Suicidio assistito primo caso in Italia

Suicidio assistito primo caso in Italia

Suicidio assistito primo caso in Italia. La sentenza choc del settembre 2019 da parte della Corte Costituzionale, verificate le quattro condizioni stabilite, ha fatto si che l’Asr Marche abbia potuto dare l’ok per il suicidio assistito di un 43enne immobilizzato ormai da 11 anni.

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Suicidio assistito primo caso in Italia.

Mario, 43 anni, paralizzato dalle spalle ai piedi dopo un incidente strdale in auto ha così dichiarato: ”Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”. 

“Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno – dice in un video – può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni”, e “condannarmi a una vita di torture.

Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perché si sta giocando sul dolore dei malati” (Fonte: rainews)

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E’ un iter lungo e doloroso per chi decide di porre fine alla propria vita se non è dignitosa, dignotoso è morire senza soffrire, conme ha sofferto Mario, e dopo aver ottemperato alle 4 condizioni imposte la Corte Costituzionale  con sentenza 242/2019, Mario ha ottenuto il parere medico del Comitato etico a proseguire sulla sua decisione.

Il Comitato etico ha dato la sua approvazione dopo aver confermato il possesso dei  requisiti richiesti per l’accesso legale al suicidio assistito con un farmaco letale, di Mario.

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I quattro requisiti richiesti sono il soggetto deve essere tenuto in vita da trattamento di sostegni vitali; deve essere affetto da patologie irreversibili; la patologia deve procurare sofferenze indicibili e soprattutto è cosciente di conseguenza può prendere decisioni libere e consapevoli.

La segretaria dell’associazione Coscioni  e codifensore di Mario, l’avvocato Filomena Gallo ha così dichiarato: ‘‘l comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Capato-Dj Fabo.

Ovvero Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda.

È molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito”.

Questa decisione così sofferta e disperata porrà fine alle sofferenze fisiche e psicologiche atroci che Mario ha provato in questi terribili 11 anni, e nessuno ha il diritto di contestare il suo desiderio,

Foto di Goran Horvat da Pixabay