Il principe Ahmed e la fata Pari-Banu favola de Mille e una notte

Il principe Ahmed e la fata Pari-Banu favola de Mille e una notte. È la ventunesima favola che Sharazade, sposa del Califfo, racconta al marito per far si che si addormenti e non la uccida come ha fatto precedentemente con le sue mogli perché lo annoiavano, la favola è: Il principe Ahmed e la fata Pari-Banu.

Il principe Ahmed e la fata Pari-Banu

Presso una città dell’India viveva un re possedeva con tre figli, Hussain, Ali, Ahmed e la nipote Nur an-Nahan. I tre fanciulli amavano molto la ragazza, ma il padre per non suscitare uno scandalo decise di affidare la mano di Nur an-Nahan a uno dei suoi figli. Così il sovrano ordinò ai figli di partire per il suo regno con il compito di trovare, entro un anno, qualcosa di talmente inestimabile e raro da convincerlo a cedere la mano di Nur an-Nahar. Ali, Hussain e Ahmed, il più giovane, si misero in marcia, accordandosi di ritrovarsi tutti in un determinato posto dopo che hanno comperato il famoso oggetto da trovare. Il primo, Hussain, si diresse verso Bisnagar dove si trovò contatto con i più valenti mercanti del mondo e soprattutto con le stoffe più pregiate e colorate. Infatti in quel posto giungevano venditori sia dalla Cina che dalla Persia e la qualità delle loro merci era eccellente; infatti Hussain rimase molto colpito dalla bellezza dei gioielli, dei bracciali e degli anelli tempestati di ogni sorta di zaffiro, smalto o diamante.

Tuttavia il principe non si era ancora deciso, quando scorse un mercante che gli offriva l’occasione di provare a comperare un tappeto magico capace di librarsi in volo. Hussain lo provò e fu costretto ad ammettere con stupore che l’uomo non gli mentiva, così lo acquistò per portarlo come regalo al padre. Il secondo figlio, Ali, si diresse verso Shiràz dove anche lui rimase stupito dalle meraviglie di quel posto. In particolare lo colpì un palazzo che possedeva la scultura di un uomo in oro massiccio. Ma anche lui era indeciso su cosa comprare per il sovrano suo padre, quando un venditore gli porse un piccolo cilindro d’avorio, simile a un nostro cannocchiale, che era in grado di far vedere all’osservatore qualsiasi cosa desiderata, anche se era lontana migliaia di passi. Ali volle vedere la sua amata e così fu. Il terzo e più giovane fratello, Ahmed, giunse nel centro dell’India dove incontrò un mercante che gli offriva una mela in grado di guarire i malati con una sola annusata del suo profumo. Il principe volle testare l’oggetto su un moribondo lì vicino e il malato riacquistò subito la salute.

Comperati gli oggetti per il padre, i tre principi con un po’ di tempo si ritrovarono uno dopo l’altro nel luogo stabilito dove accadde qualcosa di spiacevole. Infatti Ali vide con il cilindro la sua principessa che era gravemente ammalata, così i tre fratelli si librarono in aria con il tappeto di Hussain e grazie alla mela magica di Ahmed Nur an-Nahar fu guarita. Il padre, vedendo l’utilità di ciascun oggetto e l’audacia di tutti e tre i principi, fu costretto ad indire una nuova prova per stabilire chi dei tre fratelli dovesse avere la mano della principessa. Fu organizzata una gara con l’arco: chi tirava più lontano la freccia avrebbe vinto. Ali, Hussain e Ahmed scoccarono le saette, tuttavia Ali vinse la gara, mentre la freccia di Ahmed non veniva trovata da nessuna parte. Hussain per il dolore si fece monaco e si ritirò in un tempio, mentre Ahmed volle avventurarsi alla ricerca della freccia, convinto di aver tirato più lontano del fratello. Vagando lontano dalla sua dimora reale, Ahmed scorse la freccia, rimbalzata su una roccia e poi, avviandosi ancora, scorse una caverna con un’entrata di ferro.

Dentro vi dimorava la fata Pari-Banu, con il suo seguito di bellissime fanciulle vergini, spiritelli e Geni la quale, vedendo al bello Ahmed, non resistette alla passione e volle sposarlo subito. I due amanti rimanevano giorni e settimane crogiolandosi nel loro rapporto presso le lussuose stanze e i variopinti saloni della dimora della fata dentro la caverna. Finché un giorno Ahmed, sentendo la mancanza del padre, non chiese alla fata di lasciarlo andare a trovarlo per pochi giorni almeno per fargli sapere che era vivo e che stava bene. Inizialmente Pari-Banu rifiutò temendo di essere tradita, ma successivamente accondiscese alla partenza di Ahmed il quale fu ricevuto coi massimi onori dal vecchio padre. Ahmed ritornava più volte nello stesso mese a far visita al sultano, tuttavia taceva il luogo dove ora viveva, per promessa fatta alla sposa Pari-Banu. Però il padre un giorno volle scoprire dove alloggiasse il figlio Ahmed e così mandò una maga spia che si finse ammalata per farsi ospitare nella caverna del principe.

Il sultano aveva ordito questo trucco nel sospetto che Ahmed volesse ucciderlo e appropriarsi del trono, e le paure del sovrano erano alimentate dai crudeli consiglieri. La maga si fece curare con un rimedio afrodisiaco e visitò tutta la casa fatata per poi tornare dal padrone a riferire. La fata Pari-Banu, inizialmente non avendo raccontato nulla allo sposo Ahmed, aveva provato qualche sospetto. E difatti il sultano, ricevuto a corte per l’ennesima volta il figlio, gli comunicò che aveva saputo dei poteri magici della sua sposa. Pertanto gli ordinò di fargli un favore: procurargli un padiglione tanto grande da poter coprire due eserciti della sua guardia reale. Il principe Ahmed, non potendo disobbedire né al padre né alla moglie, chiese a Pari-Banu questo favore che fu esaudito. La fata gli procurò un piccolo oggetto dorato che, dopo averlo messo sopra i due eserciti, divenne un padiglione dorato gigantesco. Il re rimase molto stupito da prodigio e per vedere di cos’altro fosse capace Pari-Banu, per poter arrivare così a scoprire i presunti piani rivoluzionari del figlio Ahmed, chiese al principe di recarsi nuovamente nel suo rifugio segreto dalla sposa. Infatti il sultano aveva finto un terribile malanno che lo costringeva a letto, perciò il figlio doveva chiedere alla sposa un rimedio per guarirlo.

La fata allora disse ad Ahmed di recarsi in un luogo remoto dell’India, dove si stagliava un maestoso palazzo che conteneva una fontana miracolosa chiamata “Fonte dei Leoni”. Lì il principe avrebbe trovato due leoni addormentati che sarebbero stati svegliati da altri due ruggenti. Ahmed avrebbe dovuto dare loro dei pezzi di carne per poter accedere alla fonte magica; ma ciò era solo un trucco della fata perché in realtà i leoni erano docili. Infatti Pari-Banu aveva perfettamente compreso i piani del crudele padre e così facilitò l’impresa al marito per preparare il colpo finale. Infatti al che Ahmed ritornò con l’acqua miracolosa dal padre, il re gli chiese un ennesimo favore: condurre a corte un uomo alto meno di un metro e con una spranga di ferro. Questo buffo personaggio era in realtà il fratello della fata, così brutto e gobbo da fare paura a chiunque. La fata lo invocò e lo condusse con Ahmed dal sultano che ne provò subito ribrezzo e si nascose il volto, mentre il gobbo lo ingiuriava. Infine il mostriciattolo uccise sia il re che il suo seguito con la spranga magica e diede il trono ad Ahmed e Pari-Banu. Anche gli altri fratelli del nuovo sultano furono premiati: Hussain divenne il consigliere del sultano e Ali ebbe una provincia dell’India.

Fonte: it.wikipedia.org

Foto di finarte.it