L’Unione Sovietica e la sua Roswell

L’Unione Sovietica e la sua Roswell

L’Unione Sovietica e la sua Roswell. Se gli Stati Uniti d’America hanno il caso Roswell, dove il 2 giugno del 1947 sarebbe caduto un disco volante, anche l’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche può vantare una sua Roswell sovietica.

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Veniamo ai fatti. Nella sera del 29 gennaio del 1986 – intorno alle ore otto della sera – gli abitanti della cittadina sovietica Dal’negorsk, vedono una palla rossastra dalle dimensioni della metà della Luna, volare parallelamente al terreno. Un volo in perfetto silenzio. Quella misteriosa palla non emetteva nessun rumore.

A un certo punto la misteriosa palla si avvicinò alla montagna Izvestkovaja e incomincia la sua discesa fino a scontrarsi con il versante.

Un impatto che non causa alcuna esplosione ma solo una luce intensa molto simile a quella di una foresta in fiamme. Un bagliore, talmente potente che riuscì a illuminare la zona per circa un’ora.

Le stime della velocità – secondo i testimoni all’evento – di caduta era di circa quindici metri il secondo.

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Solo tre giorni dopo l’incidente misterioso, un gruppo di ufologi locali – guidati da Valerij Dvužil’nyj – si recarono sul luogo dell’incidente. Una volta lì, trovarono un cratere di circa di due metri per due, circondato poi da alberi bruciati.

Il terreno inoltre appariva come se fosse stato riscaldato da alte temperature e le rocce erano ricoperte da un materiale nerastro. La spedizione recuperò diversi campioni del terreno, di rocce e di frammenti metallici che furono inviati in diversi laboratori per essere analizzati.

I risultati di quelle analisi – dei frammenti metallici – rivelarono che erano composti di grafite, silicio, ferro e altri elementi rari come ad esempio l’oro, l’argento, il nichel e il molibdeno.

Diversi frammenti mostravano una struttura interna articolata, con fibre metalliche, fili d’oro e rivestimenti di cristallo di quarzo. Le analisi svelarono anche che il tipo di grafite trovato sul luogo dell’impatto era diverso da quello presente in altri depositi della zona. Inoltre, si scoprì che il tronco di un albero bruciato si era sciolto su un lato, a causa di una temperatura superiore ai 3000 gradi Celsius.

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Valerij Dvužil’nyj ipotizzò che si fosse trattato della caduta di un UFO, che avrebbe lasciato dei resti tecnologici sul luogo dell’impatto. Secondo lui, la sfera rossa era una sorta di sonda esplorativa, che si sarebbe guastata e sarebbe precipitata sulla montagna. La luce intensa sarebbe stata causata da un tentativo di riparazione da parte degli occupanti, che sarebbero poi riusciti a decollare prima che gli abitanti del posto arrivassero sulla scena. Questa teoria fu sostenuta anche da alcuni ufologi occidentali, che si recarono sul luogo dell’incidente e intervistarono i testimoni e gli scienziati.

Non tutti gli esperti furono convinti dalla teoria ufologica. Alcuni proposero delle spiegazioni alternative, basate su fenomeni naturali o artificiali. Una di queste fu quella della meteora, che avrebbe spiegato l’aspetto e il comportamento della sfera rossa, la sua caduta e il suo impatto. I frammenti metallici sarebbero stati dei residui di meteoriti, che contengono spesso elementi rari e hanno una struttura interna particolare. La grafite sarebbe stata prodotta dalla combustione del carbonio presente nel terreno e nelle piante. La temperatura elevata sarebbe stata dovuta all’attrito dell’aria e al calore generato dall’impatto. Un’altra spiegazione fu quella del razzo, che sarebbe potuto essere lanciato da una base militare vicina o da un satellite artificiale. La sfera rossa sarebbe stata la parte terminale del razzo, che avrebbe perso il controllo e sarebbe caduta sulla montagna. I frammenti metallici sarebbero stati dei pezzi del razzo stesso, che avrebbero avuto una composizione e una struttura simili a quelle dei materiali tecnologici. La luce intensa sarebbe stata causata dal carburante residuo o da una carica esplosiva.

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