Cairo tra ricchezza e miseria La città dei morti

Cairo tra ricchezza e miseria La città dei morti. Il Cairo non è solo una metropoli stupenda da visitare e leggere nelle sue strade, nei sui bazar, nei suoi monumenti egizi, il Cairo è anche il quartiere Al-Qarāfa  (in arabo ﺍﻟﻘﺮﺍﻓـة‎?) è il più antico cimitero musulmano del Cairo e dell’Egitto fa parte della Cairo Vecchia, prettamente detta Cairo Islamica. Si colloca sulla sponda orientale del Nilo si estende per oltre 10 km.

Ancora in uso è caratterizzato dalla convivenza tra i vivi e i defunti, e indicato spesso in Occidente con l’espressione Città dei Morti. Circa un milione di egiziani vivono tra le tombe sebbene il loro numero sia una questione controversa.

Il cimitero cairota si estende per circa una decina di chilometri e amministrativamente è suddiviso in più quartieri di cui alcuni completamente urbanizzati dove le tombe sono ridotte a dei cortiletti tra i palazzi altri invece semi-urbanizzati in un intreccio tra tombe ed edifici privati e pubblici, infine altri ancora costituiti solo da una distesa di spiazzi funerari, a volte occupati e gli alloggi pertinenti ristrutturati in dimore permanenti o sedi d’attività che richiedono spazi aperti.

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Non si sa esattamente quante siano le persone che vivono in questa baraccopoli,  ma alcune fonti fanno salire il numero a più di un milione, tutti accalcati in un fitto reticolo di tombe, mausolei e monumenti funebri di straordinaria bellezza, ai piedi delle colline di Mokattam.

L’origine del cimitero risale all’epoca della conquista musulmana (642 d.C.), quando sorse la prima capitale islamica dell’Egitto, Al Fustat. Il Comandante Amr ibn al-‘As costruì la tomba di famiglia ai piedi della collina, diversamente da altri che seppellivano i morti all’interno delle abitazioni.

Nacquero quindi diversi cimiteri, dove abitavano le persone preposte alla cura delle tombe e dei monumenti funebri delle famiglie nobili, gli addetti al servizio di sepoltura, e i mistici Sufi che vivevano dentro i loro collegi.

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Anche se storicamente lo spazio destinato ai cimiteri era incluso nell’area urbana della città, risale agli anni ’60 il vertiginoso aumento della popolazione della “città dei morti”, dovuto all’ondata migratoria che portò molti abitanti delle campagne a trasferirsi al Cairo, seguita dall’industrializzazione promossa dal presidente Nasser.

La città non era preparata ad accogliere tutte quelle persone, molte delle quali finirono a vivere ad Al-Qarafa, trasformando quello che era di fatto un quartiere urbano in una baraccopoli.

Dal punto di vista urbanistico la Città dei Morti ha subito una notevole evoluzione nella seconda metà del secolo scorso con l’iperurbanizzazione informale e illecita come molte periferie cairote, a differenza dell’inurbamento storico di epoca medievale Tutta la necropoli possiede un immane patrimonio architettonico d’incommensurabile pregio artistico e un’eredità culturale immateriale unica al mondo.

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Qarafa si rivela interessante soprattutto per i nessi tra le modalità d’inurbamento e il culto egiziano dei defunti, nonché gli altri rituali religiosi della devozione popolare. Memoria storica e sociale, esso incarna un esempio d’ibridazione di stili di vita e tradizioni tra urbanesimo e civiltà rurale dell’Egitto, paese dal volto plurimillenario che ha influito sulle culture di tutto il bacino del Mediterraneo

Al-Qarafa del Cairo è considerata da molti archeologi e storici dell’arte un museo a cielo aperto, per l’enorme patrimonio artistico, nonché culturale, che conserva.

Fonte: wikipedia.org

Foto di panorama.it