L’Oracolo di Delfi un mito da scoprire

L’Oracolo di Delfi un mito da scoprire. Gran parte dei miti ha origine dalla sconfinata fantasia umana, ma alcune di queste storie trasmesse per tradizione orale sono ispirate a eventi geologici realmente accaduti: romanzandone i protagonisti, i nostri antenati provavano a spiegare fenomeni naturali altrimenti incomprensibili, e a esorcizzare la paura di nuove catastrofi.

L’oracolo di Delfi, una città della Focide, che era il più famoso centro oracolare della Grecia, situato sulle pendici del monte Parnaso L’oracolo di Delfi traeva origine dall’uccisione del mostruoso serpente Pitone. Secondo il mito, Apollo insediò il santuario pitico e ordinò che una vergine, la Pizia, proferisse gli oracoli ispirata dal soffio divino.
I consultanti venivano fatti entrare uno alla volta all’interno del tempio di Apollo; prima, però, dovevano purificarsi alla fonte Castalia, pagare una tassa preliminare e offrire una capra in sacrificio. Da quel momento poteva avvenire l’incontro con la Pizia.

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Il mito che racconta il motivo di questo tempio narra che una titanide di nome Latona fu ingravidata da Zeus. Giunone, moglie del dio, essendo venuta a conoscenza dell’accaduto incaricò il terrificante serpente Pitone, di impedire che la dea portasse a compimento la gravidanza. Latona riuscì a sfuggire alle grinfie del mostro rifugiandosi nell’isola di Delo dove partorì la dea lunare Artemide e il dio solare Apollo. Comunque, il serpente Pitone continuò a minacciare Latona.

In seguito a ciò Apollo, solo quattro giorni dopo essere nato, si fece forgiare dal dio Efesto un arco e delle frecce. Andò a Delfi, dove viveva Pitone, custodendo il tempio laddove sua madre Gea (la Terra) pronunciava degli oracoli. Apollo trovò il serpente e lo uccise. Tuttavia Gea, madre di Pitone, andò a chiedere giustizia a Zeus. Per consolare Gea il padre degli dei istituì i giochi Pitici. Apollo fu costretto dapprima a fare il pastore per sette anni e poi a presiedere i giochi Pitici. In questo modo Apollo sostituì Gea nel ruolo di vaticinatore, diventando anche il custode e patrono di Delfi.

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Il suo interno è diviso in tre vani: il prónaos, il naós e l’opisthódomos. Il prónaos raccoglieva le massime dei Sette Sapienti. Il naós, dalla forma molto allungata, ospitava invece alcuni altari. Un locale posto sotto il tempio fungeva da ádyton, il luogo dove la Pizia pronunciava gli oracoli.
Nella cella del tempio, davanti alla statua di culto, bruciava un fuoco perenne, alimentato solo da legno di abete. Dal tetto pendevano numerose ghirlande d’alloro. Al centro del pavimento vi era una crepa, detta Χασμα, da cui si sprigionavano vapori capaci di indurre una specie di trance.
All’interno vi era anche una fonte di acqua la Kassotis alla quale si abbeveravano la Pizia, i sacerdoti e chi richiedeva gli oracoli.

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Il tempio, i cui resti sono visibili ancora oggi, si trova in una zona particolarmente attiva dal punto di vista sismico e sotto di esso sono state individuate due faglie, dalle quali è possibile venisse emanato gas. Sulla natura del gas e sulle sue proprietà allucinogene, tuttavia, ancora si dibatte. C’è chi ipotizza si trattasse di etilene, chi di benzene o di un mix tra metano e anidride carbonica.

Fonte: scuola.repubblic.it

Foto di lartediguardarelarte.

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