Ferragosto nei riti antichi celtici

Ferragosto nei riti antichi celtici. Oltre all’importante ruolo rivestito nel calendario liturgico, dove è stata innalzata al massimo rango per la celebrazione della solennità mariana, la data del 15 agosto ha assunto anche un’altra fondamentale funzione segnaletica nel calendario civile, dove si manifesta come giorno universale di festa dell’estate.

Con queste duplice veste, il quindicesimo giorno dell’ottavo mese dell’anno è diventato un termine e un cardine festivo fisso del calendario universale, chiamato ferragosto, che segna convenzionalmente il cuore della stagione calda, celebrato ovunque con grandi festeggiamenti religiosi e popolari. In tal modo, il 15 agosto è diventato una festa totale, che di poco segue solo al Natale e alla Pasqua e che anche nel computo cronologico contrassegna la terza grande scansione festiva dell’anno.

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Ma la festa di ferragosto, o di mezza estate, non è recente come potrebbero far sembrare per un verso l’invenzione delle ferie della società contemporanea e in parallelo il riconoscimento del dogma religioso dell’Assunta avvenuto soltanto nel 1950. Il ferragosto, infatti, ha origini molto antiche. Già i Celti, fedeli osservanti della sacra circolarità del tempo dell’anno e delle fasi astronomiche, celebravano nel primo giorno di agosto, apice dell’estate, il Lughnasad, la quarta ed ultima festa cosmico-agraria del loro calendario.

Queste grandi feste, legate al ciclo delle opere agrarie e delle fasi della natura, erano Samhain(mezzo autunno), Imbolc(mezzo inverno), Beltane(mezza primavera) e, appunto, Lughnasad(mezza estate). Per i Celti, infatti, la grande ruota dell’anno era suddivisa nelle quattro stagioni introdotte dai solstizi e dagli equinozi, ma si reggeva sui quattro raggi cosmici o pilastri celesti festivi della stessa ruota che si trovavano in posizione intermedia, che cioè erano fissati al centro delle stagioni medesime e quindi nei punti di liberazione della maggiore energia cosmica.

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Il Lughnasadera la festa di Lugh, che oltre ad essere il dio del lavoro manuale era soprattutto la divinità trionfante della luce e della resurrezione, che celebrava le nozze con la mortale Erinn, che altro non era che la reicarnazione della Grande Madre. Si tratta ancora una volta della trasposizione di una simbologia cosmica in leggenda popolare, per esaltare l’unione delle energie contrarie reggenti l’universo. Infatti l’unione fra Lugh e Erinn in questo particolare momento del calendario, ossia la mezza estate, corrisponde all’unione astronomica fra il sole e la luna, i luminari maggiori del cielo, celebrata anche dall’astrologia proprio con il segno femminile, lunare e acqueo del Cancro e quello maschile, solare e di fuoco del Leone.

La quarta grande festa infrastagionale celtica aveva una valenza particolarmente agricola e si proponeva di garantire il favorevole andamento del ciclo con buoni ed abbondanti raccolti. Per questo nell’occasione della festa di mezza estate si offrivano spighe di grano, mentre i festeggiamenti registravano fiere, con ricchi banchetti, grandi bevute e molti divertimenti.


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Ma oltre alle tradizioni dei Celti e a quelle di altri popoli del nord Europa, anche nel bacino mediterraneo sorsero altre cerimonie legate alla mezza estate. Nel 18 avanti Cristo il primo imperatore romano istituì alle Calende del mese di Sextilis(chiamato poi agosto in suo onore) le feriae Augusti(le feste di Augusto), e fin dall’epoca monarchica le settimane centrali del mese erano costellate di festeggiamenti in onore di alcune divinità.

L’attuale ferragosto, aggregatosi intorno al quindicesimo giorno del mese, riassume e raccoglie da un punto di vista culturale le valenze proprie (astronomiche, sacre e folkloriche) tenute un tempo sia dal Lugnasad celtico, sia dalle feriae Augusti(che gli hanno dato anche il nome), sia delle altre arcaiche feste d’agosto. Così, col passare del tempo, sfumati o decaduti gli originari contenuti propri delle remote celebrazioni agostane e accresciuta sempre di più la festa del 15 agosto soprattutto con l’attribuzione delle valenze sacre dell’Assunzione, questa venne a sostituire nel calendario il ruolo e le funzioni avute da quelle, concentrandole tutte in sé. L’attuale ferragosto, dunque, rappresenta la grande festa di mezza estate con il suo denso carico di cifre, di simboli, di allegorie e di significati culturali e costituisce il suo spalto convenzionale, il displuvio della lunga e generosa stagione del sole e quindi anche il punto oltre il quale questa lentamente declina agli occhi di tutti.

Il ferragosto è dunque un pilastro festivo del calendario popolare soprattutto nelle regioni agricole, dove esso da secoli (ancor più dell’appena trascorsa festa di San Lorenzo), mantiene il ruolo di data di passaggio, di indicatore del culmine stagionale, di spartiacque del tempo del caldo, ovvero del giro di boadell’estate che, raggiunto il suo apice, lentamente si abbassa per sfinire nelle dolcezze dell’autunno. È questo allora uno dei fondamentali momenti critici e risolutivi del calendario naturale che l’uomo moderno, seguendo il solco dei suoi antenati nel festeggiare con il fuoco e la festa collettiva le fasi annuali del sole, ha continuato a celebrare grandemente.

Fonte: ricerca.gelocal.it

Foto di Noah_Jurik da Pixabay