Dipendenza da Internet in Cina si va nei centri di rieducazione

Dipendenza da Internet in Cina si va nei centri di rieducazione. Una delle dipendenze più diffuse in tutto il globo, sia per bambini e adulti, si sa perfettamente è quella della dipendenza da Internet, non è un mistero per nessuno, computer, tablet, cellulari e chi ne ha più ne metta sono a disposizione per ogni cosa, e come il buon senso suggerisce si dovrebbe misurare con il buon senso l’utilizzo di Internet, leggiamo, cerchiamo, calcoliamo, giochiamo e quant’altro con le tecnologie più moderne sul mercato; i cinesi però dipendenti da Internet vanno nei centri di rieducazione. Nel Paese sono stati aperti ormai 250 campi per aiutare milioni di giovani a uscire dalla dipendenza del web. In alcuni casi è intervenuta la magistratura per la violenza usata dai rieducatori.

Un regime è un regime, anche quando si tratta di curare una patologia di massa. In Cina ci sono almeno 24 milioni di giovani dipendenti da Internet: per loro, probabilmente, il web è il regno dei sogni, della modernità, del futuro. Hanno un’età che va dai 13 e i 20 anni, e passano intere giornate incollati allo schermo, trascurando gli studi per giocare on line.

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Per curarli, il Dipartimento della salute del governo di Pechino ha scelto la linea dura. Durissima. Hanno aperto dei veri e propri centri di riabilitazione, con il vago nome di «Base per lo sviluppo psicologico dell’adolescente». Luoghi dove i ragazzi fanno una sorta di “servizio civile e sociale”, con una serie di lavori, anche i più umili, per riavvicinarsi alla vita normale. Luoghi che, in totale, sono ormai 250 in tutto il Paese. Con punte da reati penali: il centro di Nanning, per esempio, è stato chiuso e 13 persone sono state arrestate. I ragazzi venivano spesso violentati e riempiti di botte.

Lo psichiatra Tao Ran afferma che internet può diventare una droga che disconnette dalla realtà. Deciso a “ristabilire l’ordine”, Tao Ran che non solo è psichiatra ma anche colonnello dell’esercito, apre nel 2004 un centro di riabilitazione a Daxing.

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Tale struttura è una vera e propria base militare dedicata a ragazzi di età compresa tra i 13 e i 20 anni. Viene dato a loro una mimetica, corrono ogni mattina all’alzabandiera, fanno esercitazioni fisiche, vengono addestrati all’uso delle armi (finte) e se si disubbidisce è pronta per i pazienti una vera e propria cella di isolamento.

Un paziente di 16 anni, Wang Yunchao, raccontò la sua esperienza in un documentario dedicato al centro, Web Funkie. Il giovane affermò di essere arrivato a stare 10 ore al giorno a giocare a World of Warcraft. Il padre, per spaventarlo, arrivò a cercare di accoltellarlo per, come dice lui, “farlo tornare obbediente”. Continua col dire che Wang era diventato “peggio di un estraneo”. Decise quindi di far tornare suo figlio quello di una volta grazie al famoso centro di disintossicazione da internet di Daxing.

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Certamente metodi inappropriati e troppo violenti per giovani che hanno la tendenza a isolarsi dal mondo reale per fuggire verso un mondo virtuale, ma per quale motivo vogliono fuggire da questa realtà? Questa è la domanda che devono farsi gli rieducatori, approfondire il problema con metodi atti a far capire alla gioventù che non si trovano soluzioni a problemi esistenziali in una tecnologia diventata ormai una droga e non solo per i giovani, anche gli adulti insoddisfatti per tanti motivi della loro esistenza si immergono in quel mondo virtuale che poi tutto sommato lascia il tempo che trova!

Fonte: nonsprecare.it

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

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