Oro nero dei Maya la cioccolata non era solo per i ricchi

Oro nero dei Maya la cioccolata non era solo per i ricchi. Tramite le scoperte e gli studi di scienziati e ricercatori si è scoperto che l’oro nero dei Maya, il chocol, una squisita bevanda a base di fave di cacao no era esclusiva del ceto ricco ma di tutta la popolazione anche di quella meno abbiente, questa bevanda è paragonabile alla nostra cioccolata calda, era che fosse solo per i ricchi, finora, questa convinzione è stata suffragata dal fatto che si cercavano tracce di cacao solo nei vasi riccamente decorati, ma un nuovo studio ne ha trovato le tracce anche in pezzi di ceramica usati tutti i giorni dalla gente comune.

Furono probabilmente gli Olmechi, un’antica civiltà del Messico tropicale, a coltivare per la prima volta, 3mila anni fa, la pianta del cacao (nome scientifico Theobroma cacao, che significa “cibo degli dei”), si attribuisce però ai Maya la sua diffusione come alimento, medicinale, bevanda rituale e persino come moneta. Le civiltà precolombiane usavano principalmente il baratto, ma avevano un primordiale “sistema monetario” basato proprio sulle fave di cacao.

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Fu il conquistador Hermàn Cortés  a notare in Messico, nel 1519, i magazzini della capitale ricolmi di fave di cacao. Era considerato un bene così prezioso che si usava come moneta: uno schiavo valeva 100 chicchi, una notte d’amore con una cortigiana 12. E la bevanda che se ne otteneva, il chocol (la cioccolata), era considerata una vera prelibatezza.

Finora gli archeologi avevano sempre ritenuto che la preziosa bevanda, preparata sin dal periodo tardo-classico Maya (600-900), usando i semi dell’albero del cacao Thebroma, fosse destinata esclusivamente all’élite politico-religiosa. La bevanda a base di semi di cacao, infatti, era sempre stata associata a ricchezza e potere, perché i suoi residui erano stati ricercati dagli archeologi solo in vasi cerimoniali riccamente decorati, appartenenti dunque agli alti ranghi della società maya: clero e aristocrazia.

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Tuttavia, un nuovo studio pubblicato dalla National Academy of Sciences, la gazzetta ufficiale dell’Accademia Nazionale delle scienze negli Usa, dimostra che anche tra gli strati più bassi della popolazione la preziosa bevanda veniva preparata e consumata.

Gli autori dello studio hanno esaminato 54 frammenti di ceramica raccolti in una vasta area (tra monti e valli) abitata da agricoltori all’interno dell’antico insediamento maya di El Pilar, al confine tra Belize e Guatemala. Hanno analizzato cocci di pentole e padelle, oggetti di uso comune tra la popolazione, utilizzando la tecnica della ionizzazione multifotone potenziata dalla risonanza (REMPI), scoprendo così la presenza di residui di cacao sul 56% di questi utensili da cucina.

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Lo studio dimostra, quindi, che la bevanda a base di cacao nonostante fosse effettivamente considerata sacra e rappresentasse uno status symbol, veniva impiegata da tutti i ceti sociali per compiere rituali religiosi.

Fonte: Focus (articolo scritto da Paola Panigas il 9 ottobre 2022)

Foto di Jing da Pixabay