Il caso giudiziario di Gino Girolimoni

Il caso giudiziario di Gino Girolimoni

Il caso giudiziario di Gino Girolimoni. Si tratta di uno dei più famosi casi giudiziari italiani, insieme al ‘Caso Tortora’. In questo specifico caso, Gino Girolimoni fu accusato di avere rapito, stuprato e ucciso dei bambini. Un caso he ancora oggi non ha un colpevole ma che ha distrutto la vita di un uomo innocente, additandolo come il “Mostro di Roma” anche dopo la sua assoluzione.

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Ci troviamo nell’Italia pre-fascista. Benito Mussolini – dopo la marcia su Roma – si trova a guidare il Regno d’Italia e sta muovendo i primi passi per consolidare la stretta dittatoriale sugli italiani.

Tra il 1924 e il 1927, la futura capitale dell’Impero Fascista fu scossa dagli efferati delitti di un serial killer che si aggirava per le vie della Città Eterna alla ricerca di piccole vittime innocenti da rapire, stuprare e uccidere a sangue freddo.

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Il ‘Mostro di Roma’ uccise cinque delle sette vittime totali. Ecco i loro nomi.

31 marzo 1924: Emma Giacomini (4 anni). Rapita e violentata ma riuscì a fuggire dalle grinfie del suo carnefice.

04 giugno 1924: Amanda Leonardi (2 anni). Riuscirà a liberarsi dalla stretta del mostro, grazie alle sue urla disperate che attirarono i passanti, costringendolo a lasciarla libera.  

La sera stessa però, riuscì a rapire, violentare e uccidere (mediante lo strangolamento) Bianca Carlieri (4 anni).

25 novembre 1924: Rosina Pelli (4 anni). Seconda vittima del ‘Mostro di Roma’.

30 maggio 1925: Elisa Berni (6 anni). Anche lei fu rapita, abusata sessualmente e uccisa con le stesse modalità delle altre piccole vittime.

26 agosto 1925: Celeste Tagliaferri (1 anno e mezzo). Forse si tratta del delitto più efferato del ‘Mostro di Roma’. Rapita dalla sua casa in via Dei Corridori, fu ritrovata qualche ora dopo – ancora viva – sulla via Tuscolana. Semivestita e gravemente ferita al basso ventre. E morirà qualche ora dopo il suo ritrovamento.

12 febbraio 1926: Elvira Coletti (6 anni). Si tratta dell’ultima superstite del ‘Mostro di Roma’.

12 marzo 1927: Amanda Leonardi (5 anni). Superstite nel 1924, il ‘Mostro di Roma’ tornerà dopo circa tre anni a prenderla per terminare il lavoro.  

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Questi atroci delitti sconvolsero l’opinione pubblica e misero sotto pressione il regime fascista che non poteva permettersi di fallire sulla tutela della scurezza e dell’ordine. Uno dei suoi caposaldi mentre metteva al bando i Partiti antifascisti, i giornali, i sindacati e l’intera società italiana. E così, intervenne lo stesso Benito Mussolini che convocò il Capo della Polizia Arturo Bocchini, e gli ordinò di trovare il colpevole di quegli efferati delitti. E alla fine trovarono il capro espiatore in Gino Girolimoni (38 anni).

Gino Girolimoni nasce a Roma nel 1889 ed era un fotografo e mediatore per gli operai vittime di infortuni sul lavoro, scapolo e benestante.  E per sua sfortuna i vari identikit del ‘Mostro di Roma’ avevano molti punti in comune con lui. E non mancarono anche le false testimonianze come quella rilasciata da un suo vecchio commilitone che sostenne che Gino Girolimoni fu visto da diverse persone violentare una bambina a Casarsa delle Delizie.

Alla fine, fu arrestato e passò quattro mesi in isolamento presso il carcere di Regina Coeli a Roma. Nessuno lo ritenne innocente, nonostante non fossero trovate prove concrete sulla sua colpevolezza, tranne che per Giuseppe Dosi Commissario di Pubblica Sicurezza.

Riuscì a far cadere le accuse nei confronti di Gino Girolimoni e riuscì anche a riaprire il caso ma gli costò la carriera. Infatti, il regime fascista pur di nascondere la loro incompetenza nelle indagini sul ‘Mostro di Roma’, decise di punire Giuseppe Dosi: fu arrestato e recluso per 17 mesi presso il manicomio criminale. Solo dopo la caduta del regime fascista, fu reintegrato nella polizia e in seguito collaborò alla fondazione dell’Interpol.

Scagionato dall’accusa di essere il ‘Mostro di Roma’, l’8 marzo del 1928, Gino Girolimoni, perse il suo lavoro e poco alla volta il suo patrimonio, morendo in povertà il 19 novembre del 1961. Al suo funerale solo pochi amici presenti tra cui il commissario Giuseppe Dosi. Purtroppo per decenni il cognome Girolimoni fu accostato alla pedofilia.

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Il commissario Giuseppe Dosi non si diede per vinto e dopo essere riuscito a far scagionare Gino Girolimoni, continuò a indagare sul ‘Mostro di Roma’ e – forse – l’ho individuò nella persona di  Ralph Lyonel Brydges pastore protestante inglese che visse a Roma dal 1922 al 1927. Il religioso inglese aveva diverse condanne di molestie sessuali nei confronti di bambine e mentre si trovava in vacanza a Capri fu arrestato il 24 aprile del 1927 perché sorpreso a molestare una bambina inglese residente nel suo stesso albergo.

E nonostante il commissario di Capri notò diverse somiglianze con il ‘Mostro di Roma’, Ralph Lyonel Brydges fu liberato su pressione del Governo Britannico su quello fascista. Poco dopo di lui e della moglie si persero le tracce.

L’incontro tra Ralph Lyonel Brydges e il commissario Giuseppe Dosi avverrà il 13 aprile del 1928 su una nave proveniente dall’Africa portoghese, ormeggiata nel porto di Genova in attesa di salpare per il Canada. L’incontro tra i due porterà il commissario Giuseppe Dosi a riscontrare diverse prove di colpevolezza a carico di Ralph Lyonel Brydges che lo indicherebbero come il ‘Mostro di Roma’.

Il commissario Dosi, riuscì a trarre in arresto Ralph Lyonel Brydges e rinchiuderlo in un istituto psichiatrico dove fu sottoposto a una perizia che lo considerò un soggetto non pericoloso anche se pedofilo. Una volta liberato – grazie all’ostruzionismo del Governo fascista e l’intervento di Londra – Ralph Lyonel Brydges lascerà per sempre l’Italia per il Canada. Morirà negli Stati Uniti d’America nel 1946.