Inps Tito Boeri sottolinea baby pensioni pesano determinando parte debito pubblico

Dopo l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti del  bilancio in negativo dell’Inps mettendo in evidenza la ridiscussione della governance dell’Istituto, Tito Boeri, Presidente della struttura, ha calmati gli animi affermando la sostenibilità del sistema e che le pensioni sono garantite dallo Stato dichiarando: ‘È sostenibile, un sistema che gli altri paesi ci vorrebbero copiare’  aggiungendo, in un video messaggio lanciato  al Future Forum di Udine, che: ‘troppo spesso si è intervenuti guardando solo ai costi dell’immediato e non alle conseguenze di lungo periodo, che sono poi quelle che interessano ai giovani”. Riferendosi ad esempio alle baby pensioni, ha affermato ed ha sottolineato: “In origine ebbero un impatto sul bilancio pubblico praticamente irrisorio: eppure ci hanno lasciato in eredità un peso molto molto forte, determinando gran parte del debito pubblico. È importante dunque che si discuta di queste cose’.

Da un articolo del Corriere: Ricordiamo che in Italia ci sono 500 mila baby pensionati, usciti dal mondo del lavoro prima dei 40 anni e costano alle casse statali circa 9 miliardi e mezzo,  In Italia ci fu un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui si regalavano le pensioni. Era prima della grande crisi petrolifera. Erano gli anni del centrosinistra, quando ancora ci si cullava nell’illusione di una crescita senza fine e una classe politica miope arrivò al punto, nel 1973 (governo Rumor, con Dc, Psi, Psdi e Pri), di concedere alle impiegate pubbliche con figli di andare in pensione dopo 14 anni, sei mesi e un giorno, mentre era già possibile per gli statali lasciare il servizio dopo 19 anni e mezzo e per i lavoratori degli enti locali dopo 25 anni.

Sempre secondo i dati del Casellario centrale, l’età media di questo mezzo milione di pensionati baby sta tra 63,2 anni (per chi ha lasciato il lavoro nella fascia d’età 35-39 anni) e 67 (per chi ha lasciato a 45-49 anni). Questo significa che stanno prendendo l’assegno come minimo da 18-24 anni e che, considerando la speranza di vita, continueranno a prenderlo per un’altra quindicina d’anni. I baby pensionati ricevono in media una pensione lorda di circa 1.500 euro al mese. Importi generosi considerando che mediamente vengono pagati per più di 30 anni e che hanno alle spalle pochi contributi. Tanto che di solito un pensionato baby incassa minimo tre volte quanto ha versato. Se anche si volesse limitare il contributo a coloro che sono andati in pensione prima dei 45 anni, la platea sarebbe ampia: 240.063 assegni per un costo di 3,8 miliardi l’anno. Le pensioni concesse sotto i 50 anni sono concentrate al Nord (il 65% circa). Al primo posto c’è la Lombardia con 110.497 baby pensioni e una spesa di 1,7 miliardi. Seguono: Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.’ù

Boeri non si è limitato nel sottolineare che la baby pensioni hanno una parte pesante nel debito pubblico ma ha voluto dire la sua anche sul tema della disoccupazione giovanile affermando: ‘La disoccupazione giovanile è un fenomeno tutt’altro che inevitabile’ – ‘Cambia la geografia del lavoro, cambia la fisionomia delle mansioni: abbiamo bisogno di un mercato del lavoro e un sistema di istruzione in grado di reagire a queste sfide. Su questo piano – ha aggiunto – l’Italia è in ritardo: abbiamo un sistema universitario che fatica a creare competenze spendibili o crea delle competenze astratte.’ ‘Bisogna investire sulla formazione’, ha insistito Boeri: ‘In Italia è crollata la formazione sul posto di lavoro e ciò condanna i lavoratori precari ad un futuro molto difficile: d’altra parte – spiega il Presidente – un datore tenderà sempre a  liberarsi del giovane lavoratore con contratto a termine, concentrando su di lui tutto il rischio’ – ‘I problemi dei giovani nel mercato del lavoro – ha sottolineato – dipendono da un sistema educativo non adeguato, regole d’ingresso penalizzanti e un atteggiamento sbagliato rispetto alla scelta dell’Università’.

Fonte: Corriere – Repubblica