Corea forze statunitensi e alleate la invadono attraversando il 38º parallelo Nord il 7 ottobre 1950

Corea forze statunitensi e alleate la invadono attraversando il 38º parallelo Nord il 7 ottobre 1950. E’ il 25 giugno del 1950 quando cinque divisioni dell’esercito nord-coreano invadono il confine del Sud della Corea. Ciò grazie all’ausilio dell’allora Unione Sovietica, indiscutibilmente coinvolta a livello di forniture militari e mezzi attrezzati. Gli uomini impiegati sono circa ottantamila. È l’antefatto, ma è anche e soprattutto l’inizio della cosiddetta Guerra di Corea, nota anche come “guerra del 38° parallelo”.

Gli Stati Uniti, fino a quel momento indecisi se intervenire o meno (nonostante le continue tensioni, per giunta strascichi diretti della stessa Seconda Guerra Mondiale), decisero per l’intervento. Avendo avuto piena certezza del coinvolgimento da parte del rivale sovietico. Inoltre, a dire dello stesso Generale Ridgway, un indebolimento di un paese “amico”, come appunto la Corea del Sud, nell’area asiatica, avrebbe spostato l’asse dell’URSS e dei paesi a esso legati troppo avanti.

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Non è una questione di territori – disse appunto in un celebre discorso il Generale Ridgway – né di difendere o meno i nostri alleati: si tratta di sapere se la civiltà occidentale, che Dio ha permesso nascesse nei nostri amati paesi, sarà in grado di sfidare e di sconfiggere il comunismo”.

La Guerra Fredda in pratica, ammantata della consueta retorica di stato, era di fatto cominciata. Con l’unica caratteristica, assolutamente non trascurabile, di doversi combattere in altri paesi del mondo, più o meno direttamente. Inoltre, nei circa tre anni di durata della Guerra di Corea (1950-1953), l’intera popolazione mondiale rimase letteralmente con il fiato sospeso. Il timore diffuso fu lo scoppio di un nuovo conflitto su larga scala. Tutti erano memori dell’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale, aggravata dall’uso delle bombe nucleari già sperimentate a Hiroshima e Nagasaki. 

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L’intera nazione coreana, alla fine del conflitto mondiale, si ritrovò riunificata, anche a causa dell’indebolimento improvviso e destrutturante nel quale si ritrovò il Giappone. Ex protettorato nipponico, la Corea venne dichiarata libera ma, nei fatti, restava soggetta a due zone di influenza, l’una americana (Sud) e l’altra sovietica (Nord). Truppe d’occupazione, come in altri territori del mondo (si pensi alla Germania), permanevano in entrambe le aree di influenza.
Nell’estate del 1947 poi, le Coree divennero due stati separati, esattamente lungo la linea del 38° parallelo, il quale appunto divenne talmente famoso da dare il proprio nome all’intero conflitto.

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La partita era aperta e metteva di fronte l’Occidente democratico, totalmente di marca americana, e l’Oriente comunista, ad appannaggio dell’Unione Sovietica. Il 15 agosto dello stesso anno, veniva eletto il presidente della nuova Repubblica di Corea (nel Sud). Si trattava di Syngman Rhee, il quale non mancò di dare la propria influenza attraverso un tipo di politica piuttosto torbido e, soprattutto, orientato verso un nazionalismo sfrenato. Non fu da meno Kim Il Sung , presidente della nascente Repubblica Popolare Democratica di Corea, in data 9 settembre, con capitale Pyongyang.

Tra il 1949 ed il 1950 dunque, le tensioni tra i due paesi giunsero al culmine, anche perché entrambi i rappresentanti proponevano la riunificazione delle due coree come principale proclama politico. Dopo alcuni episodi minori lungo il confine, il confronto divenne presto infuocato, con gli eserciti dell’URSS e degli Stati Uniti pronti a rientrare nel paese che avevano abbandonato solo all’inizio del 1949.

L’esercito sud-coreano, mal addestrato e poco equipaggiato, in queste prime battute della guerra di Corea venne rapidamente sconfitto. Seoul, in breve tempo, fu preda dei nord-coreani. Unicamente la zona limitrofa al porto di Pusan, restava in mano all’esercito sud-coreano.
La risposta arrivò per mezzo dell’Onu, fresco di fondazione, dunque regolata e, almeno nelle intenzioni, sulla carta, istituzionalizzata a tutti gli effetti (per quanto orfana del voto russo, in protesta nei confronti della risoluzione). Su mandato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti, affiancati da altri diciassette paesi, intervennero militarmente nel tentativo di liberare il paese occupato e, alla fine, rovesciare il governo in Nord Corea.

Alla fine della Guerra di Corea, al termine delle ostilità, il numero delle vittime fu stimato intorno ai quasi tre milioni, tra morti, feriti e dispersi, tra i quali non pochi civili.

Fonte: biografieonline.it

Foto di contropiano.org