Pensioni Cesare Damiano rilancia tema carriere discontinue giovani proposta pensione cittadinanza

Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera,  è un personaggio politico sempre in prima linea per quanto riguarda il tema previdenziale e non è da meno per il futuro pensionistico riguardante i giovani, che potrebbero essere i poveri del futuro, grazie alla riforma previdenziale Fornero 2011 che ha innalzato l’età pensionabile a dismisura; Cesare Damiano ha rilanciato il tema delle carriere discontinue dei giovani mettendo sul tavolo una proposta per la pensione di cittadinanza, una forma di garanzia finanziata dalla fiscali­tà generale, ma anche in parte dalla previdenza, una modifica che sarà motivo di confronto tra Esecutivo e sindacato per le modifiche sulla struttura pensionistica, Damiano ha  ricordato: ‘È prevista nella proposta di leg­ge 2100 Gnecchi-­Damiano: pre­vede che per tutti i lavoratori an­dati in pensione dal ’96 con il contributivo si assicuri un asse­gno base pari a quello sociale, circa 500 euro. Poi ciascun lavo­ratore aggiungerà i suoi contri­buti: ma questo assegno base è finanziato dalla fiscalità genera­le e in parte dalla stessa previ­denza’.

Di legge da Pensioni Oggi, un articolo scritto dalla redazione, le dichiarazioni a tal proposito rilasciate da Cesare Damiano: ‘E una misura di civiltà, si evita che ci sia un esercito di nuovi poveri, prendendo come standard di dignità un assegno di 1500 euro lordi e integrando la parte mancante a tale soglia. Lo stesso principio è contenuto nel verbale firmato da governo e Cgil, Cisl e Uil lo scorso settembre. Chi ha alle spalle una carriera fatta di contratti a termine, li­cenziamenti, voucher, stage, non avrà i contributi sufficienti per un assegno dignitoso. Le risorse si possano trovare anche modificando i meccanismi interni allo stesso sistema previdenziale. Ad esempio con il contributivo non esiste più l’integrazione al minimo: reinvestiamo quei mi­liardi per la pensione dei giova­ni di oggi’

Per assicurare a chi lavora una continuità in vista di una pensione dignitosa – prosegue Damiano –  che è parte necessaria della cit­tadinanza ­bisogna rivede­re in più punti la normativa sul lavoro e sugli ammortizzatori sociali. A partire dalla normativa sull’articolo 18, che per quanto riguarda i licenzia­menti collettivi e quelli discipli­nari, dovrebbe vedere il ripristino in alcuni ca­si la reintegra. Poi devi rendere strutturali gli incentivi alle as­sunzioni a tempo indetermina­to in modo da rendere questo contratto meno costoso di quel­li flessibili: finora gli incentivi sono stati solo uno spot, alti nel 2015 e adesso quasi spariti; infine, gli ammortizzatori sociali: va ripristinata, in termini ecce­zionali e mirati, la mobilità, per­ché se perdi il lavoro intorno ai 60 anni e l’età di pensione è sta­ta spostata di 5 o 6 anni, ti ritro­vi un gap che non puoi più col­mare con gli attuali sostegni. Noi abbiamo già fatto la prima parte, permettendo con l’Ape di anticipare l’uscita a 63 anni: adesso dobbiamo riformare gli ammortizzatori. Quest’anno ci sono già 185 mila lavoratori che finita la mobilità non avranno più l’incentivo alla ricollocazio­ne e non è detto che arrivino al­la pensione: sono nuovi disoccu­pati potenziali

Fonte: ‘PensioiniOggi