Antico Egitto magia nera contro lo Stato

Antico Egitto magia nera contro lo Stato. Nell’antico Egitto i libri magici erano custoditi e ben protetti, in quanto, se fossero caduti nelle mani sbagliate, sarebbero potuti risultare estremamente pericolosi e qualche malintenzionato avrebbe potuto utilizzarli contro il sovrano stesso. È quanto accadde alla corte del faraone Ramesse III, nella prima metà del XII secolo a.C. Alcuni papiri – il papiro giudiziario di Torino, il papiro Lee e il papiro Rollins – raccontano di una congiura nata nell’harem del faraone Ramesse III che aveva nei suoi intenti quello di uccidere il sovrano e mettere sul trono il figlio di una concubina del re. 

La congiura non sortì l’effetto desiderato: secondo i papiri i traditori vennero arrestati e condannati a morte, e i loro corpi furono bruciati così da impedire ai defunti di rinascere nell’aldilà. D’altra parte gli studi effettuati sulla mummia del faraone dimostrano che a Ramesse III non andò meglio: la sua morte fu provocata da un taglio sulla gola, coperto sapientemente dalle bende. I papiri riportano che durante questa congiura vennero usati i poteri della magia nera: uno dei congiurati, Penhuibin, aveva ottenuto da un sacerdote di corte un libro di magia appartenente alla biblioteca reale. Fu allora che, secondo il papiro Lee, «si mise a fare uso della forza divina fra la gente».

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Secondo gli egizi la magia è una forza divina e pericolosa, se usata da mani inesperte. E infatti, continua il papiro Lee, Penhuibib «fabbricò delle figure umane in cera», che introdusse nell’harem per neutralizzare avversari e guardie. Il testo continua poi dicendo: «Gelando alcuni dei soldati ai loro posti, a mezzo di formule magiche; stordendone altri con alcune parole; e allontanando altri da questo luogo». Il papiro Rollins fa riferimento anche a un altro personaggio, che «si mise ad esercitare la magia al fine di gelare gli uomini al loro posto e causare il disastro e fabbricò in cera statuette di uomini per paralizzare le loro membra». In quest’ultima descrizione appaiono tutti gli aspetti che caratterizzano la magia nera: statuette di cera, stordimento, costrizione, paralisi.

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Nectanebo II (360-343 a. C.) fu l’ultimo faraone d’ Egitto ed è ricordato per essere stato un grande mago. Secondo la tradizione, ad esempio, gli bastava una vasca piena d’acqua e delle barchette di cera per combattere le sue battaglie navali contro i nemici: con indosso una veste da sacerdote e in mano un bastone magico di ebano, iniziava a recitare formule magiche che animavano le barchette di cera facendole affondare una ad una. Le imbarcazioni nemiche – secondo la tradizione – condividevano lo stesso destino. Nectanebo II visse in un periodo molto difficile e tormentato: l’impero persiano stava vivendo la sua ultima fase di prosperità e ne 351 a.C. attaccò l’Egitto. Il faraone riuscì a respingere i persiani, ma quando questi attaccarono una seconda volta, nel 343 a.C., ebbero la meglio e il re fu costretto a fuggire prima verso il sud del Paese e poi in Etiopia, mentre l’Egitto diveniva una satrapia persiana.

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È qui che finisce la storia e inizia la leggenda di Nectanebo II. Secondo il Romanzo di Alessandro – testo che ebbe un enorme successo dall’antichità fino al Medioevo e che raccoglie una serie di racconti e di episodi leggendari sulla vita di Alessandro Magno – l‘ultimo faraone d’Egitto non si trasferì in Etiopia ma in Macedonia presso la corte del re Filippo II e della regina Olimpia, futuri genitori di Alessandro Magno. Olimpia divenne ben presto una devota del re-mago e l’egizio, invaghitosi della regina, la convinse che il dio Amon avrebbe voluto giacere con lei e che si sarebbe presentato al suo cospetto sotto forma di dragone. La regina acconsentì ad incontrare il dio. Nectabnebo II quindi le somministrò delle erbe particolari che la inebriarono, si presentò al posto di Amon e fece l’amore con lei. Prima di lasciarla le mise una mano sul ventre pronunciando queste parole: «Gioisci o donna, poiché sei rimasta incinta da me e genererai un figlio che si impadronirà del regno di tutto il mondo».

La storia nacque sicuramente in Egitto, i cui abitanti credevano che il loro ultimo re, Nectanebo II, era in realtà il padre di Alessandro Magno. Il figlio del re-mago avrebbe infatti sconfitto i persiani e riconquistato l’Egitto nel 332 a.C. Si fece incoronare faraone presso l’oasi di Siwa, dove l’oracolo di Amon riconobbe in lui il nuovo Signore dell’universo.

Fonte: Storicang

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