Backdoors – Love don´t come easy racconto breve di Fabio Pinna

Backdoors – Love don´t come easy racconto breve di Fabio Pinna. Ciò che distingue Fabio Penna è ‘amore sviscerato delle parole trascritte per trasmettere emozioni che arrivano drettamente al cuo come questo breve racconto.

Backdoors – Love don´t come easy racconto breve di Fabio Pinna

Aspetto che il liquido giallastro scivoli giú. Lei trema, dalle labbra fino alla punta dei capelli. La parola indietro. Dimmi cosa vedi quando la dico. Siamo vite povere e misere finché non incontriamo qualcuno che ci solleva dalla polvere e ci dice che gli occhi nostri splendono, in fondo, di luce propria e che niente e nessuno ci puó togliere il nostro mondo, la nostra vita. La nostra vita. Diavolo d´un whiskey. Io se dici indietro vedo solo le cose belle che son riuscito a essere a intermittenza. Una specie di fiore mai sbocciato davvero, un bruco e metá farfalla. Una prigionia dentro una libertá. Una lotta infinita. Lei trema, il collo flette, lo smalto sulle unghie soffre sotto l´acqua dei piatti, i fianchi si ritirano come una foglia d´autunno a terra.

Ci son volte che finisci una cosa a metá e non sai come la ritroverai. Volte in cui dici buonanotte e non sai che tono userai per il buongiorno, o cose anche meno stupide. Come: mi ama ancora? La amo ancora? Vorrá ancora farmi vedere i miei figli? Pensa ancora che son un buon padre? Succedono certe cose che scavano un solco profondo e dividono i campi. Cose che dovrebbero essere leggere ma non lo sono, che dovrebbero passare ma non passano.

Ci nascondiamo dietro le responsabilitá, diciamo che le ore sono solo 24, avalliamo l´ipotesi della crisi, ipotechiamo i sogni perché troppo arditi. Cresciamo e invecchiamo. Finiamo per essere altri, per non controllare se siamo sempre all´altezza, per finire risucchiati dall´abitudine dei gesti e della retorica. E il cuore ti diventa pesante. Quella vita che niente e nessuno poteva toglierti te la sei tolto da te, le persone che dovevi avvicinare le hai allontanate, le persone che dovevi proteggere le hai perse di vista, le persone che dovevi curare le hai ferite. Lo spiraglio, una goccia, una folata, un ritaglio, un pezzo di veritá, di felicitá. Di famiglia. E torni a credere di poter arrivare fino in fondo, senti le energie animarti le ossa, ti senti un po´meno borderline sembra che puoi tutto anche se non ambisci a quel tutto. Basterebbe un post it indelebile d´ amore sul frigo, una casa bella calda e pulita, qualcuno che giri con la tua maglietta, i passi di chi torna. Conosci lei.

Da piccolo giocavo con le macchinette Bburago e le Mattel. Ricordo i sorpassi, il traffico, gli scontri, la vernice che saltava, vedevano acqua e polvere per poi tornare lucidate sulla mensola. Strano come certe cose ritornino, noi, nel traffico a tentare di sorpassarci, tra fango e neve, tra cielo e inferno a farci diversi, a capirsi di meno, a dire di aver giá capito tutto dell´altro e interrompere la scoperta desolati. Traballiamo, tra le mani della vita, a te la mancata serenitá scrosta lo smalto a me le pareti del cuore. Nell´immaginario si spera di tornare lucidi sulla mensola, come se nulla fosse stato a brillare coi propri colori.

Sono al settimo bicchiere. Quando non ho la forza di affrontare la realtá il bicchiere mi sorregge. Stride la spugna sui piatti sgrassati. Lei é una vita intera, lei é il motivo di una vita. Ondeggia come se fosse una chioma di una qualsiasi conifera strappata dal vento. C´é un film mentale che le scorre davanti agli occhi bagnati e il regista é stato crudele. Si curva come per sparire, per non sentire. Siamo bombe ad orologeria e nasciamo dissinescate finché qualcuno o qualcosa, la scintilla la parola le spalle girate rimettono in moto il meccanismo. Siamo difficili, e piangiamo coi figli a letto pensando al loro futuro, siamo spaventati e non sappiamo né come né a chi dirlo. Non importa chi ha sbagliato importa l´ancora. Che sia ancora una volta. Che sia ancora perché non ci sono vite perfette e abbiamo bisogno di prenderci difettosi e accettarci anche quando non siamo all´altezza. Solo cosí si cresce. Insieme. Chi butta la spugna fará altri mille tentativi senza mai crescere, completarsi.

Ancora. Vorrei dirti. E dato che sei inaccessibile useró la porta di servizio. Una backdoor del cuore. Mi alzo dalla sedia svuoto il bicchiere nel lavandino, getto la bottiglia nella pattumiera. Si aggiusta i capelli, ha quasi finito. La casa é come sempre perfetta, il disordine é dentro. Nasciamo con la tendenza a evitare le scuse, a non pensare troppo aldilá, a dimenticare le ferite, con la tendenza a non ricordarci le cose belle che siamo. Prendo un vecchio nastro tra i miei ricordi musicali dei ´90. Play. Fallo anche tu.

Le pareti assorbono il rumore, noi assorbiamo il senso delle parole. Le prendo i fianchi. Cerca di scappare per un attimo.

– Lasciami!

La guardo: anche cosí distrutta é la persona piú bella che ho mai sperato di avere al mio fianco.

-Ti ho detto di…

La avvicino a me. Si tranquilizza. I cuori impazzano. Non eravamo cosí vicini da troppo tempo. Ci sarebbero tante cose da dire. Mi esce solo:

– Ancora.

Silenzio. Le lacrime solcano le guance. Le mie. Le sue. E´un mare condiviso. Le sollevo il viso. Qualcosa é rimasto. Qui, noi. Poggia la mano sopra il cuore. Come per sentire. E dice:

– Ancora

FABIO PINNA

Fonte: leggereacolori

Foto di Norexy_art da Pixabay