K2 scalato e conquistato dopo 50 anni da quattro italiani 27 luglio 2004

K2 scalato e conquistato dopo 50 anni da quattro italiani il 27 luglio 2004

Nel Karakorum il K2 è, per altezza, solo la seconda vetta del mondo, ma tenendo conto di altezza, pericolosità e difficoltà tecniche, è considerato l’ottomila più impegnativo”. Queste le parole di Reinhold Messner riguardo alla Montagna Selvaggia: con questo nome è conosciuto il K2 per la sua estrema difficoltà di scalata.

Noto anche come Monte Godwin-Austen, cioè colui che effettuò i primi rilevamenti nel 1856, ChogoRi (Grande Montagna in lingua balti, dialetto tibetano) o Dapsang, è situato nel gruppo Karakorum. Il suo nome, K2, sta ad incare la seconda cima del Karakorum, anche se in realtà questo è dovuto ad un errore di misurazione, essendo il K1, il Masherbrum, più basso. Si decide di mantenere la dicitura perché il 2 corrisponde alla posizione del K2 nella lista delle cime più alte al mondo, appartenente alla catena dell’Himalaya.

Dopo l’Everest, è la seconda montagna più alta del pianeta con i suoi 8.611 metri. Confina con il Kashmir del Pakistan e la Provincia Autonoma Tagica di Tashkurgan di Xinjiang, Cina. Appartenente al cosiddetto “Ottomila”, il gruppo delle 14 vette della Terra che superano gli 8.000 metri di altitudine, il K2 ha il terzo più alto tasso di mortalità di scalata. L’ascensione è ritenuta più difficoltosa di quella dell’Everest: i suoi versanti sono estremamente ripidi, vi è forte esposizione e numerosi tratti di arrampicata sono difficili ed impegnativi, soprattutto in prossimità della vetta; vi sono inoltre scarse possibilità di accampamento.

Il campo base è situato ad 80 Km di distanza a piedi dalla più vicina località raggiunta da veicoli, Askole, un piccolo villaggio situato nella parte più remota della regione del Karakorum, a circa 3.000 metri di altitudine. Per accedere alle vie di ascensione del K2 è necessario percorrere 60 Km sul ghiacciaio Baltoro, ghiacciaio vallivo situato dopo Askole. Quindi enormi difficoltà si riscontrano anche ad arrivare e a montare il campo base, considerando anche che spesso la montagna è soggetta allo scatenarsi di violente tempeste che durano diversi giorni.

I tentativi di scalare il K2 cominciano nel 1902 e se ne contano cinque. Il primo è compiuto da una spedizione guidata da Aleister Crowley ed Oscar Eckenstein, che giungono ad una quota di 6.600 metri ritirandosi poi a causa del maltempo.

La via di salita lungo lo sperone est della montagna, nota come Sperone degli Abruzzi, è scoperta nel 1909 dalla spedizione italiana guidata da Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi, da cui lo sperone prende il nome.

Seguono altre due spedizioni statunitensi negli anni Trenta, dove si raggiunge la quota di 7.800 e 8.200 metri. In quest’ultima muore la prima vittima del K2, il milionario Dudley Wolfe, i cui resti furono scoperti soltanto nel 2002. Nel 1953 un’altra spedizione statunitense si conclude in tragedia, con la morte di Art Gilkey, colpito da tromboflebite ed edema polmonare, spazzato via da una valanga.

Nel 1954 parte una spedizione italiana guidata dal ricercatore Ardito Desio e costituita da 30 alpinisti, 13 italiani e 10 hunza (popolazione che vive nelle valli pakistane), 5 ricercatori e 2 membri pakistani.

La squadra alpinistica risulta composta da: Erich Abram, Ugo Angelino, Walter Bonatti, Achille Compagnoni, Cirillo Floreanini, Pino Gallotti, Lino Lacedelli, Guido Pagani, medico-alpinista, Mario Pùchoz, Gino Soldà, Ubaldo Rey, Sergio Viotto. Capospedizione: Ardito Desio.

Del gruppo degli scienziati fanno parte: il capitano Francesco Lombardi, topografo dell’Igm; Antonio Marussi, direttore dell’Istituto di Geofisica dell’Università di Trieste; Paolo Graziosi, docente di Paleontologia all’Università di Trieste; Bruno Zanettin, petrografo, docente all’Istituto di Geologia all’Università di Padova; Mario Fantin, cineasta.

Designati per conquistare la cima sono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.

Fonte: Biografieonline