San Carlo Borromeo arcivescovo riformista si festeggia oggi 4 novembre 2022

San Carlo Borromeo arcivescovo riformista si festeggia oggi 4 novembre 2022. Canonizzato nel 1610 da papa Paolo V a soli 26 anni dalla morte, san Carlo è considerato tra i massimi riformatori della Chiesa cattolica nel XVI secolo, assieme a sant’Ignazio di Loyola e san Filippo Neri, nonché anima e guida della Controriforma cattolica, ed è citato anche nel grande romanzo di Alessandro Manzoni ”I promessi sposi” anche se indirettamente.

 La sua fama era nota in tutta Milano, per le sue opere di carità:  già era considerato da tutti santo. Si legge, infatti, nel capitolo XXIII del famoso romanzo manzoniano: Nel 1580 manifestò la risoluzione di dedicarsi al ministero ecclesiastico, e ne prese l’abito dalle mani di quel suo cugino Carlo, che una fama, già fin d’allora antica e universale, predicava santo”. Carlo Borromeo, di ben ventisei anni più vecchio di Federigo, finché visse esercitò un forte ascendente nei confronti di Federigo: il modello di santità gli era molto chiaro.

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Ma, continuiamo ad addentrarci nelle pagine manzoniane: “Davanti a quella presenza grave, solenne, ch’esprimeva così al vivo la santità, e ne rammentava le opere, e alla quale, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe aggiunto autorità ogni momento l’ossequio manifesto e spontaneo de’ circostanti, quali e quanti si fossero, Federigo fanciullo e giovinetto cercasse di conformarsi al contegno e al pensare d’un tal superiore, non è certamente da farsene maraviglia”.

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Dalla sua biografia si legge: ”Carlo Borromeo, quindi, si trasferisce a Roma e viene nominato cardinale a poco più di vent’anni (suo fratello Federico, invece, diventa segretario privato, ma morirà nel 1562). Egli, dopo essersi fatto ordinare sacerdote e vescovo (non seguendo il consiglio di chi gli suggeriva di sposarsi e avere dei figli per evitare che la dinastia familiare si estinguesse), ancora giovane fa riaprire il Concilio di Trento, per poi mettere in atto la riforma tridentina nella diocesi ambrosiana.

Dedicandosi a una vita di ascetica povertà, si impegna nella riforma dei costumi e cerca di porre in evidenza l’importanza del culto esteriore, composto da processioni, preghiere e riti liturgici, utili a ravvivare l’identità cristiana e la fede tra i ceti più popolari.

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È nel 1566 che Carlo Borromeo giunge a Milano, alla morte dello zio papa che lo induce a trasferirsi da Roma. La diocesi in cui viene a trovarsi, tuttavia, è ormai abbandonata a se stessa, complice il fatto che da decenni gli arcivescovi titolari sono impegnati a pensare più al denaro che non allo spirito. Durante gli anni del suo episcopato, tra il 1566 e il 1584, Carlo ristabilisce disciplina all’interno del clero, preoccupandosi di rafforzare la preparazione religiosa e la moralità dei sacerdoti, e fondando i primi seminari (tra cui quello elvetico e quello maggiore di Milano).

Non solo: si impegna nella costruzione di nuove chiese e nel rinnovamento di quelle esistenti (San Fedele a Milano, il santuario del Sacro Monte di Varese, la chiesa della Purificazione di Maria Vergine in Traffiume) e viene nominato visitatore apostolico per le diocesi di Bergamo e Brescia, visitando tutte le parrocchie presenti sul territorio. Divenuto legato della Legazione di Romagna, allarga la propria azione pastorale al campo dell’istruzione, fondando collegi come il Borromeo di Pavia o quello di Brera.

Protagonista di opere assistenziali durante la carestia degli anni 1569 e 1570 e durante la peste degli anni 1576 e 1577 (famosa è la sua processione a piedi nudi per chiedere l’intercessione per far finire il morbo), viene osteggiato dai nobili e dai governatori spagnoli per la sua volontà di mettere in pratica i principi della riforma tridentina, e non esita a ricorrere a tortura e scomuniche, palesando un rigore perfino eccessivo.

Carlo Borromeo, inoltre, riforma l’ordine degli Umiliati, allontanatosi dal cattolicesimo e avvicinatosi al protestantesimo: deve anche subire un attentato da parte di alcuni esponenti, che vengono poi giustiziati. In Svizzera contrasta il protestantesimo (a dispetto delle Diete di Ilanz che avevano sancito nella Repubblica delle Tre Leghe la libertà di culto), secondo i dettami del Concilio tridentino. In occasione di una visita pastorale in Val Mesolcina ordina l’arresto di oltre cento persone, accusate di stregoneria; le torture che seguono inducono quasi tutti a lasciare il protestantesimo.

San Carlo Borromeo muore a Milano il 3 novembre 1584: l’intero suo patrimonio viene lasciato in eredità ai poveri.

Fonte: Biografieonline

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