Uomini e Donne dignità e classe femminile allo sbaraglio in Tv

Uomini e Donne dignità e classe femminile allo sbaraglio in Tv

Maria de Filippi conduce, dal 1996,  la trasmissione tv di ‘Uomini e Donne’, un programma parecchio seguita da moltissimi utenti, dove i personaggi femminili e maschili si mettono in vetrina per cercare una eventuale anima gemella, e fin qui nulla da eccepire se non che questo spettacolo è veramente una fiera della vanità, dove imperano gelosie e invidie, ripicche e discussioni, ma si sa in tv tutto fa spettacolo anche i difetti umani senza alcuna dignità nell’esporsi davanti ad una platea.

In questa trasmissione ne esce malconcia la figura femminile, una figura femminile, molto ben vestita e curatissima nell’aspetto nulla da eccepire in proposito, di una povertà interiore che fa meditare e riflettere, delle single, relativamente giovani e meno giovani, che pur di impossessarsi  di un uomo sono disposte a tutto, d’altra parte la pubblicità che ne conseguono parla chiaro.

Da un articolo diVittorio Bonacci, in Le regole del Viaggiatore, del 1 febbraio 2015:  ‘La donna moderna va oltre a questi stereotipi che lasciano il tempo che trovano, è una donna impegnata nella famiglia, nel sociale, nel lavoro con una sua dignità personale e una classe che non si mettono in discussione, donne che entrano nel gioco della vita con serietà e determinazione, con riserbo della propria vita privata e di coppia o anche single, lo squallore che si vede in continuazione nel programma della De Filippi non è da etichettarsi alle donne consapevoli di se stesse né della loro funzione nella società, e non saranno una Gemma o una Tina diventare un simbolo.

 E’ ormai un dato acquisito che nella seconda metà del secolo scorso è avvenuto, nell’emisfero occidentale, un mutamento della condizione femminile di notevole portata che ha interessato non soltanto il costume, ma anche l’immagine che le donne hanno di se stesse. L’emancipazione della donna nei confronti di una società che nel passato imponeva non solo ruoli e funzioni  ben determinati, ma addirittura un’identità, una coscienza, un destino, trova le sue radici remote nella rivoluzione francese e quindi negli ideali egalitari e democratici che a partire da quell’evento si diffondono, quasi come un nuovo vangelo, per tutta l’Europa. Progressivamente la società cerca un nuovo fondamento non più nell’autorità del “padre”, della tradizione, ma negli originali “diritti dell’uomo” che sono in realtà i diritti della soggettività individuale e che si  concretizzano nelle varie “libertà”.

In questa ottica il processo di emancipazione  femminile non è solo un mutamento circoscritto  di genere  , ma esso si configura come   un evento culturale di più ampia portata. Esso si realizza come distacco della coscienza  soggettiva nei confronti di tutto il  complesso di valori, tradizioni, convenzioni, modelli di comportamento,  ricevuti dal passato e concretizzati in una cultura  secolare. L’interpretazione culturale di questo processo affonda le sue radici nel razionalismo illuminista, inteso come audacia di servirsi della propria ragione. La  prospettiva illuminista, infatti,  ha un grande “ mito”, quello della natura che insieme alla ragione si contrappone al vecchiume delle convenzioni tradizionali. L’affermazione della soggettività e della libertà della persona avviene nella forma della rivendicazione dei diritti dell’individuo e della passione coraggiosa che si libera delle convenzioni sociali. Lo  sradicamento progressivo della società  contemporanea dalle sue tradizioni si realizza per effetto  dell’azione di fattori strutturali che operano al di là di ogni consapevole  deliberazione,  ma anche e soprattutto ad opera  della critica, di matrice illuministica,  dei dogmi dei tabù del passato

In particolare lo status della donna nella società e nella famiglia oggi  è in crescente trasformazione  come effetto del continuo cambiamento che attraversa la società globale. Oggi la donna dispone degli strumenti  validi per la sua emancipazione che sono il lavoro extradomestico   e l’istruzione A tutto ciò si collega la riduzione della funzione materna nei suoi aspetti procreativi. Anzi è la costituzione della famiglia che tende  sempre di più a rimodularsi con  il numero dei figli  sempre più ridotto e  controllato. La funzione materna tende a ristrutturarsi non solo nei suoi aspetti procreativi, ma anche sul piano educativo. Infatti nel processo formativo e  di socializzazione  del bambino molte e diverse sono le “presenze” extra familiari: la scuola, il gruppo dei pari, i mass-media, il web. Tale processo di cambiamento incrocia  la complessa  problematica  sociale della regolazione delle nascite e della  maternità responsabile che oggi, da una parte,  si pone come  conseguenza della promozione della donna  (intesa come maggiore opportunità e capacità di libere  scelte). Ma  si configura anche   come causa  della promozione della donna stessa, in quanto la trasformazione  della sua   funzione materna e procreativa  consente e favorisce   più opportunità di presenza e di impegno nel  mondo del lavoro, nella politica e, più in generale, nella società civile.’.

Il programma ‘Uomini e Donne’, certamente non è un esempio di emancipazione femminile, è un esempio che alcune donne dell’emancipazione ne hanno fatto un’arma per rompere determinate regole che hanno fondamento su valori imprescindibili di dignità, orgoglio, riservatezza che sono l’armonia e la ricchezza di una donna veramente di classe sia essa operaia o principessa.

Fonte: Leregoledelviaggiatore