Riforma pensioni M5s Pd scontro frontale Montecitorio no delibera equiparazione vitalizi parlamentari e cittadini

Dimostrazione incivile di un confronto-scontro frontale tra parlamentari del M5S e parlamentari del PD in aula a Montecitorio per la bocciatura delibera per l’equiparazione dei vitalizi pensionistici dei parlamentari con quelli dei cittadini, una dimostrazione che sottolinea l’andamento politico, al quale gli italiani sono sottoposti, e non un confronto pacato, con ragionevolezza, per raggiungere un accordo, abituale ormai nelle aule del Governo, quando si tratta di diritti e di giustizia, uno squallido quadro che rimarca il degrado della politica italiana.

La proposta del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio del M5S,  aveva l’intento non di tagliare le pensioni della ‘casta’ ma adeguarle, con il ricalcolo dei contributi effettivi versati, alle pensioni dei cittadini eliminando quella sperequazione abnorme ed ingiusta, una battaglia contro quei privilegi chiamati ‘diritti acquisiti’, che costano alle casse statali un enorme fiume di denaro gravato sulle spalle dei cittadini; Di Maio ha improvvisato un comizio contro questa bocciatura, ripreso sui social: ‘Dopo questo gesto disperato, dopo questo atto politico, sono finiti del tutto.  So che andremo al governo’, Alessandro Di Battista ha rimarcato: ‘Tutto quello che fanno è abusivo. Da questi soggetti mi aspetto di tutto, per arrivare al 15 settembre, giorno che maturano il prepensionamento.’.

La replica del Pd non si è fatta attendere: ‘Propaganda‘, non solo,  Scelta Civica ha affondato la lama: ‘Squadrismo fascista’, mentre Fdi, che comunque ha votato la delibera pentastellata ha sottolineato con la parola ‘ipocrisia‘  l’astensione attuata dal M5S su un emendamento che avrebbe reso retroattiva la struttura suggerita dai pentastellati; a nostro parere questa è una battaglia da tempo iniziata per le prossime elezioni e la guerra senza quartiere, per ottenere assensi e consensi, si fa ogni giorno più serrata e quale migliore investimento per ottenerli se non sulla riforma pensioni?

La delibera pentastellata è stata bocciata e al suo posto è stato varato il testo di  Marina Sereni, del Pd, per reintrodurre un contributo di solidarietà nel prossimo triennio  sugli ‘assegni vitalizi e trattamenti previdenziali, diretti e di reversibilità, corrisposti ai deputati cessati dal mandato‘; una forma di assistenzialismo inqualificabile pur di non toccare privilegi e vitalizi assicurati dai ‘diritti acquisiti’ della ‘casta’, una forma indegna che non ha nulla a che fare con l’equiparazione delle pensioni tra parlamentari e cittadini, una sorta di elemosina triennale per acquisire assensi e consensi dei cittadini votanti alle prossime elezioni, da parte di un partito che dovrebbe fare gli interessi dei lavoratori e pensionati invece che difendere a spada tratta, come attualmente sta facendo, gli interessi dei pochi a discapito dei molti, con l’acquiescenza dei sindacati che preferiscono tacere e non combattere, facenti parte anche loro della cd ‘casta.

E siamo sempre alle solite….Cumuli, tetti, scatti, gettoni, emolumenti, un corredo mitologico di favori per la Casta. Lo schema più o meno è il solito da oltre vent’anni, nonostante i vari aggiustamenti e accorgimenti d’austerità messi in atto dal potere. Per cui tutto si ripropone sempre uguale, a cominciare dalla coda di paglia che su questo genere di storie gli organi costituzionali mostrano alla pubblica opinione nella loro ora deplorevole e ora volonterosa intermittenza. E se pure può suonare riduttivo e per certi versi anche un po’ depressivo, resta il fatto che in un paese complicato come l’Italia la più spontanea, fervida e virale letteratura della lamentazione e del discredito riguardo ai fortunati cumulatori di stipendi e pensioni, il fargli di continuo i conti in tasca assimilandoli a delle sanguisughe, beh, tutto questo è comunque il sintomo, uno dei tanti, di una crisi di legittimità che si avvita su se stessa girando a vuoto e prolungandosi rabbiosamente nel tempo. “Fermento rivoluzionario non è ciò che fa sollevare un popolo,ma ciò che fa marcire una classe dirigente”.

Fonte: Sole24Ore