Islam religione monoteista il Corano il suo libro sacro

Islam religione monoteista il Corano il suo libro sacro. L’islam è considerato dai suoi fedeli come l’insieme delle rivelazioni elargite da Allah all’umanità fin dall’epoca del suo primo profeta Adamo. Dal punto di vista dei musulmani, l’islam non deve quindi essere considerato un’ulteriore Rivelazione rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo), ma come l’ennesima riproposizione della volontà divina all’umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni (taḥrīf) intervenute come effetto del fluire del tempo e dell’azione (talora maliziosa) degli uomini. Torah (Tōrāh), Salmi (Zabūr per i musulmani) e Vangelo (Injīl) sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.

Per questo motivo è corretto definire Muhammad “Sigillo dei profeti” (khaṭam al-nabiyyīn) ed è un principio fondamentale per la fede islamica credere che con la sua morte sia terminato per sempre il ciclo profetico, tanto che viene accusato di massima empietà, e di fatto posto al di fuori dell’islam, chiunque lo dichiari riaperto. Nell’islam non vengono pertanto disconosciuti in toto l’Antico e il Nuovo testamento, della cui origine celeste non si discute, riconoscendo per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da Adamo a Noè, da Abramo a Mosè), come pure quello di Gesù; tuttavia tali rivelazioni profetiche sarebbero contenute nella Bibbia di ebrei e cristiani solo in una forma corrotta e distorta, dunque non autentica e veritiera. Secondo i musulmani, il Corano è quindi l’unica e non più modificata affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al Giorno del giudizio.

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Gli arkān al-Islām (“Pilastri dell’islam”) sono i cinque doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. Secondo un hadith di Bukar (IX secolo) l’angelo Gabriele avrebbe dettato a Maometto i cosiddetti cinque pilastri dell’islam, che sono:

  • “testimonianza” di fede (shahāda )

Per essere valida, la shahāda deve essere recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti. Essa è sufficiente, da sola, a sancire l’adesione all’islam di chi la pronuncia;

  • la preghiera canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (awqāt) che sono scanditi dal richiamo dei muezzin, che operano nelle moschee (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti); Nell’islam sciita le preghiere possono essere tre (Corano 17,79 – 80)
  • versamento in denaro – obbligatorio per ogni musulmano che possa permetterselo – che rende lecita la propria ricchezza; da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi. Nella quasi totale assenza ormai dello Stato tradizionale percettore – che era dotato di appositi funzionari (ʿummāl, pl. di ʿāmil) con ampi poteri cogenti – la zakāt è oggi prevalentemente autogestita dal pio musulmano, anche se esistono organizzazioni che forniscono aiuto ai fedeli per raccogliere fondi da destinare a opere di carità, per la cui realizzazione la giurisprudenza islamica ha previsto da sempre l’utilizzo delle somme raccolte tramite questa pratica canonica. La somma da versare, a cadenza annuale, viene calcolata con un’aliquota del 2,5% sul capitale finanziario del fedele, e vale anche per le aziende. L’OCHA ha calcolato che i volumi annuali di tali versamenti sono, come minimo, superiori anche di quindici volte ai valori totali del resto delle donazioni a livello mondiale;
  • digiuno di ramaḍān – dal sorgere al tramonto del sole – durante il mese lunare di Ramadan  per chi sia in grado di sostenerlo senza concrete conseguenze negative per la propria salute;
  • pellegrinaggio canonico alla Mecca e dintorni almeno una volta nella vita, nel mese lunare di Dhu I-hiij, per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.

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Oltre ai cinque pilastri dell’Islam vi sono i sei arkan-al-Iman  (pilastri della fede) che definiscono sei elementi principali in cui ogni Musulmano deve credere per essere considerato tale specificamente nel sunnismo. Questi sono credere in Dio (Allah) come unico Dio e creatore e degno di adorazione; credere negli angeli; credere nei libri rivelati come il Corano, il Vangelo e la Torah; credere in tutti i Profeti senza esclusione; credere nel Giorno del Giudizio; e credere nel Destino parte della vita.

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Il termine “Corano” si riferisce a una recitazione o lettura orale declamatoria. Pertanto, l’apprendimento del Corano è di solito fatto ad alta voce, e i musulmani lo memorizzano attraverso ripetute recitazioni. Quando un musulmano parla del Corano, aggiunge sempre un qualificativo di riverenza: sublime, maestoso, nobile, ecc.
Nei paesi musulmani, lo studio del Corano fa parte del curriculum scolastico, specialmente nel contesto delle scuole coraniche (madrasa). Alcuni surati, soprattutto il primo (“l’Apertura”), sono recitati quotidianamente dai fedeli in occasione delle cinque preghiere obbligatorie. Il surato “Ya-sin” viene solitamente recitato sulla salma delle persone decedute. Allo stesso modo, la prima parola del Corano – Bismillah (“nel nome di Allah”) – è usata molto spesso all’inizio di un’azione (prima di mangiare o entrare in una casa, per esempio). Infine, poiché il Corano contiene la parola divina, i fedeli le attribuiscono poteri eccezionali: la sua presenza dovrebbe tenere il male lontano da una casa o da una persona, e i frammenti copiati e incastonati in vari amuleti dovrebbero proteggere efficacemente o far realizzare eventi desiderati.

Fonte: it.wikipedia.org

Foto di Afshad da Pixabay