Santa Chiara una monaca anticonformista

Santa Chiara una monaca anticonformista.La storia di Santa Chiara è raccontata in un film ”Chiara” di Susanna Nicchiarelli, e concorre al Festival del Cinema 2022 a Venezia, il film si basa sul rapporto della santa con San Francesco d’Assisi la cui sceneggiatura è stata scritta da Chiara Frugoni, purtroppo deceduta il 10 aprile 2022, una storia che ripercorre le tappe di questa giovanissima verso un percorso di fede, di altruismo, di povertà.

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Da un articolo di Focus si trae la vita si Santa Chiara: ”

È una notte di marzo. L’aria è tiepida e la campagna fuori le mura è avvolta nel silenzio. Accompagnata da un’amica, una ragazza sta scappando dal palazzo di famiglia e scivola furtiva fra i vicoli diretta verso le mura. Riesce a eludere la sorveglianza e a superare la cinta muraria. Le guardie infatti sono meno ligie del solito: si è appena celebrata la Domenica delle palme, anche i nemici perugini staranno in pace quella notte.

La città è Assisi, l’anno il 1211 o il 1212. La ragazza in fuga è una giovane di sangue nobile: si chiama Chiara ed è figlia del conte Favarone di Offreduccio degli Scifi e di Ortolana. Sta lasciando gli agi della sua casa per raggiungere Santa Maria della Porziuncola, una chiesetta a 7 km da Assisi. La aspetta Francesco: il matto, il predicatore, il sovvertitore dell’ordine sociale che Chiara ha frequentato in segreto per alcuni mesi e che infine ha deciso di seguire. Ora sono insieme: Chiara si fa tagliare i capelli e indossa il saio come gesto simbolico dell’irrevocabilità della sua decisione di rinuncia al mondo.

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Chiara nacque probabilmente nel 1193, in un’epoca in cui Assisi attraversava una profonda instabilità politica a causa dello scontro tra impero e papato che coinvolgeva anche le neo-fondate istituzioni cittadine, i Comuni. Sullo sfondo c’era la cultura cortese cavalleresca, che dominava l’Europa. Il movimento, cominciato nella letteratura che cantava le gesta dei cavalieri e l’amor cortese, si era allineato con i valori cristiani: generosità, spirito d’abnegazione e sacrificio, fedeltà e rispetto del nemico.

Soprattutto, rispetto assoluto per la donna, che stava riacquistando una centralità perduta nei secoli precedenti. “Lo stesso Francesco nel segno dell’antica generosità cavalleresca della sua giovinezza, ora mutata di segno, sperava di potere riunire in un’unica fraternità uomini e donne annullando distinzioni sociali e culturali”, scriveva la storicaChiara Frugoni nel saggio Storia di Chiara e Francesco (Einaudi).

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La realtà, però, era ben lontana da quegli ideali. Altro che solidarietà e fratellanza: la società che conoscevano allora era divisa in classi in lotta per la supremazia, gli umili venivano schiacciati dai potenti e ci si ammazzava di continuo per conquistare terre e denaro. Difficile, per Chiara e Francesco, sopportarlo. Il loro obiettivo? Un mondo più giusto, maggiore equità sociale; volevano annullare le differenze ripartendo le risorse, in un’ottica di uguaglianza e parità anche tra i sessi.

Con la sua scelta Chiara deluse le aspettative dei parenti che avevano in serbo per lei nozze con un rampollo di famiglia altolocata. Per due volte cercarono di ricondurre la giovane con la forza tra le mura di casa, senza successo. Ortolana, la madre di Chiara, era molto devota: intraprese anche un pellegrinaggio a Roma e uno in Terrasanta, cosa pericolosa e rara per una donna a quell’epoca.

Perché allora tanta opposizione all’idea di una vita religiosa per la figlia? Nessun problema se avesse deciso di entrare in un convento di clausura. Allora, le donne di famiglia nobile potevano diventare “monache da coro” e in alcuni casi badesse, mentre quelle di umili origini sarebbero diventate “serviziali”: avrebbero cioè dovuto occuparsi di assistere le altre monache o di curare gli infermi. Chiara fece scandalo perché rifiutò la clausura e la divisione in classi. E soprattutto fu rivoluzionaria la sua scelta di condividere con Francesco la vita errante.

Come Francesco, anche Chiara ebbe difficoltà a far accettare all’establishment ecclesiastico la sua visione del monachesimo. Persino il cardinale Ugolino da Ostia, “amico” di Chiara e Francesco, sostenitore degli ordini minori, nonché futuro papa che la aiutò nella diffusione dei monasteri, cercò di inquadrare le “povere dame” entro le rigide norme della disciplina benedettina.

La sua idea era che si mantenessero grazie alle rendite dei terreni ricevuti in dotazione. Chiara aveva in mente un’altra immagine di convento. Ma solo negli ultimi anni mise nero su bianco la sua Regola. All’inizio si limitò a consigli affettuosi alle consorelle. Non ricorreva mai alla penitenza intesa come mortificazione del corpo, non usava il principio d’autorità e voleva un monastero aperto al mondo, pronto ad accogliere chiunque avesse bisogno. Però era inflessibile su alcuni principi come la povertà, l’umiltà e la carità, che dovevano essere messe alla prova quotidianamente, non in una vita ascetica.

Quando nel 1219 il cardinale Ugolino formulò le sue Costituzioni ispirate alla Regola benedettina, stravolse completamente il senso della scelta di Chiara. Il progetto di Ugolino sembra formulato per spegnere punto dopo punto le novità del programma di Francesco che Chiara aveva fatto proprio: niente povertà, niente lavoro manuale, ma separazione dal mondo esterno, preghiere, mortificazioni corporali, silenzio e, infine, rendite e dotazioni che permettessero a quelle carceri sante di funzionare. 

Non fu l’unico tentativo di soffocare la vitalità rivoluzionaria delle sorelle di San Damiano (la chiesa di Assisi dove Chiara si stabilì e visse per oltre quarant’anni). A più riprese, infatti, si tentò di fare accettare alla testarda Chiara la Regola benedettina. Ugolino stesso, diventato papa nel 1228 con il nome di Gregorio IX tornò alla carica più determinato che mai a imporre alle riottose sorelle la clausura, la proprietà e la netta separazione tra fratres e sorores.

Quando Tommaso da Celano (1190- 1265) fu incaricato dal pontefice di redigere per la seconda volta la Vita di Francesco, Chiara non venne nominata neanche una volta. Un’assenza rumorosa, da cui traspariva la volontà di annullare gli elementi del messaggio di Francesco in netta contraddizione con la corte papale. Messaggio che invece fu proprio Chiara a portare avanti con maggior energia e coerenza di quanto avessero fatto i francescani. In alcuni momenti dovette cedere e accettare almeno formalmente le regole ugoliniane. Ma riuscì a salvare sempre il privilegio più prezioso per lei: quello dell'”altissima povertà”.

Una vita quella di Santa Chiara dedita non solo alla povertà, anche di umiltà e voglia di sconfiggere pregiudizi che in quel periodo flagellavano le donne, quindi una monaca tutto sommato anticonformista che chiedeva parità fra i sessi, la sua regola che aveva aperto il monastero a tutti, ricchi e poveri, nobili e umili è stata una regola che poi venne cancellata da chi mente aperta non aveva, però il gesto di Santa Chiara era una precisa indicazione come doveva essere portato avanti il suo Ordine, così non fu e le porte dei monasteri di clausura furono serrati a chiunque.

Fonte: Focus

Foto dal web