Accadde Oggi Śrī Guru Amar Das diventa il terzo Guru del sikhismo il 25 marzo 1552

Accadde Oggi Śrī Guru Amar Das diventa il terzo Guru del sikhismo il 25 marzo 1552. Guru Amar Das (ਗੁਰੂ ਅਮਰ ਦਾਸ), nacque nel Punjab (nell’attuale distretto di Amritsar). Solo a 62 anni incontrò il Guru Angad Dev, a Khadur, e lo scelse come maestro spirituale, aderendo alla religione Sikh. Da quel momento lo servì umilmente e gli succedette nel 1552 come terzo Guru.

Da quel momento, Guru Amar Das si stabilì, con la famiglia e i suoi discepoli a Goindwal.

Guru Amar Das strutturò il sistema «ecclesiastico ». Creò ventidue manjis (comunità locali, sorta di diocesi) di cui parecchie governate da donne, infatti egli accordava un’importanza particolare all’uguaglianza di tutte le persone, in seno alla società indiana e alla giovane comunità Sikh, ed era interessato particolarmente allo status sociale delle donne. In questo senso egli combatté, il costume musulmano del purdah (confinamento in casa) e il costume induista del sati che prescriveva che una moglie si sacrificasse sulla pira funebre del marito.

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Inoltre stabilì dei riti semplici per il matrimonio e i funerali.

Sua figlia sposò un giovane discepolo di nome Jetha, che sarebbe divenuto, in seguito, Guru Ram Das, suo successore, poco prima della sua morte avvenuta, quando aveva 95 anni di età, il 1º settembre 1574.

Il Sikhismo è una religione monoteistica nata nella città di Kartarpur Sahib nell’India del XV secolo. 

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Le credenze fondamentali del sikhismo, articolate nel Guru Granth Sahib ji,  includono la fede e la meditazione sul nome dell’unico creatore; unità e uguaglianza divina di tutta l’umanità; impegnarsi in seva (“servizio disinteressato”); lottare per la giustizia, per il bene e la prosperità di tutti; e una condotta e un sostentamento onesti mentre si vive la vita di un capofamiglia. Seguendo questi precetti, il sikhismo rifiuta le affermazioni secondo cui ogni particolare tradizione religiosa ha il monopolio della verità assoluta.

Il sikhismo enfatizza il simran (ਸਿਮਰਨ, meditazione e ricordo delle parole di Dio), che può essere espresso musicalmente attraverso il kirtan, o internamente attraverso naam japna (“meditazione sul suo nome”) come mezzo per sentire la presenza di Dio. Insegna ai seguaci a trasformare i “cinque ladri“: sono le cinque principali debolezze della personalità umana in contrasto con la sua essenza spirituale e sono conosciuti come “ladri” perché rubano il buon senso intrinseco di una persona. Questi cinque ladri sono kaam (lussuria), krodh (ira o rabbia), lobh (avidità), moh (attaccamento) e ahankar (ego o orgoglio eccessivo), sono simili agli arishadvarga induisti, che però sono sei (kama-desiderio, krodha-rabbia, lobha-avidità, mada-arroganza, moha-illusione, matsarya-gelosia). Per gli induisti queste caratteristiche negative impediscono all’uomo di raggiungere moksha = मोक्ष, la liberazione e l’illuminazione, ovvero lo scopo supremo della vita umana, che sarebbe la libertà da dukkha e saṃsāra, il ciclo di morte e rinascita, dalla brama e dall’attaccamento alle passioni e dalla mente mondana, mediante la “conoscenza del vero sé”, chiamato atman. Nell’induismo ci sono poi altri tre obiettivi della vita umana, che sono: dharma = vita virtuosa, corretta, morale, artha = prosperità materiale, sicurezza del reddito, mezzi di sussistenza, kama = piacere, sensualità, appagamento emotivo).

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Lo scopo principale di un Sikh praticante è sottomettere questi cinque vizi interiori e renderli inattivi. Le azioni della propria mente (e, per estensione, del proprio corpo) dovrebbero essere al di sopra, al di là e senza interferenze da questi cinque mali interiori. È il dharma e il dovere di un sikh non sottomettersi a queste cinque concupiscenze della mente.

Fonte it.wikipedia.org

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