Sinead O’Connor addio alla indomabile ribelle spentasi a 56 anni Video

Sinead O’Connor addio alla indomabile ribelle spentasi a 56 ann Videoi. Si è ricongiunta a quel figlio che amava tanto teneramente e disperatamente, morto suicida circa un anno fa e di lui aveva scritto: ” “Era l’amore della mia vita, la luce della mia anima. Eravamo un’anima in due metà. È stata l’unica persona che mi abbia mai amato incondizionatamente. Sono persa nel limbo senza di lui”. nel suo ultimo post sociale dove era postata una foto di lei abbracciata al figlio, ” “Da allora vivo come una creatura notturna non morta”.

Da Claudio Fabretti di ondarock.it rileviamo: ”Dotata di uno straordinario talento di vocalist e di quasi altrettanta capacità autodistruttiva, folle, aggressiva, romantica, disperata, Sinéad O’Connor è una delle grandi protagoniste del rock al femminile a cavallo tra la fine degli anni 80 e il decennio successivo. La sua è stata sempre e comunque una vita esagerata. Contro tutti, ma spesso anche contro sé stessa, con i suoi tumulti, le sue sceneggiate e le sue provocazioni, a partire da quando debuttò sulle scene completamente calva a quando strappò in diretta tv una foto del Papa, fino alla decisione di farsi ordinare suora prima e di convertirsi all’Islam poi.


O’Connor è così riuscita nella doppia impresa di conquistare un enorme successo in tutto il mondo e di dissiparlo in pochi anni, anche sotto il peso dei suoi problemi di salute, fisica e mentale. Così lo stardom che lei stessa bramava le si è ritorto contro, in una sorta di crudele pena del contrappasso. Fino al tragico epilogo del 2023 che ha lasciato attoniti tutti coloro che l’hanno amata.

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Sinéad O’Connor nasce nel 1966 a Dublino, nel sobborgo operaio di Glenageary. La sua è un’infanzia travagliatissima: a 9 anni, dopo la separazione dei genitori, viene affidata alla madre Marie. Quando però vengono alla luce gli abusi di costei (alcolizzata e depressa) sui quattro figli, il padre la prende in custodia e la affida a diversi collegi cattolici. Espulsa dalla scuola che frequentava, la O’Connor viene anche arrestata per furto, e rinchiusa in un riformatorio. Sinéad, però, ha fin da piccola il suo rifugio dorato: la musica; a una festa di nozze viene notata da Paul Byrne, bassista della band irlandese In Tua Nua, con cui registra nel 1981 il singolo “Take My Hand”; quindi, entra in un altro gruppo, i Ton Ton Macoute. In quel periodo studia piano e voce al Dublin College of Music. Nel frattempo, riesce a entrare in contatto con l’entourage del manager Fachtna O’Ceallaigh, amico degli U2 e boss dell’etichetta Mother. L’amicizia le frutta la partecipazione alla colonna sonora del film “The Captive” curata da Dave Evans degli U2. E’ il preludio al suo debutto su 33 giri, che avviene nel 1987. Nel frattempo, però, un’altra tragedia si abbatte sulla sua vita: la madre muore in un incidente d’auto nel 1985.

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Dopo tanti dolori, tormenti e lutti, inclusa la morte per suicidio del figlio Shane di soli 17 anni nel 2022, Sinéad O’Connor ci lascia il 26 luglio del 2023.
Non ce l’ha fatta,  a reggere il peso di una vita diventata insostenibile. Nel suo ultimo post sui social media, aveva twittato una foto del figlio Shane scrivendo: “Da quel giorno ho vissuto come una creatura notturna non morta. Era l’amore della mia vita, la lampada della mia anima”. Da anni, l’artista di Dublino combatteva con il suo insanabile dolore, con le sue turbolenze, anche spirituali, che l’avevano portata a convertirsi all’Islam nel 2018 come Shuhada’ Davitt.

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Quindi, una sequenza terribile di crolli nervosi, crisi depressive, ricoveri in strutture sanitarie e dichiarazioni disperate ai media. Come quella contenuta in un video pubblicato l’8 agosto 2017 sulla sua pagina Facebook: “Sono da sola, tutti mi trattano male e sono malata – raccontava – Le malattie mentali sono come le droghe. Vivo in un motel Travelodge in New Jersey e sono da sola. E non c’è niente nella mia vita eccetto il mio psichiatra”. Una vita che si è spenta in una triste giornata di mezza estate, lasciando in tutti noi la consapevolezza che niente, ma proprio niente si potrà mai raffrontare al suo talento.

Fonte: Claudio Fabretti su ondarock.it

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