Giovanni Pascoli poesia È maggio

Giovanni Pascoli poesia È maggio. Questo amato autore italiano, Giovanni Pascoli (1855-1912) che ha fatto compagnia a milioni di studenti con le sue poesie straordinarie è un grande nella letteratura italiana, un autore di fine Ottocento considerato pari a Gabriele d’Annunzio il maggior poeta decadente italiano,  nonostante la sua formazione principalmente positivistica.

Pascoli è un simbolista decadente perché nella sua poesia, apparentemente semplice, si nasconde un mondo diverso rispetto a ciò che dice nello scritto. La sua visione del mondo va oltre il fenomeno, oltre l’oggettivo. Una delle differenze con i simbolisti francesi è che la poesia è facile.

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C’è anche una differenza tra decadentismo e simbolismo: mentre il decadentismo si concentra molto sulle tematiche: culto della bellezza, fascino per la decadenza ecc., specializzandosi più verso il romanzo, il simbolismo si specializza più per la poesia.

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l suo stile può essere definito impressionistico, perché vuole dare delle impressioni sensoriali immediate attraverso l’uso di legami di suono tra le parole (il significato grammaticale quindi è messo in secondo piano) e vuole trasmettere le emozioni attraverso la sua lirica.

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Pascoli ci insegna la magia della meraviglia, quella che i bambini sanno cogliere nel modo più naturale possibile. Non a caso, infatti, questa citazione si trova proprio nel testo “Il fanciullino” in cui il poeta spiega come sia importante mantenere vivo il fanciullo che è in noi.

È maggio

A maggio non basta un fiore.
Ho visto una primula: è poco.
Vuol nel prato le prataiole:
è poco: vuole nel bosco il croco.
È poco: vuole le viole; le bocche
di leone vuole e le stelline dell’odore.

Non basta il melo, il pesco, il pero.
Se manca uno, non c’è nessuno.
È quando è in fiore il muro nero
è quando è in fiore lo stagno bruno,
è quando fa le rose il pruno,
è maggio quando tutto è in fiore.

GIOVANNI PASCOLI

Fonte: Wikipedia

Foto di Gaspard Delaruelle da Pixabay