Mario Draghi premier Costi quel che costi

Mario Draghi premier Costi quel che costi. Il premier del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana è un uomo dal polso fermo e dal carattere d’acciaio e lo ha dimostrato chiaramente quando Presidente della Banca centrale d’Europa durante la cristi del debito sovrano europeo: in tale ambito è diventata nota la sua frase del 2012 Whatever it takes (inglese per «Costi quel che costi»), per indicare che sotto il suo mandato la BCE avrebbe fatto «tutto il necessario» per preservare l’euro. 

Ma quella frase ‘Costi quel che costi’ non è valida per Mario Draghi nel salvare l’Italia da un fallimento annunciato se cade il Governo? Il discorso che ha fatto a Palazzo Madama è un susseguirsi di cose fatte e cose che andrebbero fatte, ma lui vuole gettare la spugna perché non si sente bene accettato a quanto pare e lo ha persino dichiarato: ”Se non mi sento accettato io me ne vado!”

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In effetti Mario Draghi ha dichiarato nel suo discorso: ”Il desiderio di andare avanti insieme si è progressivamente esaurito e con esso la capacità di agire con efficacia, con tempestività, nell’interesse del Paese. Come ho detto in Consiglio dei Ministri, il voto di giovedì scorso ha certificato la fine del patto di fiducia che ha tenuto insieme questa maggioranza, non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte è un gesto politico chiaro, che ha un significato evidente: non è possibile ignorarlo, perché equivarrebbe a ignorare il Parlamento, non è possibile contenerlo, perché vorrebbe dire che chiunque può ripeterlo, non è possibile minimizzarlo, perché viene dopo mesi di strappi e,ultimatum” ha spiegato il presidente precisando come la richiesta di unità del governo venga “soprattutto dagli italiani, la mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare“.

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Ha poi proseguito: ”Lo scorso febbraio, il Presidente della Repubblica mi affidò l’incarico di formare un governo per affrontare le tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica, sociale. “Un governo” – furono queste le sue parole – “di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica” ha detto Draghi in Aula. “Nel discorso d’insediamento che tenni in quest’aula, feci esplicitamente riferimento allo “spirito repubblicano” del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale. In questi mesi, l’unità nazionale è stata la miglior garanzia della legittimità democratica di questo esecutivo e della sua efficacia”.

Allora è meglio mollare tutto solo perché un movimentatolo pentastellato ha deciso di non votare la fiducia? E di conseguenza chiedere agli italiani di andare alle votazioni in ottobre? Altro denaro speso inutilmente, in quanto gli italiani si sarebbero ben stufati di queste manovre politiche che non hanno senso, che portano l’Italia allo sfacelo totale solo per una questione di principio tipo ?chi non mi vuole non mi merita’?

Certamente la destra brinderà a queste dimissioni perché si vedono già alla guida di questa sfracellata Italia da mille problemi non risolti e che continuano a essere irrisolti, disoccupazione, mala sanità, povertà alle stelle sono le conseguenze di sessantanni di mal governo, di parlamentari, di senatori che godono di privilegi che non sono disposti a rinunciare, di gente che quando si siede su quelle poltrone non ci si staccano più il fondoschiena grazie a tutti gli emolumenti principeschi che recepiscono.

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Alla guida del nostro Governo, tolto Mario Draghi, non c’è nessuna figura politica adatta a far funzionare4 questa barca malconcia che è l’Italia, nessuna figura politica che abbia un carisma, un eloquio, dei programmi per far funzionare quello che non funziona!

Foto di Biografieonline