Lando Buzzanca attore poliedrico si è spento a Roma aveva 87 anni

Una foto di scena tratta dalla nuova serie de “Il restauratore” con Lando Buzzanca e Anna Safroncik che andra’ in onda a partire da Domenica 7 Settembre su Ra1, Roma, 3 Settembre 2014. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++ NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++

Lando Buzzanca attore poliedrico si è spento a Roma aveva 87 anni. Si è spento a Roma questo attore poliedrico della commedia italiana, presso la Clinica della Speranza,  era stato portato lo scorso anno in una Rsa dopo il ricovero di quaranta giorni al Santo Spirito che si era reso necessario in seguito a una caduta nell’aprile 2021. L’8 novembre l’attore era stato poi trasferito al Policlinico Gemelli in seguito alla rottura di un femore, per poi essere portato nel centro di riabilitazione dove è morto.

Ripercorriamo in suo onore e per commemorarne la memoria, la sua biografia tratta da Biografieonline: ”Lando Buzzanca nasce a Palermo il 24 agosto 1935. Il suo vero nome di battesimo è Gerlando. Attore, Buzzanca è stato uno degli straordinari protagonisti della commedia all’italiana.

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Studia nella sua città fino ai 16 anni, poi parte per Roma per realizzare il sogno di intraprendere la carriera di attore. All’inizio svolge lavori umili come il cameriere, il traslocatore o la comparsa.

Inizia poi una carriera che si rivelerà lunga e piena di soddisfazioni. I suoi personaggi sono identificabili con l’italiano medio nella sua versione di estrazione meridionale, rappresentante l’emigrato benestante degli anni del miracolo economico.

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Nei suoi film si racconta il brio degli anni ’60, ’70 e anche ’80, in bilico tra il crescente benessere e la stagnazione nella piena realizzazione economica, personale e professionale degli italiani. Ha interpretato il “merlo maschio”, in situazioni grottesche sulla frustrazione dell’italiano medio e dell’uomo comune: il matrimonio come istituzione borghese, il voyeurismo come linfa della commedia erotica di quegli anni.

Vi sono sue interpretazioni che per alcuni lo pongono al livello dei massimi attori del genere comico, anche all’estero (come in Francia). Una delle qualità del talentuoso Buzzanca è stata anche la sua camaleontica capacità mimetica: per Fulci ha riprodotto esattamente le fattezze del politico democristiano Emilio Colombo in “All’onorevole piacciono le donne”, per D’Amico è stato la copia perfetta di Concetto Lo Bello ne “L’arbitro”.

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Va riconosciuto come il successo ottenuto sia stato maggiore all’estero che in patria: in Francia, Grecia, Spagna, Svizzera, come in Giappone eIsraele, è considerato come simpatica icona dello stereotipo internazionale dell’italiano “provincialotto”, elegante, virile, furbetto ma non troppo, che non riesce a costruire nulla di concreto.

Occhi sgranati, mascella granitica, è stato anche la maschera del tipico siciliano infoiato, ma lo ha fatto con variazioni geniali: il gallo Giovanni Percolla impotente a Milano nel “Don Giovanni in Sicilia” (suo primo ruolo da protagonista), l’italiano nella libera Danimarca ne “Il vichingo venuto dal Sud” (che raccolse successi fin nelle isole Filippine), il professore sessantottino de “L’uccello migratore”, l’uomo tritesticolare di “Homo eroticus”, il regista che dialoga con il proprio membro di “Io e lui” (da Moravia), il servo per tutte le stagioni ne “Il domestico”.

I registi che lo volevano nei loro film – da Salce, a D’Amico a Steno – l’hanno sempre trovato in forma. Ma i caratteristici tratti di focoso, ardente, siciliano un po’ imbranato erano già stati cuciti addosso da Germi (in “Sedotta e abbandonata” è l’inetto fratello di Stefania Sandrelli), da Pietrangeli (ne “La parmigiana” è l’ottuso fidanzato di Caherine Spaak) e da De Sica (in “Caccia alla volpe” è un carabiniere babbeo).

Altri personaggi interpretati in modo geniale – a maggior ragione se si considera che sono decisamente insoliti per la commedia di quegli anni – sono il cavernicolo Kao di “Quando le donne avevano la coda”, il sindacalista spontaneista Saverio Ravizza ne “Il sindacalista” e l’astuto Lidio de “La calandria” (dove per metà film indossa abiti muliebri). L’unico difetto è un’esuberanza talmente ridondante che ha alla fine infastidito il suo pubblico.

Il figlio, Massimiliano, parla della morte del papà con queste parole: ”Ancora non mi sembra vero. Ma dai messaggi che mi stanno arrivando sto capendo che non è più qui” – ””Sì è addormentato. Dopo un quarto d’ora ha fatto gli ultimi due respiri e intorno alle due del pomeriggio se ne è andato” e dopo gli ultimi due giorni: ””era più affaticato, come se non avesse più forze. Ieri quasi si stava per alzare dal letto, come se mi volesse salutare, come se mi avesse riconosciuto. Sembrava volermi dire qualcosa. Gli ho detto ‘papà stai fermo, stai seduto. Secondo te tra noi c’è bisogno di parlare?’. Gli ho fatto una carezza e l’ho lasciato dormire”, ha poi concluso.

Fonte: Rai News – Biogradieonline

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