Copyright con lo Statuto di Anna entra in vigore il 10 aprile 1710

Copyright con lo Statuto di Anna entra in vigore il 10 aprile 1710. Lo Statuto d’Anna è stato il primo statuto a occuparsi del copyright e viene pertanto visto come “un momento storico dello sviluppo del diritto d’autore”. Lo Statuto d’Anna oltre a tutelare l’editore tutela anche l’autore dell’opera, operazione che ai tempi in Gran Bretagna era tutt’altro che scontata. Sebbene sia difficile da dimostrare alcuni studiosi, tra cui Joris Deene dell’Università di Ghent, sostengono che lo Statuto d’Anna abbia influenzato in maniera più o meno indiretta i provvedimenti di altri stati nei confronti del copyright, tra cui il Belgio e gli Stati Uniti d’America. Per quanto riguarda invece eventuali influenze subite dal diritto d’autore francese, come sottolinea anche lo studioso Christophe Geiger, non si è in grado di determinarle poiché fino oggi non è stato trovato nessun collegamento diretto tra essi.

Lo Statuto di Anna, titolo breve Copyright Act 1709 8 Anne c.19  è stata la prima legge sul copyright nel Regno di Gran Bretagna, oggi Regno Unito. È stato promulgato nel 1709 ed è entrato in vigore il 10 aprile 1710. Esso è generalmente considerato il primo statuto completo sul copyright. Prende nome dalla regina Anna di Gran Bretagna, durante il cui regno fu promulgato; oggi è considerato l’origine della legge sul copyright.

LEGGI ANCHE >>>>>>> Tompouce specialità dolce olandese

Con l’avvento della stampa, introdotta in Inghilterra da William Caxton nel 1476, il testo scritto cominciò ad avere una forte presenza nell’economia. Il governo agì di conseguenza, esonerando i libri dalla legislazione protezionista dell’epoca, bandendo l’importazione di lavori stranieri e garantendo al Lord Cancelliere il potere di imporre un prezzo massimo per i libri inglesi. Con Enrico VIII la presenza del governo nell’industria della stampa si fece ancora più evidente. Il monarca stesso disse: “Sono nate numerose polemiche e losche opinioni nel reame d’Inghilterra a seguito di insegnamenti sbagliati e libri malvagi, dichiaro che tutti gli autori e i tipografi dovranno permettere al Consiglio Privato o ai loro agenti di leggere e censurare i libri prima della loro pubblicazione.”

Per limitare il danno d’immagine alla corona e rendere più efficace il lavoro di censura, il 4 maggio 1557 con un decreto reale della Regina Maria I la Corona riservò il diritto di stampa alla sola Corporazione degli stampatori e cartolai di Lindra (London Stationers’ Company). Tale corporazione deteneva inoltre il diritto esclusivo di stampare e distribuire libri; i suoi membri avevano la facoltà di entrare in qualsiasi tipografia, distruggere le opere clandestine ed ottenere l’arresto di chiunque vi stesse lavorando. Ogni libro doveva essere sottoposto al controllo della corporazione. Se il controllo veniva superato, il libro veniva inserito nel Registro ufficiale. Se venivano riscontrati problemi, la proibizione era immediata. Ciò avveniva anche nel caso in cui un libro non fosse stato sottoposto al controllo.

LEGGI ANCHE >>>>>> Barba di frate spadellati con guanciale

Sebbene fosse in vigore il monopolio sul diritto di copia e stampa, appartenente agli editori (e non agli autori), il concetto di “copyright” non era inteso come avviene oggi: esso veniva applicato solamente ai libri che venivano accettati e pubblicati dalla corporazione. Un membro della corporazione che registrava un libro deteneva una licenza a lungo termine sulle sue ristampe, copie e pubblicazioni. Tale diritto poteva essere ceduto a un altro membro della corporazione o poteva essere trasferito ai propri eredi. L’unica eccezione avveniva quando un’opera era fuori stampa da più di sei mesi e il libraio (membro della corporazione) che ne deteneva i diritti ignorava l’avviso di renderlo reperibile: in questo caso il copyright passava automaticamente a un altro membro della corporazione. Il ruolo dell’autore non veniva rispettato né era concesso agli autori di far parte della corporazione.

LEGGI ANCHE >>>>>> Acconciature di tendenza sposa estate 2024 Foto

Con la legge di licenza (Licensing Act) del 1662 i poteri della corporazione vennero riconfermati e vennero introdotte nuove restrizioni alla stampa. Questo creò un vero e proprio monopolio, criticato aspramente da autori come John Milton e John Locke.

L’influenza della corporazione ebbe un duro colpo nel 1695, anno in cui il Licensing Act non venne riconfermato. Ciò creò confusione riguardo al concetto di copyright poiché, in mancanza di leggi che lo dichiarassero tale, cessava di essere un principio legalmente vincolante.

Inizialmente lo Statuto venne ben accolto poiché garante di un commercio sicuro che stabiliva un compromesso tra autori ed editori. La clausola riguardante il deposito dell’opera, però, non fu un vero e proprio successo poiché, non rispettata, le sanzioni erano molto severe. Inoltre il numero di depositi richiesti richiedeva un numero di stampe che comportava una spesa non indifferente.

Un altro fallimento, identificato da Bracha, non era relativo a ciò che veniva tutelato dallo Statuto, ma a ciò che non veniva preso in considerazione. Infatti lo Statuto non forniva nessun dettaglio su come identificare gli autori e le opere ma si riferiva solo ai “libri”. L’effetto che ebbe lo Statuto sugli autori fu minimo. Prima dello Statuto gli editori potevano comprare il manoscritto originale dall’autore e continuarono a farlo in seguito con la differenza che per effetto dello Statuto compravano anche il copyright. Infine lo Statuto non ebbe effetti sul potere economico della Compagnia.

Nel 1731, scaduti i termini fissati dallo Statuto di Anna, i librai scozzesi ripresero a pubblicare testi editi dai librai inglesi. Nacque così la battaglia nota come “Battle of the booksellers”( letterale, la battaglia dei librai) che durò 30 anni. I librai inglesi ritenevano che il copyright dovesse essere considerato perpetuo e che lo Statuto di Anna aveva solo integrato e supportato il diritto d’autore che già esisteva, in base al quale, era già illecito impadronirsi dell’opera di un’altra persona senza il suo permesso. Quindi, sempre secondo gli inglesi, al termine dei 21 anni, gli editori potevano ancora vietare la pubblicazione dell’opera da parte di terzi. Di contro, i librai scozzesi ritenevano che non esistesse nessuna legge preesistente sul diritto d’autore e che quindi, al termine dello Statuto di Anna, l’opera diventasse libera.

Fonte: it.wikipedia.org

Foto di it.cleanpng.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *