispondo, sorrido amaramente e volto il viso da un’altra parte per non fare vedere il pianto fermo nei miei occhi.


Tutto tace nella mia casa, vado spiare attraverso la porta socchiusa il volto sereno nel sonno di mia figlia, quanto l’amo! Per lei farei qualunque cosa per darle un futuro migliore, è molto brava a scuola e sembra che abbia ottenuto una borsa di studio per continuare a Londra i suoi studi, volesse il Cielo! M’incammino verso la mia camera, mio marito è profondamente addormentato, mi spoglio in silenzio e mi avvio in bagno per una doccia ristoratrice, lavata nel fisico purtroppo non posso lavarmi l’anima con il bagno schiuma, domani è un altro giorno e sia mai che qualche notizia bella mi giunga per finire questa orrenda vita!

Ho scelto un posto dove prostituirmi lontano da casa, dove spero che nessuno che mi conosca mi possa incontrare, aspetto i miei clienti come ogni sera dalle 21 alle 24 e poi smetto, tre ore della mia non vita che mi permettono di vivere almeno dignitosamente insieme alla mia famiglia, vedo nel marciapiede di fronte ragazze giovani e molto belle che fanno lo stesso mio mestiere e mi chiedo quale sia la ragione che le ha portate sulla strada, non le giudico affatto, provo tanta pena e tenerezza per loro perché le capisco, vorrei avvicinarle per conoscerle meglio però non mi oso, mi guardano a volte stupite, a volte astiose, meglio stare lontana. Ognuna di noi ha i propri problemi e magari non vogliono condividerli con nessuno come intendo fare io, nella nostra vita di orrore meglio essere sole a meno che non capiti qualcosa e allora si interviene per aiutarci a vicenda in questo mestiere ostile.


Sfilano i giorni e le notti inesorabilmente senza nessuna buona notizia che mi possa togliere dalla strada, ho inviato centinaia di curriculum per avere un posto degno di questo nome, ma nessuno risposta, ho interessato anche l’assistente sociale ma niente anche da quella parte, eppure non so perché c’è in me la speranza, una speranza incrollabile che prima o poi tutto questo finirà, vivo con questo nel cuore e vediamo se il destino, o un Dio qualunque, mi aiuterà togliermi dalla strada.

Al mio rientro trovo una busta chiusa sul tavolo della cucina, mi avvicino e leggo il mittente, è una ditta con la quale ho avuto un colloquio e aspettavo una sua risposta, l’apro con le dita tremanti, spero che sia una risposta positiva, spero che…. la delusione è enorme, niente da fare, nessun posto disponibile per me, per la mia età, la stanchezza mi scende lentamente fino all’anima, vorrei piangere, urlare tutta la mia disperazione e la delusione, vorrei spaccare tutto e dire no non voglio più essere una prostituta, voglio essere una persona pulita con un lavoro pulito, mi accascio a terra e sto lì ferma, immobile mentre una cupa rassegnazione si fa avanti e colma tutto il mio corpo, strappo la lettera, si fa strada in me la certezza che ormai non ho più speranze e dovrò continuare questo mestiere finché l’età me lo permette.

Foto di Cultura- Biografieonline