Caffè Florian di Venezia il più antico del mondo

Caffè Florian di Venezia il più antico del mondo. Il Caffè Florian è un caffè storico della città di Venezia, situato sotto i portici delle Procuratie Nuova in Piazza San Marco. Fa parte dell’associazione Locali storici d’Italia. Giacomo Casanova vi corteggiava le dame e Carlo Goldoni vi entrò da ragazzo. Lo frequentarono illustri personaggi, come Antonio Vivaldi, WolfgangAmadeus Mozart, Gasparo Gozzi, Giuseppe Parini, Silvio Pellico, Lord Byron, Ugo Foscolo, Charles Dickens, Goethe, Ernest Hermingway, Rosseau, Gabriele D’Annunzio.

Il Caffè Florian venne inaugurato nel 1720 da Floriano Francesconi sotto le Procuratie Nuove in piazza san Marco a Venezia. Il caffè ebbe un immediato successo presso l’alta società veneziana, tanto che Francesconi, nel 1750, aggiunse alle originarie due stanze (l’odierno Ingresso e Sala Cinese) altre due stanze (le odierne Sala Orientale e Sala del Senato).

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Alla morte del fondatore, nel 1773, il caffè passò al nipote Valentino Francesconi, che verrà soprannominato dai veneziani il “famosissimo sior Valentin”. Sotto la direzione di Valentino il Florian dovette vivere la fine della Repubblica Veneziana e l’occupazione di Venezia da parte dei francesi e degli austriaci. Per questo Francesconi nel 1797 cambiò il nome del caffè da “Alla Venezia Trionfante” a Caffè Florian, con il quale esso era, peraltro, già universalmente noto.

Il caffè era sede sia dell’inquisizione di Stato con la figura di Angelo Tamiazzo, sia della Gazzetta Urbana Veneta di Gasparo Gozzi che è il primo giornale al mondo di cronaca cittadina.

Alla morte di Valentino Francesconi nel 1814 il caffè passò alla moglie Chiaretta e poi al figlio Antonio. Sotto la direzione di Antonio Francesconi il caffè divenne luogo di incontro dei patrioti italiani come Niccolò Tommaseo, Daniele Manin, Pietro Buratti e Silvio Pellico, che si riunivano nella Sala del Senato. I fermenti patriottici di questi frequentatori portarono alla rivoluzione veneziana del 1848 che vedrà, per un breve periodo, Venezia di nuovo indipendente dall’Austria. Durante la rivoluzione il Florian raccolse i patrioti feriti durante gli scontri, diventando così un ospedale temporaneo.

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Nel 1858 la proprietà del Florian passò da Antonio Francesconi ai proprietari di uno dei caffè più in voga del tempo, il Caffè degli Specchi. I nuovi proprietari, Vincenzo Porta, Giovanni Pardelli e Pietro Boccanello, affidarono a Ludovico Cadorin il compito di dirigere i lavori di restauro del Caffè. Gli arredi del Florian non erano stati mai veramente rinnovati dall’ampliamento nel XVIII secolo ed erano in misere condizioni. Cadorin crea, quindi, un progetto di restauro complessivo e radicale degli spazi del caffè. Tra gli artigiani che collaborano ci sono Battistuzzi per le pitture decorative, Dal Tedesco per i rivestimenti lapidei, Monticelli per i tavolini in marmo, Penato per le dorature, Jacer per gli intagli in legno, Bassani per gli specchi e Beaufre e Faido per i putti reggi-lume a gas.

Per la Sala Cinese, Cadorin sceglie uno stile definito in seguito pompadour da Tommaso Locatelli. Le pitture e i motivi ornamentali sono di Antonio Pascuti, cui si deve la figura del cinese ricordata anche da Henri de Régnier. La Sala Orientale (sempre in stile pompadour) è decorata da Giacomo Casa (1827–1887) con pitture esotiche di donne amabilmente svestite ma sottilmente velate.

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La Sala del Senato ha invece un più ambizioso progetto pittorico per opera dello stesso Giacomo Casa. Il ciclo di quadri raffigura Il Secolo Illuminato, o il progressoLa Civiltà che ammaestra le Nazioni o La Venezia Trionfante e undici pannelli raffiguranti le Arti e le Scienze. Ne Il progresso Casa inserisce anche dei simboli massonici, allusione ai rapporti che Venezia intratteneva con alcune società segrete e con l’illuminismo.

Nel 1872 e 1891 il Florian subisce dei nuovi interventi di restauro, che vedranno il caffè ampliarsi con altre due grandi sale (la Sala delle Stagioni e la Sala degli Uomini Illustri) che si aggiungono ai lati delle quattro preesistenti. Le nuove sale vedono l’intervento di Giuseppe Ponga (1856–1925) per le grottesche e di A. Piazza per le decorazioni in stucco.

La Sala degli Uomini Illustri deve il suo nome al ciclo pittorico di Giulio Carlini, che esegue dieci ritratti di importanti personaggi veneziani di tutti i tempi. Sono ritratti Pietro Orseolo, Enrico Dandolo, Marco Polo, Vettor Pisani, Tiziano, Andrea Palladio, Paolo Sarpi, Francesco Morosini, Carlo Goldoni e Benedetto Marcello.

Fonte: it.wikipedia.org

Foto di paesionline.it