Daniele Contucci onorando la memoria del collega Diego Turra, chiede tutela fisica-psichica a chi difende la giustizia.

Loro vivono in guerra quotidiana, contro la delinquenza, la Mafia, i disordini, sono giovani e non giovani ma sempre attivi, anche con turn over massacranti, quando la giustizia invoca la loro presenza, sono gli agenti della Polizia impiegati nei vari settori ma uniti nel loro dovere, uniti nell’ideologia comune di giustizia; ma questi agenti di polizia che per poche centinaia di euro al mese offrono anche la vita sono tutelati fisicamente e psicologicamente da un mestiere che destabilizzerebbe anche il carattere più forte? i Vertici di sicurezza salvaguardano la loro integrità fisica e psichica con appropriati analisi, con aiuti psicologici che possano determinare una tranquillità emotiva? 

Una voce si leva alta e forte, la voce di Daniele Contucci, ex celerino del 1° reparto Mobile, che sottolinea e denuncia una mancanza verso i propri fratelli e sorelle del corpo di Polizia, una mancanza che, onorando la morte del collega Diego Turra, deceduto per infarto nei disordini con i no border a Ventimiglia, ammonisce e avverte chi di dovere delle necessità di opportuni controlli fisici e psicologici da sottoporre lungo il corso della professione-missione di agente di polizia.<br />
Ascoltiamola questa voce, diffondiamola, affinché gli organi preposti ascoltino questa voce in difesa dei propri colleghi che si espongono quotidianamente, a nulla valgono le condoglianze, le corone di fiori dopo una morte che si poteva evitare, vale una giusta osservanza di tutela per preservare la vita di questi giovani e non giovani.

Daniele Contucci, Assistente Capo della Polizia di Stato in forza alla Direzione Centrale Immigrazione e Polizia delle Frontiere, Dirigente Sindacale Consap, ha lavorato per ben nove anni (dal 1994 al 2003) come celerino al 1° Reparto Mobile di Roma:

‘Alla luce di quanto accaduto, durante i tafferugli tra polizia e no border a Ventimiglia, dove, purtroppo, recentemente ha perso la vita a causa di un infarto il collega Diego Turra, posso fare delle considerazioni tratte dalla rabbia e dal dolore per una morte che forse si poteva evitare.

DANIELE CONTUCCI

Dopo aver espresso il cordoglio alla sua famiglia ed a tutti i colleghi che quotidianamente condividevano le lunghe e stressanti giornate lavorative, credo sia giusto dare alcune delucidazioni sul lavoro del celerino’

Prosegue Daniele: ‘Scorrendo le pagine dei quotidiani ritroviamo per l’ennesima volta il cordoglio delle istituzioni e dei vari sindacati di vecchio corso che accorrono in seguito ad una disgrazia senza però mai prendere provvedimenti concreti a favore di chi serve lo Stato con indosso una divisa. Il personale addetto ai Reparti Mobili non sempre giovane d’età e fisicamente in forma, è soggetto a continuo stress lavorativo talvolta accompagnati da stati d’ansia che si ripercuotono nella vita familiare.’
‘Servirebbe monitorare costantemente lo stato psicologico dei singoli operatori non solo al loro ingresso, ma specialmente durante la carriera lavorativa, mediante supporto di personale medico specializzato.

‘Vista la recente cronaca preciso che nessun monitoraggio sullo stato di salute (elettrocardiogramma, ecc.) avviene in maniera continuativa, questo, forse, servirebbe a prevenire disgrazie di questo genere: Il personale dei Reparti Mobili impegnati in servizio di Ordine Pubblico sono divisi in squadre da 8-10 unità, ove necessiterebbe la presenza tra essi di almeno uno con qualifica di operatore di primo soccorso munito di defibrillatore. Inoltre servirebbe un turn over in grado di mandare in pensione il personale in età avanzata per questa tipologia di servizi, equipaggiamento idoneo ad affrontare gli sbalzi termici stagionali e modalità di servizio più umane.’

Ora una domanda sorge spontanea: Perché nessuno mai abbia fatto richiesta ed ottenuto cose così elementari a tutela di chi ogni giorno garantisce l’Ordine Pubblico? NON VOGLIAMO ASSISTERE A MORTI EVITABILI!!!’

Firmato: un ex celerino Daniele Contucci

P.S.: Nonostante siano trascorsi più di dieci anni dal mio impiego al Reparto Mobile non ho mai dimenticato la fratellanza e lo spirito di corpo che mi accomuna ai tanti amici leali e sinceri che sono sparsi in tutti i Reparti Mobili d’Italia. RIP DIEGO