Storia eventi più cruenti operati dall’essere umano

Storia eventi più cruenti operati dall’essere umano. In cima alla classifica dei periodi più cupi dell’umanità mettiamo, senza paura di sbagliare, la Seconda Guerra Mondiale, con qualcosa come 70 milioni di morti. La lista delle atrocità umane è però lunga, e soprattutto controversa. Un appassionato di storia, Matthew White, si è preso la briga di classificare le guerre e i crimini più efferati compiuti nel corso della Storia nel suo Libro nero dell’Umanità (Ponte alle Grazie), facendo quello che nessuno storico osa fare: raccontare le guerre partendo dal numero dei morti.

Oltre che ingrata, la questione è controversa. Occorrono infatti criteri condivisi perché, non sorprendetevi, non basta essere “morti ammazzati” per essere contati. Un esempio: uno dei “dati” più discussi è il numero dei morti del comunismo. Alcuni storici parlano di 100 milioni complessivi (sommando tutti i regimi), altri ne conteggiano molti meno (circa la metà). I primi contano anche chi è morto nella Seconda guerra mondiale e chi è deceduto per fame, carestia o malattia nei campi di lavoro. I secondi ritengono invece che quelle morti non siano direttamente imputabili al regime.

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Per sua stessa ammissione, il metodo di Matthew Whiteper conteggiare i decessi è approssimativo: si è basato su dati raccolti anche da fonti non ufficiali e ha calcolato la mediana tra i valori più alti e quelli più bassi.

La sua classifica degli eventi più atroci della Storia vede dunque al primo posto la Seconda guerra mondiale. Al secondo posto le invasioni mongole di Gengis Khan, che nel Medioevo avrebbero lasciato sul campo 40 milioni di morti – a pari merito con la collettivizzazione forzata cinese (1949-76) voluta da Mao Zedong, fondatore della Repubblica Popolare cinese.

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A seguire c’è la carestia indiana causata a più riprese (1769-70, 1876-79, 1896-1900) dalle politiche economiche e amministrative britanniche, che costò la vita a 27 milioni di cittadini del  vastissimo impero de Regno Unito. E, quasi a pari merito, il collasso della dinastia Ming (1635-1662) che lasciò sul campo 25 milioni di cinesi.

A seguire: la guerra civile dei Taiping (1850-64), in Cina, nata come insurrezione contro la dinastia Qing e degenerata in scontro civile, fu un’ecatombe da 20 milioni di morti, e subito dopo (nella classifica) l’epoca buia di Stalin, che in Unione Sovietica, dal 1928 al 1954 costarono la vita, sempre secondo White, ad almeno 16 milioni di persone.

A chiudere la lista dei 10 crimini storici più efferati c’è la tratta araba degli schiavi (VII-XIX secolo) con 18 milioni di morti, le campagne del re turco-mongolo Tamerlano (XV secolo) con 17 milioni di morti e il commercio degli schiavi verso le Americhe che causò 16 milioni di morti: “appena” un milione in più di morti rispetto a quelli provocati dalla conquista delle Americhe.

Non è facile nemmeno stabilire quali siano stati i dittatori più efferati del Novecento. Comunemente si ritiene che la palma d’oro di criminale del secolo vada a Mao Zedong, che si stima abbia causato con le sue collettivizzazioni forzate 40 milioni di morti (e c’è chi ne stima anche di più).

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Tragiche furono anche le politiche di Stalin (1928-54) con milioni di civili uccisi da carestie, purghe, campi di lavoro, trasferimenti forzati, deportazioni e massacri. Lo storico degli anni della Guerra Fredda Robert Conquest, autore del libro Il grande terrore, fece una stima di 30 milioni, “abbassandola” alcuni anni dopo a 20 milioni (3 milioni in più dell’Olocausto). Ma il numero è stato recentemente rivisto alla luce dei dati emersi dall’apertura degli archivi dell’Europa orientale, negli Anni’90.

Lo storico americano contemporaneo imothy Snyder, che insegna alla Yale Univerity, dopo aver consultato quegli archivi ha provato a stendere un nuovo bilancio rispondendo così anche a una stupida domanda che incomprensibilmente continua a circolare (chi era peggio tra Stalin e Hitler).

«Il numero totale di civili uccisi dai tedeschi – circa 11 milioni – è all’incirca quello che pensavamo», ha scrtto Snyder in un articolo pubblicato sul The New York Review of books. «Il numero totale di civili uccisi dai sovietici è invece considerevolmente inferiore a quello che avevamo creduto.» Secondo Snyder il numero dei morti dello stalinismo si aggira tra i 6 e i 9 milioni. Di questi un milione morì nei gulag (1933-1945) e più di 5 milioni persero la vita nella carestia provocata dalle sue politiche economiche (1930-1933).

Anche Snyder però, come tutti gli storici, sostiene che in questi macabri conti rimane una zona grigia. Per fare un esempio: nei gulag di Stalin, tra il 1941 e il 1943 morirono circa 517.000 persone, condannate dai sovietici ai lavori forzati, ma… “tecnicamente” uccise per fame con l’interruzione dei collegamenti a seguito dell’invasione tedesca. A chi attribuire i morti? A Stalin, a Hitler o un po’ per uno?

Una cosa è certa che nessuna nazione è immune da tragedie come sopra descritte, con meno vittime considerando la classifica, ma comunque l’efferatezza dei potenti non si ferma davanti a stragi di innocenti per affermare la propria supremazia sia per potere che per interessi, perché l’essere umano fin dai tempi più antichi agogna al potere, alla supremazia, al governare i più deboli!

Fonte: focus.it

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