Aldo Moro 44 anni fa veniva assassinato dalle Brigate Rosse

Aldo Moro 44 anni fa veniva assassinato dalle Brigate Rosse. Commemorare questo eminente uomo politico che ha partecipato alla storia italiana è un dovere di noi tutti, per la sua morte ingiustificata perpetrata dagli esponenti delle Brigate Rosse operanti negli anni ’70, chiamati anni di piombo, il 9 maggio 1978.

Il 1959 è un anno molto importante per Aldo Moro. Si svolge infatti quel VII Congresso della Democrazia Cristiana che lo vedrà trionfatore, tanto che gli viene viene affidata la Segreteria del Partito, incarico riconfermatogli nel tempo e che manterrà fino al gennaio del 1964. Ma un altro anno assai importante, anche alla luce della tragica vicenda che colpirà il politico doroteo, è il 1963 quando, rieletto alla Camera, è chiamato a costituire il primo governo organico di centro-sinistra, rimanendo continuamente in carica come Presidente del Consiglio fino al giugno del 1968, alla guida di tre successivi ministeri di coalizione con il Partito socialista.

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E’ in pratica la realizzazione “in nuce”, del famoso “compromesso storico” di invenzione dello stesso Aldo Moro (uso ad usare espressioni come “convergenze parallele”), ossia quella manovra politica che contemplava il riavvicinamento delle frange comuniste e di sinistra verso l’area moderata e centrista.

Ed è questo il motivo che ha innescato una manovra oscura perché questo ‘compromesso storico’ non venisse mai messo in atto, il tumulto e il dissenso che tali situazioni “di compromesso” suscitano soprattutto all’interno degli elettori del PCI, ma soprattutto all’interno dei moderati, si concretizzano nelkle lezioni del 1968 quando Moro viene sì rieletto alla Camera, ma le elezioni puniscono di fatto, dati alla mano, i partiti della coalizione e determinano la crisi del centro-sinistra. detto questo, è inevitabile che ne risenta anche il peso prestigio dello stesso Aldo Moro. 

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Il 16 marzo 1978,  il tragico epilogo della vita dello sfortunato politico. Un commandos di Brigate Rosse irrompe nella romana via Fani, dove in quel momento transitava Moro allo scopo di recarsi in Parlamento per partecipare al dibattito sulla fiducia del quarto governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci, massacra i cinque uomini di scorta e rapisce lo statista. Poco dopo, le Brigate Rosse rivendicano l’azione con una telefonata all’ Ansa. Tutto il Paese percepisce chiaramente che quell’attentato è un attacco al cuore dello Stato e alle istituzioni democratiche che Moro rappresentava.

Il 9 maggio, dopo più di cinquanta giorni di prigionia ed estenuanti trattative con gli esponenti dello Stato di allora, anche lo statista viene barbaramente assassinato dalle BR, ormai convinte che quella sia l’unica strada coerente da intraprendere. La sua prigionia aveva provocato ampi dibattiti fra coloro che erano disposti a cedere alle richieste dei brigatisti e chi invece era nettamente contrario per non legittimarli, dibattito che lacerò letteralmente in paese sul piano sia politico che morale.

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Ma per questo barbaro assassinio non si è mai saputo realmente la verità, se si poteva salvare o no questa vita ed è per questo che la moglie Eleonora e la figlia Maria Fidae, basandosi sull’acquisizione di nuovi elementi, hanno recentemente deciso di rompere il lungo muro del silenzio che da anni ha avvolto la vicenda, chiedendo la riapertura delle indagini sul caso Moro.

Fonte: Biografieonline

Foto di Studenti.it