Isis collasso intero sistema uccidendo al Baghdadi intrappolato Mosul

Centrare il cuore dell’organizzazione Isis non è facile e nemmeno semplice, troppe ramificazioni si estendono al di fuori della guerra che infuria in quei paesi dove si trucidano bimbi, donne, uomini senza alcuna pietà, con una ferocia inaudita, ma dalle informazioni di testate giornalistiche si ha notizie che i servizi di intelligence hanno individuato chi colpire per far sì che questo scempio si spenga per sempre, forse, attuato in nome non di un dio per il quale combattere ma per ben altre ragioni: potere, business, armi; colpire il capo di questa organizzazione che da nove mesi è latitante è come colpire al cuore dell’Isis, il Califfo al Baghdadi se verrà ucciso, ora intrappolato a Mosul, probabilmente si disperderanno i suoi seguaci, anche se questa ideologia di morte e terrore ha fatto migliaia e migliaia di militanti in tutto il mondo.

Uccidendo il califfo al Baghdadi Isis muore
il Califfo al Baghdadi

Da il quotidiano ‘La Stampa’: ‘Ieri Fuad Hussein, braccio destro del presidente del Kurdistan Massoud Barzani, ha messo in chiaro quello che l’Intelligence curda sospettava da settimane, in contrasto con quella irachena. Nessuna fuga verso Raqqa della leadership dell’Isis. Al-Baghdadi è deciso a condurre la battaglia, e probabilmente a morire, nella città dove ha proclamato la rinascita del Califfato il 29 giugno 2014. E questo, se da una parte rende la lotta più accanita, dall’altra offre l’occasione di distruggere lo Stato islamico in un colpo solo. «Se verrà ucciso – ha alluso Hussein – ci sarà il collasso dell’intero sistema dell’Isis», perché la catena di comando è macchinosa e nessuno è in grado di sostituire in tempi brevi il Califfo. 

I servizi curdi, iracheni, e occidentali sono già al lavoro per individuarlo. Al-Baghdadi non appare in pubblico da nove mesi. Era stato dato nascosto in un bunker a Raqqa e poi ad Abu Kamal, al confine fra Siria e Iraq. Se è a Mosul vive probabilmente sottoterra. Ma tre giorni fa l’Intelligence è stata avvertita di una riunione di comandanti in un hotel al centro della città. Un raid lo ha colpito e «ucciso 67 membri dello Stato islamico». Non il leader supremo, però. Altre informazioni parlano di un bunker sotto la Grande Moschea sulla riva sinistra del Tigri, dove Al-Baghdadi ha pronunciato il discorso della rinascita del Califfato. O sotto l’altra Grande Moschea, quella di Al-Nuri, molto più antica. Oppure nei sotterranei a prova di bomba della sede del governo provinciale, sulla riva sinistra del fiume. 

Solo un raid «mirato» sulla testa del Califfo può evitare a questo punto una sanguinosa battaglia urbana ed è per questo che la caccia ad Al-Baghdadi continua di pari passo con l’avanzata. L’altra possibilità di evitare un bagno di sangue e la distruzione della città in stile Aleppo è la fuga di tutta la leadership verso Raqqa, quasi invocata nei primi giorni dell’offensiva. Attivisti nel capoluogo siriano del Califfato hanno notato l’arrivo di alcune famiglie di Mosul ma segni di una ritirata di massa ancora non ci sono. E ogni giorno che passa diventa sempre più improbabile. Le milizie sciite stanno avanzando a Ovest di Mosul per tagliare tutte le strade verso Raqqa e ieri hanno annunciato di aver raggiunto quella principale. 

La sensazione è che Al-Baghdadi voglia il suo «martirio» nella sua capitale in una escalation di violenza e orrori. Nell’ultima settimana l’Isis ha lanciato contro il nemico almeno tre bambini kamikaze, secondo testimonianze raccolte dall’Unicef. Quelli che non vengono trasformati in bombe umane sono deportati e usati come scudi umani vicino ai centri di comando e depositi di munizioni. Il comando dei peshmerga curdi ha avvertito che i jihadisti hanno nascoste nella case anche centinaia, se non migliaia, di razzi e proiettili caricati con armi chimiche, cloro ma anche gas iprite. La caccia ad Al-Baghdadi si annuncia durissima’.

Fonte: LaStampa