Favole cinesi incantevoli che insegnano i veri valori

Costituiscono una vera e propria forma di letteratura popolare. Molte favole cinesi non sono state mai trascritte, e perdurano grazie alla tradizione orale. Rappresentano un utile strumento per trasmettere i principali valori della cultura orientale alle nuove generazioni.

Ne presentiamo 3 che fanno capire come la mancanza di valori portino a volte a disastrose situazioni durante il percorso di una vita.

Il gabbiano e la bontà

Si racconta che in un antico regno viveva un uomo ricco e potente che amava i gabbiani. Tutte le mattine si alzava e guardava il mare, verso cui il suo palazzo si affacciava. Restava lì per ore, estasiato, a contemplare quegli uccelli bianchi che tanto lo meravigliavano.

Un giorno trovò un gabbiano sulla terrazza. Commosso, si avvicinò con cautela all’uccello accorgendosi che era ferito. Con tutta la dolcezza possibile, lo prese tra le braccia e ordinò ai suoi medici di curarlo. Per fortuna, la ferita non era troppo profonda e il gabbiano guarì in fretta.

Estasiato dall’animale, l’uomo decise di tenerlo con sé. Fece preparare per lui le migliori pietanze…fagiano, carni esotiche, frutti deliziosi e prelibatezze di ogni tipo. Eppure, il gabbiano non mangiava nulla. L’uomo provò a convincerlo a mangiare, senza riuscirvi. Passarono così tre giorni, poi il volatile morì.

Cosa mancava al gabbiano? La sua libertà di volare nel cielo e l’uomo che lo voleva solo per lui per un amore egoista lo fece morire perché pur amandolo non ha tenuto conto delle esigenze del gabbiano.

 L’uomo che non vide più nulla

L’uomo sapeva che i commercianti del posto riempivano i bancali del mercato con le loro bellissime figure in oro. Oggetti che venivano adagiati su splendidi teli in velluto per consentire agli uomini ricchi della città di prenderle in mano e osservarle. A volte compravano, a volte no.

L’uomo studiò un piano per appropriarsi di una di quelle bellissime figure dorate che risplendevano sotto la luce del sole. Un giorno, quindi, si vestì con i suoi abiti migliori. Si recò al mercato fingendo di osservare i pezzi d’oro e, senza pensarci due volte, ne prese uno e fuggì. Non riuscì a fare molta strada prima di essere catturato.

Le guardie gli chiesero come gli fosse venuto in mente di rubare dell’oro in quel modo, alla piena luce del giorno e con centinaia di testimoni. L’uomo rispose che la sua sete d’oro lo aveva accecato impedendogli di riflettere. 

Morale: mai essere ciechi specialmente se la cecità è accompagnata dall’avidità.

Il signore che amava i dragoni

Vi era in Cina un uomo di nome Ye con l’ossessione per i draghi. Ne adorava la forma, lo sguardo. Rimaneva estasiato nel vedere le raffigurazioni che ritraevano queste incredibili creature mentre sputavano fuoco dalla bocca o sottomettevano tutti i nemici che affrontavano.

La sua ammirazione verso i draghi era tale che conosceva ogni leggenda su di loro. Aveva perfino fatto dipingere giganteschi draghi sulle pareti e sui tetti della propria dimora. Un vero e proprio tempio dedicato ai draghi.

Una notte da una delle finestre della sua casa fece capolino la testa di un drago. Senza dare a Ye nemmeno il tempo di reagire, cominciò a sputare fuoco dalle fauci costringendo l’uomo a correre e gridare per tutta la casa. Questi fuggì, completamente sotto shock per lo spavento.

La morale di questa favola cinese è che bisogna sempre tenere presente la realtà, mai abbandonarsi ai nostri sogni che costruiamo nella nostra mente, quindi un piede ben saldo per terra e l’altro a 1 metro di altezza.

Fonte: lamenteemeravigliosa.it

Foto di artmajeur.com