Bonét piemontese ricetta tradizionale originale. Questo dolce al cucchiaio del Piemonte, specialmente nella Langhe è una abitudine di fine cena, non si finisce mai se non prima di assaggiare questo delizioso budino al cioccolato, uova, latte, zucchero e amaretti secchi, una ricetta molto antica e tradizionale che ancor oggi è buona abitudine conservare.
Specchio della cucina regionale di queste zone diversamente astemie, dove non ci si accontenta di un semplice budino ma lo si nobilita con il rum e gli amaretti.
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Ingredienti per 4-6 budini:
- 125 ml di latte
- 2 uova
- 100 g + 60 g di zucchero
- 20 g di cacao amaro
- 2 cucchiai di liquore all’amaretto (in alternativa: rum o caffè)
- 1 tazzina di caffè ristretto 25 g di amaretti più un po’ per decorare
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Preparazione:
- Imburrate 6 piccoli stampini in alluminio (o in silicone).
- Scaldate una piccola casseruola con 100 g di zucchero e 2 cucchiai d’acqua. Fate caramellare fino ottenere una salsa dal color ambrato. Suddividete il caramello che avete ottenuto negli stampini.
- A parte intiepidite il latte e frullate gli amaretti assieme al cacao fino ottenere una polvere fine.
- Sgusciate le uova in una ciotola e sbattetele assieme a 60 g di zucchero con le fruste.
- Aggiungete la polvere di cacao ed amaretti, il liquore, il caffè ristretto e mescolate bene il tutto. Per ultimo, aggiungete il latte caldo a filo.
- Suddividete il liquido negli stampini. Riponeteli in una teglia dai bordi alti e riempitela per metà d’acqua.
- Scaldate il forno a 180°C, infornate e cuocete i Bonet a bagnomaria per almeno 30 – 40 minuti.
- Quando la superficie si sarà solidificata, sfornate i Bonet e sformateli sui piattini da portata. Decorateli con amaretti interi, lasciateli leggermente intiepidire e servite.
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Curiosità: ma cosa significa “bonèt” o “bunèt”? In molti si sono dibattuti sull’origine di questo nome così particolare e, ancora oggi, non c’è un’interpretazione certa. Secondo il vocabolario Piemontese/Italiano di Vittorio di S. Albino del 1859, il termine piemontese “bonèt” sta a indicare uno specifico cappello o berretto tondeggiante, che ricorda nella forma lo stampo a tronco di cono basso in cui veniva cucinato il budino.
Questo stampo di rame veniva chiamato, appunto, bonèt ëd cusin-a, ovvero “cappello da cucina” o “berretto del cuoco”. Ma non è l’unica interpretazione: infatti, c’è chi pensa che il richiamo al cappello non derivi dalla forma del dolce, quanto piuttosto al fatto che venisse servito come fine pasto – quindi, come “cappello” a tutto ciò che si era mangiato – perché, all’epoca, era l’ultimo capo d’abbigliamento indossato prima di uscire di casa o da un locale.
Fonte: Ricette della nonna
Foto di Ricette Bimby