Giuseppe Ungaretti – La veglia (Una poesia contro gli orrori della guerra)

Nel post di oggi ho scelto la poesia di Giuseppe Ungaretti, intitolata “La veglia”, per dire no alla guerra ed ai suoi orrori.

No alla guerra.

Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano.

È stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. Inizialmente influenzato dal simbolismo francese, la sua poesia fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L’allegria (1916); passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall’intensa riflessione sul destino umano. Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell’età avanzata. È stato inoltre considerato da alcuni critici come anticipatore dell’ermetismo. (Fonte Wikipedia)

Nel 1915, quando l’ Italia entrò in guerra, lo scrittore si arruolò come soldato andando al fronte sul Carso, proprio in quel periodo, iniziò a scrivere delle poesie che poi, tramite l’ amico Enrico Serra, vennero pubblicate  l’ anno successivo nel libro “Il porto sepolto”, poi nel 1931 diventarono parte de “L’allegria”.

La guerra è morte e orrore, proprio per questo gli scritti di chi l’ ha vissuta ci dovrebbero fare riflettere.

La poesia fu scritta il 23 dicembre 1915 da una trincea  posta sulla Cima Quattro del Monte San Michele, Giuseppe Ungaretti si trovò a vegliare la salma di un suo commilitone morto durante i combattimenti.

Il poeta, nella crudezza delle parole iniziali, ci regala un finale bellissimo, il suo attaccamento alla vita.

Pensiamo a chi combatte, a chi muore o vede morire parenti, amici, esiste una guerra giusta?

A voi la poesia, che lontana di oltre un secolo, oggi appare di un’attualità incredibile…

Giuseppe Ungaretti – La veglia

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita

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Pubblicato da Jagming

Installatore elettromeccanico, musicista, blogger, amante della natura, degli animali ed appassionato di fitoterapia