Prima alla Scala di Milano l’urlo della discordia riscalda la platea

Prima alla Scala di Milano l’urlo della discordia riscalda la platea. La Prima della Scala è un evento tradizionale meneghino a cui partecipano personalità molto importanti dello Stato e Vip come si è visto anche ieri sera con un fuori spettacolo che ha fatto irrigidire alcuni politici, in particolare Salvini, quando si è sentito dopo l’Inno di Mameli un urlo “Viva l’Italia antifascista”, ma questo non ha fermato il grande spettacolo che la Scala offre come prima ogni anno.

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L’urlatore si chiama Marco Vizzardelli che così si è giustificato con le forze dell’ordine quando lo hanno fermato: “A metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo” proseguendo: “Alla fine dell’atto mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi, ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso dato che siamo in un Paese democratico”, certamente insospettiti comunque altri quattro agenti identificatisi come facenti parte della Digos lo hanno avvicinato nel foyer chiedendo i documenti d’identità.

Vizzarelli ha replicato: “sono andato nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l’ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto “viva l’Italia fascista”. Si sono messi a ridere anche loro ma mi han detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità”.

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Dal palco delle autorità la voce irritata di Salvini si è fatta sentire: “Se uno viene alla Scala a urlare o agli Ambrogini a fischiare ha un problema»,, ricordando come invece «alla Scala si viene per ascoltare, non per urlare. Per fortuna la musica ha spiazzato via le polemiche, è stata un serata bellissima, mentre la senatrice a vita Segre ha commentato: “Per me è stata una serata bellissima, mi è mancato Mattarella ma per il resto tutto perfetto” non facendo nessun riferimento all’urlo del Vizzarelli, valutando solo la serata nel suo insieme.

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Vale la pena di sottolineare che comunque quell’urlo, dopo l’Inno di Mameli, “Viva l’Italia antifascista” era un chiaro messaggio ai parlamentari raccolti nel palco, un messaggio alla maggioranza che guida questo Stato al di là della bellezza dell’opera lirica Don Carlo di Giuseppe Verdi, che ha ricevuto ben 13 minuti di applausi, nonostante il basso Michele Pertusi, che interpretava Federico II, non si sentisse bene, causa la gola, ha cantato ugualmente e nell’atto finale ha raccolto un fragoroso applauso d consenso da parte della platea.

Fonte: openonline.it

Foto di operapertutti.it