Confucianesimo dottrina di tradizioni filosofiche-reigiose morali e politiche

Confucianesimo dottrina di tradizioni filosofiche-reigiose morali e politiche. Il confucianesimo, recentemente denominato ruismo in alcune pubblicazioni specialistiche (儒教, Rújiào; “insegnamento dei ru”), è una delle maggiori tradizioni filosofico-religiose, morali e politiche della Cina. Sviluppatosi nel corso di due millenni, esercitò un’influenza grandissima anche in Giappone, Corea e Vietnam.

La questione relativa alla natura religiosa del confucianesimo viene dibattuta da secoli, generando infinite controversie tra gli intellettuali delle più diverse estrazioni: teologi, storici delle religioni, antropologi, sociologi, filosofi e sinologi.  Attualmente il confucianesimo non figura tra le cinque religioni ufficialmente riconosciute dallo Stato (Buddhismo, Daoismo, Islam, Cattolicesimo e Protestantesimo) e a ben pochi cinesi verrebbe in mente di definirsi credenti confuciani, diversamente da quanto accade a Hong Kong e in Indonesia, dove il confucianesimo è ufficialmente considerato una religione, e in Occidente, dove viene spesso presentato e classificato come una delle grandi religioni del mondo.

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A definire il confucianesimo una religione fu James Legge (1815-1897), missionario congregazionalista scozzese della London Missionary Society, il più autorevole traduttore di classici cinesi della sua epoca.  Nel 1877 egli presentò alla Conferenza Plenaria dei Missionari Protestanti in Cina tenutasi a Shanghai una relazione nella quale, per la prima volta, il confucianesimo veniva descritto come un sistema religioso degno di essere messo a confronto con il Cristianesimo.  Tre anni più tardi pubblicò un volume in cui confucianesimo e Daoismo venivano presentati come le due religioni autoctone cinesi comparabili al Cristianesimo; tale posizione si affermò rapidamente in Occidente, portando nel 1915 alla pubblicazione del volume di Max Weber (1864-1920) Konfuzianismus und Taoismus, ristampato in un’edizione ampliata e riveduta nel 1920 e tradotto in inglese nel 1951, divenendo un’opera di riferimento per generazioni di sinologi e storici delle religioni e condizionando a lungo il pensiero occidentale.

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E in Cina? In epoca imperiale non esisteva alcuna classificazione ufficiale che considerasse il confucianesimo una religione o un movimento di natura religiosa. Negli ultimi anni della dinastia Qing (1644-1911), sulla spinta del dibattito da tempo avviato da missionari e studiosi occidentali circa la natura religiosa delle pratiche cultuali riconducibili a Confucio, prese corpo l’idea di far assurgere il confucianesimo a religione di Stato. A porre la questione in modo esplicito fu il grande riformista Kang Youwei (1858-1927), che seppe dare una dimensione politica al termine guójiào 国教, da lui inteso nel significato pieno di “religione di Stato”. Fu in riferimento a questo concetto che coniò il termine Kǒngjiào 孔教 che potremmo tradurre “religione confuciana” (Kǒng 孔 è il cognome di Confucio) o “confucianità”, parafrasando il termine “cristianità” di cui Kǒngjiàoè chiaramente il calco linguistico. Nacque così il cosiddetto Movimento religioso confuciano (Kǒngjiào yùndòng, 孔教运动), che fu attivo nel secondo decennio del Novecento.

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Nel 1913 venne presentata al governo una petizione che chiedeva di inserire nel testo della nuova costituzione il confucianesimo come religione di Stato, ma la proposta non fu accolta; un secondo tentativo fallì qualche anno dopo. Alla fine degli anni Venti il governo repubblicano ordinò alle Associazioni di ispirazione confuciana di modificare il proprio nome in Kǒngxuéhuì (孔学会), sostituendo quindi Kǒngjiào(孔教) con Kǒngxué (孔学): si veniva così a perdere la connotazione religiosa che il termine jiào (教) denotava, limitando il campo delle attività delle congregazioni al solo studio, insegnamento e apprendimento dei valori e dei principi etici confuciani, sintetizzati per l’appunto nel termine xué 学 “studio, apprendimento”. Kǒngxuéhuìva quindi tradotto “Associazione per lo studio del confucianesimo”.

Nel 1930 Chen Huanzhang (1881-1933), discepolo di Kang Youwei, si trasferì a Hong Kong, dove fondò la Kǒngjiào xuéyuàn (孔教学院) “Accademia di studi religiosi confuciani”, un’organizzazione non governativa ancor oggi molto attiva, che ha come obiettivi la promozione del confucianesimo come religione di Stato, l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado dei valori e dei principi etici confuciani, e la costruzione, ovunque nel mondo, di templi dedicati a Confucio. L’associazione è presente, in misura contenuta ma crescente, anche nella Cina continentale.

Con l’avvento della Repubblica popolare nel 1949 la questione venne archiviata: il confucianesimo, etichettato come ideologia deviante, venne considerato un retaggio del passato, espressione di un sistema feudale, nocivo per la società. Una graduale apertura nei confronti della libertà religiosa si ebbe solo dopo la fine della Rivoluzione culturale (1966-1976) e fu allora che la questione del confucianesimo tornò d’attualità, al punto che oggi è fortemente incoraggiato dalle autorità, ma non in funzione religiosa, anche se non manca chi opera per promuovere il confucianesimo come religione.

La mancanza di riti d’iniziazione e di conversione, di un ordine sacerdotale, di una Chiesa e, soprattutto, di una comunità di fedeli che si ritenga veramente tale non consente di annoverare il confucianesimo tra le grandi religioni. Si diventa confuciani attraverso l’educazione, l’osservanza di pratiche rituali e l’adesione a modelli di comportamento che esprimono una particolare concezione etica, non grazie a un puro atto di fede. Chi si considera confuciano può al tempo stesso essere ateo o abbracciare una religione, non sussiste alcuna contraddizione. Per quei tratti di religiosità che comunque caratterizzano il confucianesimo, in parte derivati da commistioni con il Daoismo e il Buddhismo, e in mancanza di criteri che consentano di separare in modo netto i credo religiosi da concezioni filosofiche, il confucianesimo potrebbe essere annoverato tra le cosiddette “religioni civili”.

Fonte: twai.it

Foto di Peggy_Marco da Pixabay