Halloween e l’infanticida Gaetana Stimoli

Halloween e l’infanticida Gaetana Stimoli

Halloween e l’infanticida Gaetana Stimoli. Siamo nel 1895, e ci troviamo in un piccolo paesino siciliano a poche miglia di Catania. Adernò (Oggi Adrano), questo il nome del paese, diventerà il centro di una terribile storia di morte, di superstizione, di dolore e di vendetta, al centro vittime innocenti.

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Adernò – a quell’epoca – era un centro molto sviluppato, rispetto a tutti gli altri comuni circostanti. Molto superiore in fatto di ricchezze personali, per quanto riguardava il commercio e l’agricoltura, oltre che per gli edifici, le stazioni elettrica e del telegrafo oltre alla presenza della sede dei Carabinieri e giudiziaria. Insomma, un paese molto ricco e prosperoso. Dove però non mancava il ceto povero costretto a vivere in tuguri e falciato da diverse pestilenze come quella di colera, di difterite, di vaiolo nero e tifo. Il tutto amalgamato da credenze popolari, da magia e da antiche superstizioni.

In quest’ambiente nasce e si sviluppa la figura di Gaetana Stimoli.

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Donna comune, maritata e madre di due figli. Una vita normale che cambierà drasticamente con la morte prematura dei suoi due figli a causa di una pestilenza. Una tragedia famigliare che sarà l’innesco che la trasformerà in una delle più spietate serial killer italiane della storia.

Nel 1895, Adernò è sconvolto dalla sparizione di diversi bambini mentre molti altri sono colpiti da vomiti e atroci dolori che li porteranno alla morte. Non dimentichiamo che in quegli anni, la medicina era ancora un lusso che si potevano permettere le famiglie facoltose e al tempo stesso le zone rurali erano colpite dalle malattie tipiche della povertà come ad esempio la malnutrizione. Tutti questi fattori non fecero comprendere ai medici che i sintomi erano simili tra loro e che dietro di quelle morti c’era una sola causa.

Un medico dichiarò – dopo aver visitato un bambino malato – che si trattava di un’epidemia che colpiva solo ed esclusivamente i bambini tra i 4 e i 6 anni. Una dichiarazione che scatenò in paese, l’idea di una strega che girava indisturbata tra le vie intenta a rubare le anime di bambini innocenti. Un’idea che però non si sarebbe discostata molto dalla realtà.

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La strage degli innocenti proseguiva mentre la popolazione cercava aiuto nella magia e nella superstizione popolare. Alla fine però, la vera autrice dei delitti farà il classico passo falso che la porterà al suo arresto.

Aveva avvelenato una sua vittima ma in maniera lieve e così un medico riuscì a salvarlo e scoprendo anche la causa. Il bambino era stato avvelenato da una sostanza velenosa – molto simile al latte – ottenuta da una pianta tossica del luogo. Alla fine, il bambino raccontò alle autorità quanto gli era accaduto.

Il 12 ottobre del 1895, Gaetana Stimoli fu tratta in arresto. Una madre, una moglie di 33 anni.

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Il cocktail letale che offriva alle piccole vittime consisteva in fosforo bianco e alla linfa – letale – euforbia di Bivona. Ingredienti che la facevano assomigliare la bevanda al latte. La Stimoli adescava le sue vittime dalla strada e le portava in casa sua con la scusa di offrirli del caldo latte e dei dolci.

Al primo interrogatorio Gaetana Stimoli si dichiarò innocente ma dopo un lungo interrogatorio confessò l’omicidio di 23 bambini. Il motivo di questa strage? La morte improvvisa dei suoi figli. Morti – secondo Gaetana Stimoli – a causa di un maleficio alla sua famiglia che l’aveva spinta a vendicarsi nei confronti delle altre madri del paese.

Indicò solo il luogo di sepoltura di soli 10 bambini, le altre 15 vittime non furono mai ritrovati.

La serial killer – che rischiò di essere linciata dalla popolazione – fu condannata a 30 anni di carcere, dove morì, sena mai pentirsi delle atrocità commesse.

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