I Promessi Sposi assalto ai forni per fame l’11novembre 1628

I Promessi Sposi assalto ai forni per fame l’11 novembre 1628. I Promessi Sposi è un romanzo storico scritto da Alessandro Manzoni che in alcune sue parti racconta uno spaccato di Milano allora governato dal dominio spagnolo, alcuni episodi che si fondano su documenti d’archivio e cronache dell’epoca., del XVII secolo, quali  le vicende della monaca di Monza  (Marianna de Leyva y Marino) e la Grande Peste del 1629-1631, di cui fa parte l’assalto ai forni della popolazione milanese, affamata per la carestia causata dalla peste. Si trae da Biografieonline un riassunto dell’accaduto.

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Da Biografieonline: ” Nel capitolo 12 dei Promessi Sposi Alessandro Manzoni racconta l’assalto ai forni. In questa parte del romanzo lo scrittore riesce a creare il giusto equilibrio tra le vicende storiche e quelle di fantasia, il risultato – bisogna dirlo – è eccellente. Il Manzoni descrive uno dei violenti  tumulti che sconvolgono in quel periodo la città di Milano. L’intero territorio della Lombardia, soggetto alla dominazione spagnola, soffre per la fame e gli stenti.

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Oltre alla carestia, che si è abbattuta a causa di una forte siccità, il vice Governatore di Milano Antonio Ferrer ordina l’aumento del prezzo del pane. Tale provvedimento suscita la violenta reazione da parte del popolo, che si raccoglie per le strade e in Piazza Duomo per organizzarsi e assalire i forni. L’episodio che accende la miccia della rivolta è un ragazzo che viene visto portare del pane a casa dei signori.

 La folla assalta il forno dal quale il garzone è uscito, poi passa al Forno delle grucce, che viene completamente saccheggiato. La polizia cerca di fermare la folla inferocita (e affamata), ma il Capitano di giustizia viene colpito alla fronte da un sasso e ordina gli agenti a ritirarsi. Renzo arriva nella città di Milano proprio mentre imperversano gli scontri (è l’11 novembre, giorno del Tumulto di San Martino), e si lascia trascinare dalla folla dedita ai saccheggi. Da ingenuo popolano che vive lontano dalla città, Renzo cerca di capirci qualcosa, e segue la folla che decide di assalire la casa del vicario di provvisione, che si occupa dell’approvvigionamento nella città.

Il Manzoni in questo complesso capitolo, compie una digressione sulle ragioni che hanno provocato la carestia nel territorio lombardo e descrive minuziosamente degli eventi a cui Renzo assiste. Attraverso gli occhi di Renzo il Manzoni si lascia andare ad alcune considerazioni personali sulle vicende storiche ed economiche del periodo. In questa parte del romanzo lo scrittore riesce a trasformare il personaggio Renzo da popolano ignorante in un uomo consapevole dei cambiamenti sociali che stanno avvenendo e partecipe di questi.

Nella seconda parte del capitolo si alternano: 1) i pensieri di Renzo sulle vicende milanesi; 2) le voci provenienti dalla moltitudine in fermento; 3) gli interventi personali del Manzoni. I critici manzoniani parlano di “romanzo di formazione” riferendosi a questa parte dell’opera, dove il personaggio di Renzo subisce una graduale trasformazione, aprendo gli occhi su una realtà che non conosce e che lo lascia alquanto perplesso.

Il giovane Renzo cerca quindi di controllare le emozioni e di dipanare la confusione che lo assale di fronte agli avvenimenti di cui è spettatore: guardando il pane per terra, per esempio, avverte un forte senso d’ingiustizia e un’offesa verso i poveri che non hanno nulla di che mangiare.

Renzo, poi, si mette a osservare le persone della città, così diverse da quelle che lui incontra nel paese, ascolta i loro discorsi e i pareri spesso contrastanti su quello che sta succedendo. E’ particolarmente bravo, il Manzoni, a cogliere la realtà attraverso il “binocolo” del personaggio Renzo, e a trasmettere a lui considerazioni ed emozioni che in realtà sono proprie

Fonte: Biografieonline.

Foto EccoLecco