Pompei antica città torna alla luce il 1 aprile 1748

Pompei antica città torna alla luce il 1 aprile 1748. Casuale è la scoperta di Pompei, dovuta a un contadino che, nel dissodare il suo terreno, nel 1748, si accorge che pochi metri lì sotto c’è tutto un mondo da portare alla luce. L’indicibile tragedia, per quanto immensa, ha tuttavia creato le condizioni affinché giungesse fino a noi, dopo 2000 anni, uno spaccato autentico e inviolato della vita dell’epoca, dalle più semplici abitudini quotidiane delle persone all’organizzazione sociale, all’architettura e all’arte.

Quello che oggi sappiamo della pittura romana fra il II secolo a.C. e il 79 lo si è appreso proprio grazie agli scavi di Pompei ed Ercolano – se si eccettua qualche sporadica testimonianza a Roma – che ci hanno consentito di conoscere la pittura decorativa romana dalle pareti affrescate delle case. Da tali studi si sono potuti individuare ben quattro “stili pompeiani”, riferiti alle epoche di appartenenza: il primo va dal 150 a.C. fino all’80 a.C.; il secondo dall’80 a.C. alla fine del I secolo a.C.; il terzo giunge fino all’epoca di Claudio (41-54) e il quarto riguarda l’età neroniana.

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li ultimi due sono particolarmente importanti perché, trattandosi spesso di riproduzioni di grandi opere pittoriche greche andate perdute, ci hanno consentito di approfondire anche la conoscenza della pittura ellenica. Lo stesso discorso vale per l’arte decorativa a mosaico, testimoniata in particolare dal mosaico di Alessandro, nella casa del Fauno di Pompei, ma anche da insegne di negozi, da superfici pavimentali e dagli usi più diversi, come ad esempio l’avvertenza “cave canem”, sempre a Pompei.

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Di grande interesse sono altresì gli edifici e gli spazi pubblici rinvenuti, come il Foro, il tempio di Giove e della Triade Capitolina, l’edificio degli edili, la basilica per l’amministrazione della giustizia, il tempio di Apollo, il mercato coperto, il larario pubblico, il tempio di Vespasiano, l’edificio di Eumachia, il Comintium per l’elezione dei magistrati, l’arco di Druso, nonché le numerose case e ville private, quali la villa dei Misteri, villa di Diomede, una grossa azienda agricola, la casa dei Vetti, la casa del Fauno, la casa degli Amorini dorati, la casa dei Dioscuri, la casa del Poeta tragico, la casa di Elpidio Rufo, importante per i suoi dipinti, la casa del Menandro.

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L’imperatore Tito durerà in carica soltanto 27 mesi per la sua prematura scomparsa avvenuta a soli 42 anni. In tale breve frangente si distingue e si fa benvolere per la generosità e capacità di comprensione delle esigenze del popolo. Si trova a fronteggiare le due grandi calamità dell’eruzione del Vesuvio e, l’anno successivo, di un gigantesco incendio a Roma. Egli si recherà ben due volte a Pompei partecipando anche con proprie risorse ai pochi interventi possibili in favore della popolazione colpita. Qualche decennio più tardi lo storico Gaio Svetonio Tranquillo definirà l’imperatore Tito, nell’opera “De vita Caesarum”, “amore e delizia del genere umano“.

Fonte: biografieonline.

Foto di Marek da Pixabay