La Statua della Libertà arriva a New York il 17 giugno 1885

La Statua della Libertà arriva a New York il 17 giugno 1885. “Liberty enlightening the world”, questo il vero nome della Statua della Libertà, simbolo degli Stati Uniti d’America. Una traduzione, in realtà, della prima vera intitolazione, in lingua francese e partorita dai due ideatori e progettisti del noto monumento: “La liberté éclairant le monde” (ossia: “La libertà illumina il mondo”). Per tutti, ormai da oltre un secolo, è più semplicemente nota come “La Statua della Libertà”. Anche se gli americani non esitano, talvolta, a chiamarla con un simpatico soprannome: Lady Liberty.

E’ il giorno 19 giugno del 1885 quando la signora più famosa del mondo entra per la prima volta nel porto di New York. Per anni, sarà un simbolo di speranza per milioni di migranti che arrivando negli Stati Uniti d’America cercano fortuna; tra questi, com’è noto, nel primo trentennio del Novecento, anche milioni e milioni di italiani (circa una ventina).

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Com’è noto, essa rappresenta la libertà o meglio la fiaccola della libertà (e in questo, va precisato, non è difficile rintracciare l’eredità illumista di marca totalmente francese). Nell’altra mano, la donna protagonista della raffigurazione stringe un libro recante la data del «July IV MDCCLXXVI» (5 luglio 1776 giorno dell’indipendenza americana). Sotto, ai suoi piedi, ci sono delle catene spezzate, atte a simboleggiare la liberazione da qualsiasi forma di tirannia, mentre in testa, le sette punte vogliono portare l’idea di libertà oltre ogni forma di territorialismo, universalizzandola al massimo: che vada, appunto, per i sette mari del mondo.

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Curiosità sulla Statua della Libertà.

Sono divertenti alcune idee circa l’ispirazione avuta dal suo ideatore Frédéric Auguste Bartholdi, per quanto riguarda le forme generali di “Lady Liberty”. Secondo molti, ad ispirarlo è stata la statua della Libertà della Poesia, presente sul monumento funebre di Giovanni Battista Niccolini nella basilica di Santa Croce a Firenze. L’opera, è figlia del genio dello scultore marmoreo Pio Fedi, in onore appunto del poeta, ed è stata realizzata proprio tra il 1870 e il 1885.

Molto probabilmente, va detto, il lavoro, sin dai suoi bozzetti iniziali, fu visto da Viollet Le Duc, architetto e scultore che più volte visitò Firenze in quel periodo e, soprattutto, maestro di Auguste Bartholdi. A dire di quest’ultimo però, nonostante le somiglianze evidenti tra le due sculture, il volto della Statua della Libertà trae spunto unicamente da quello della madre del progettista francese.

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Oltre a Firenze, ci sarebbe anche Milano a reclamare la propria eredità artistica. La statua infatti, presenta anche somiglianze con l’opera “La Legge Nuova”, datata 1810 e collocata sulla balconata del Duomo milanese. A realizzarla, in marmo, fu l’artista Camillo Pacetti.

Infine, va detto che il primo prototipo della statua fu costruito nel 1870, in scala ridotta ovviamente. E, ad oggi, si trova a Parigi, vicino al ponte Grenelle, sull’Île aux Cygnes, un’isola sulla Senna. Oltre a questo riferimento poi, non vanno dimenticati i vari cloni o tentativi che popolano alcune città del mondo, come quella sita in Las Vegas, proprio negli Stati Uniti, ed il clone presente invece a Tokio, in Giappone.

Curiosità tra le curiosità, c’è anche la rivendicazione di tipo massonico Stando ad alcune teorie, quello che in tutto il mondo rappresenta la libertà tramite la sua fiaccola simbolica, in realtà è un chiaro riferimento massonico: il più vistoso esistente sulla terra.
Quello che è stato “venduto” come un dono ufficiale della Francia all’America, altro non sarebbe, dunque, che un regalo del tutto ufficioso da parte dei massoni francesi ai loro colleghi di stanza oltreoceano. A quanto sembra, va ammesso, lo stesso scultore Bartholdì era un membro della massoneria e la stessa torcia, ovvero la “fiaccola della Luce”, è un chiaro simbolo massonico.

Con questo dono, pertanto, i massoni francesi intesero commemorare non solo i padri fondatori dell’indipendenza americana (molti dei quali massoni), ma anche lo stesso contributo fornito alla causa americana da parte dei “confratelli” francesi. Secondo alcune fonti infatti, Benjamin Franklin, uno dei padri dell’indipendenza statunitense, soggiornò a lungo in Francia dove ottenne, proprio dalla massoneria francese, cospicui finanziamenti e approvvigionamenti di armi e cibo per l’esercito degli insorti.

Fonte: Biografieonline

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